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CANEVA, G., The Colosseum’s use and state of abandonment as analysed through its flora. International Biodeterioration and Biodegradation, 412, 708 – 712, (2003).

Nel diciassettesimo secolo Roma era una città più fredda e umida di oggi.

La storia del Colosseo è conservata nelle piante che crescono al suo interno: lo mostra uno studio di ricercatori dell’Università di Roma “RomaTre”, che hanno analizzato la vegetazione degli ultimi 350 anni, ricostruendo le vicende del monumento che in questo periodo di tempo è passato da rovina abbandonata ad attrazione turistica. Le piante testimoniano anche la trasformazione di Roma in una metropoli e i cambiamenti climatici della città.

Costruito nel primo secolo dopo Cristo, il Colosseo ha ospitato i combattimenti dei gladiatori fino al sesto secolo. Nel 1643, quando il medico italiano Domenico Panaroli compilò il primo inventario delle piante, era pieno di gente che ci viveva e lavorava, e fungeva anche da rifugio ai ladri.

Sotto Napoleone, nel 1810, cominciarono i lavori per ripulire l’anfiteatro. La flora del Colosseo venne censita per tre volte nel diciannovesimo secolo, e un’altra volta nel 1951. I ricercatori, guidati da Giulia Caneva, lo hanno fatto ancora nel 2001.

Tanta ricchezza di dati per un singolo sito è senza dubbio più unica che rara. La lista comprende 684 specie, con un picco di 420 nel 1855 e un calo fino a 242 ai nostri giorni. Circa 200 di queste sono state presenti per tutto il lungo periodo di tempo.

Il registro delle piante rivela uno spostamento verso specie che preferiscono un clima più caldo e secco. “In parte – spiega Caneva – si spiega con la crescita di Roma: una volta il Colosseo era ai margini della città, ora è in centro”. Ma il dato rispecchia anche il mutamento di clima attraverso i secoli. Trecento anni fa Roma era decisamente più fredda e umida.
Fonte: Le Scienze 06/03/03
Autore: Redazione
Cronologia: Arch. Romana

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