L’area è stata individuata grazie a una missione archeologica dell’Università di Bologna: sono pochissimi i casi noti di contesti analoghi nel Mediterraneo centrale, fino a oggi concentrati per lo più in Sicilia e Nord Africa. Si stanno portando alla luce alcune fornaci adibite alla produzione di ceramica vascolare in età punica.
Una missione archeologica guidata dall’Università di Bologna, nell’ambito di un ampio programma di ricerche pluriennali della cattedra di Archeologia fenicio-punica sulla città di Tharros (Cabras – Penisola del Sinis – Oristano) e sul suo suburbio, ha individuato e sta riportando alla luce un quartiere artigianale risalente a un periodo presumibilmente compreso tra il VI e il IV secolo a.C. Il lavoro di ricognizione e scavo, realizzato in Concessione ministeriale con la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, ha evidenziato alcune fornaci nella zona dell’istmo “Sa Codriola”, presso il promontorio di Capo San Marco.
“Si tratta di una scoperta molto importante, dal momento che sono piuttosto rari i casi noti di veri e propri quartieri produttivi, analoghi a quello tharrense, nel Mediterraneo punico, a oggi concentrati per lo più in Sicilia e Nord Africa”, spiega Anna Chiara Fariselli, professoressa al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna che dirige la campagna di scavi. “Tharros è stato un importante centro nel quadro della geopolitica di Cartagine nel Mediterraneo centrale, e specialmente tra il VI e il IV secolo a.C. si ipotizza vi fosse una produzione ampia e organizzata di diverse manifatture”.
La scoperta è stata preceduta da una serie di ricognizioni sul campo, corredate da analisi geofisiche con georadar e magnetometro, che la missione archeologica dell’Alma Mater ha realizzato fra il 2016 e il 2018. Analizzando i dati ottenuti, si sono individuate concentrazioni di materiali ceramici e una serie di anomalie da cui è nata l’ipotesi che in quei contesti si fossero verificate forti combustioni.
“Fino ad oggi, all’interno dell’area archeologica urbana e nella necropoli corrispondente, ci siamo sempre trovati di fronte a contesti rimaneggiati”, dice Fariselli. “Questa nuova area è invece una zona sigillata, nella quale si percepiscono modifiche strutturali in antico, legate al miglioramento delle funzionalità delle fornaci”.
Nell’antica Tharros è stata da tempo ipotizzata la realizzazione di sigilli a scarabeo in diaspro, ma è possibile che l’importante porto punico fosse anche un centro di produzione di gioielli e piccolo artigianato in osso e terracotta, oltre a prodotti di uso più corrente.
“Come materiale dominante della filiera produttiva delle fornaci, anche grazie al rinvenimento di scarti di lavorazione, abbiamo individuato soprattutto anfore da trasporto”, aggiunge Fariselli. “Un elemento che conferma l’esistenza a Tharros di un’attività manifatturiera e commerciale su vasta scala”.
Fonte: www.magazine.unibo.it, 1 giu 2022