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CAGLIARI: Ruspe sulla necropoli punica.

Ancora una manifestazione di protesta per dire «no» alla cementificazione di Tuvixeddu. Ma questa volta il tunnel inutile, quello che dovrebbe congiungere via Cadello con via Is Maglias, non c’entra. Il dito è puntato su una palazzina in costruzione in viale Sant’Avendrace nuova colata di cemento che mette a rischio la preziosità archeologica della zona.

A lanciare l’allarme è la federazione dei Verdi di Cagliari, che insieme all’associazione ambientalista Amici di Sardegna e al comitato Tuvixeddu vive, chiede il rispetto dell’intera area.
Racconta Roberto Copparoni, presidente di Amici di Sardegna «Tre mesi fa, quando cominciarono i lavori di costruzione della palazzina, dove dovrebbero sorgere appartamenti e locali commerciali, ci mostrammo subito perplessi, ma nessuno ci diede ascolto. L’altro ieri però s’è verifi-cato un fattaccio che dovrebbe far riflettere».

Durante i lavori con la macchina scavatrice è stata smantellata una tomba, non si sa ancora se punica o romana. «Preoccupati—continua Copparoni — abbiamo avvertito la Soprintendenza ai beni archeologici, che ci ha voluto rassicurare la situazione, ha detto, è sotto controllo».

Tuttavia gli ambientalisti non ne sono troppo convinti «Se questo è il controllo — dice Copparoni, guardando dritto al cantiere della palazzina — dovremmo cambiar paese. La verità è una sola qui davanti sorgerà un palazzo con tombe a vista».

L’ennesima beffa per gli ambientalisti, ma anche per i tanti residenti del rione e gli amanti della città, da tempo impegnati a chiedere che la zona archeologica di Tuvixeddu diventi parte del patrimonio Unesco.
«Ma qualcuno evidentemente non lo vuole — attacca ancora Roberto Copparoni — pensando sia meglio lasciare le cose come stanno, in modo che sia facile rilasciare licenze edilizie. D’altronde questa è anche la filosofia che ha portato a limitare enormemente i confini del parco archeologico».
D’accordo con lui è Sergio Belfiori, rappresentante dei Verdi, che ricorda come in materia la legge sia piuttosto rigida «Prevede — dice — il divieto di costruzione a meno di duecento metri dai siti archeologici. Solo in situazioni particolari si può derogare, ma questo non ci sembra proprio il caso».

Nasce dunque spontanea la domanda perché si continua per questa strada. A chi giova tutto questo «Siamo l’unica città d’Italia — fa sapere Copparoni — che non valorizza i suoi tesori archeologici. Quando si parla di Santa Gilla i ragazzi pensano alla Città mercato, e non sanno nulla invece dell’antica Santa Igia».
Da qui l’invito all’amministrazione che verrà a «fermarsi per riflettere su quello che può essere lo sviluppo urbanistico di Cagliari». Una città che, dicono con amarezza gli ambientalisti, sta perdendo la sua storia.

 


Cronologia: Arch. Italica

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