«Nella palafitta cenavano con una minestra di farro e orzo, seguiva un secondo sostanzioso di selvaggina, perlopiù carne di cinghiale e cervo. Gustose mele selvatiche, fragole di bosco e more completavano il pasto. Prima di coricarsi tutti si pulivano i denti masticando pece di betulla. Ciò accadeva nel Neolitico, circa seimila anni or sono».
Roberto Micheli, archeologo della Sovrintendenza regionale che sta dirigendo la quarta campagna di scavi al Palù, ha potuto raccontare questa scena ai numerosi visitatori intervenuti alle giornate dello “Scavo aperto”, organizzate dalla Sovrintendenza assieme all’associazione Lis Aganis, Ecomuseo regionale delle Dolomiti Friulane.
Il cantiere coordinato dall’archeologo Nicola De Gasperi della società Cora di Trento, impegna da giorni, giovani archeologi e vari volontari del Grapo di Polcenigo, il locale gruppo arcghoelogico.
Il Palù, ora sorvegliato dalle forze dell’ordine, continua a restituire reperti del Tardo Neolitico (3.800 – 3.600 Avanti Cristo). Ossa di animali, selci, punte di freccia; preziosa, una piccola ascia in sasso che sarà attentamente esaminata, assieme alle pintadere (ceramiche o terracotte circolari) per segnare di simboli tribali pelle e vesti di lino. Le ricerche attuali nell’area palafitticola del Palù seguono quelle del 2013, 2016 e 2018, sempre sotto la direzione dall’archeologo Micheli. L’ultimo scavo, come gli altri, avviene con gli archeologi della Cora di Trento e i volontari del Grapo. Tutti, con l’aiuto di queste belle giornate di sole, si aspettano di superare i numerosi ritrovamenti di due anni orsono, quando le sorprese sembravano non dover finire mai.
Stavolta lo scavo si è allargato, con una nuova zona di ricerca sul lato est per altri dodici metri quadrati, portando l’area interessata a 48 metri quadrati, dai 36 iniziali. Dalla nuova zona stanno emergendo significative testimonianze del Neolitico al vaglio della Sovrintendenza regionale. La campagna di scavi rischia però di rimanere limitata, viste le sue potenzialità. Per approfondire ulteriormente le indagini archeologiche, dovrebbe essere finanziata da tutti i Comuni pedemontani.
Autore: Sigfrido Cescut
Fonte: www.messaggeroveneto.gelocal.it, 20 set 2020