Il Comune di Topolovgrad ha annunciato una straordinaria scoperta archeologica avvenuta in questi giorni durante gli scavi presso la tomba di un guerriero tracio di cultura romana nel villaggio di Kapitan Petko Voyvoda, nei pressi di Topolovgrad.
Topolovgrad è una cittadina bulgara di circa 16mila abitanti, situata nel distretto di Haskovo. Sorge nel Sud del Paese, a 300 metri circa sul livello del mare.
Durante i lavori, sono stati rinvenuti oggetti archeologici unici e di inestimabile valore, tra cui gioielli d’oro e diverse armi.
Tra i ritrovamenti figurano una corazza, una collana d’oro, un diadema d’oro, un anello d’oro, un coltello decorato con elementi d’oro e pietre semipreziose. Inoltre, è stato scoperto un cavallo con finimenti preziosi sepolto accanto al corpo umano.
Tra armi e oggetti, sono stati portati alla luce una spada e diversi tipi di coltelli e lance.
La sepoltura del cavallo e la presenza di un diadema lascerebbero intendere che egli potesse appartenere a un stirpe locale che si alleò con i Romani, proprio nel I secolo d. C.
Gli archeologi, sotto la guida di Daniela Agre, hanno dichiarato che alcuni dei reperti rinvenuti non hanno pari tra quelli mai scoperti in Bulgaria e rappresentano un patrimonio di valore non solo per il paese, ma per tutta l’Europa.
Il guerriero tracio, secondo quanto affermano gli archeologi bulgari, faceva parte delle truppe romane.
Particolarmente interessante è l’impugnatura del coltello da caccia, decorata con pietre preziose e una fascia d’oro raffigurante cani da caccia, un dettaglio che aggiunge ulteriore valore al reperto.
Entro la fine della settimana, gli ornamenti d’oro saranno esposti al pubblico nel museo di Topolovgrad, dove è già in allestimento una sala speciale per custodirli e garantirne la sicurezza. Nel frattempo, il sito di scavo sarà sorvegliato 24 ore su 24 dalla polizia.
I guerrieri traci erano rinomati nel mondo classico come peltasti, soldati di fanteria leggera noti per i loro scudi a forma di mezzaluna chiamati pelte, realizzati in vimini e ricoperti di pelle di capra o pecora. Oltre agli scudi, i peltasti erano equipaggiati con coltelli, spade o lance di vario tipo, che conferivano loro una grande flessibilità nelle formazioni di combattimento.
I resti del principe guerriero dovrebbero essere analizzati accuratamente per stabilirne l’etnia di origine. Oggi, con l’esame delle sostanze minerali contenute nei denti, è persino possibile stabilire se un soggetto sia nato e sia cresciuto in un dato luogo o se sia giunto da lontano.
Al momento non è noto cosa induca gli archeologi bulgari a ritenere che l’uomo militasse in un’unità militare ausiliaria romana. Una presentazione delle scoperte e nuovi particolari potranno emergere durante l’esposizione dei reperti.
L’invasione romana e la fondazione della provincia della Tracia
Nel 188 a.C., i Romani invasero la Tracia, dando inizio a una lunga guerra di conquista che si concluse solo nel 46 d.C. con il totale controllo della regione. In quell’anno, Roma fondò ufficialmente la provincia della Tracia.
Il primo popolo a lasciare segni permanenti e un’importante eredità culturale in tutta la regione balcanica furono i Traci. La loro origine è ancora avvolta nel mistero. Si ritiene comunemente che una popolazione proto-tracia sia emersa dalla fusione tra popolazioni indigene e gruppi indoeuropei, avvenuta durante l’espansione indoeuropea nell’Età del Bronzo, quando questi ultimi prevalsero sulle popolazioni locali intorno al 1500 a.C.
Gli artigiani traci assimilarono le tecniche manifatturiere delle civiltà indigene che li avevano preceduti, in particolare nell’arte della lavorazione dell’oro. Successivamente la popolaione tracia si fuse con elementi romani o con coloni, di cultura romana, provenienti di altre parti dell’Impero.
Nel IV secolo d.C., i Traci avevano sviluppato un’identità etnica composita: si erano convertiti al cristianesimo, ma conservavano ancora alcuni dei loro antichi rituali pagani.
I traco-romani emersero come il gruppo etnico dominante nella regione e tra le loro fila si distinsero numerosi comandanti militari e persino imperatori come Galerio e Costantino I. I centri urbani si svilupparono rapidamente, specialmente nelle aree intorno all’odierna Sofia, grazie all’abbondanza di risorse idriche. L’afflusso di immigrati da tutte le parti dell’Impero arricchì ulteriormente il panorama culturale locale, come dimostrano i templi dedicati a Osiride e Iside trovati lungo la costa bulgara del Mar Nero.
Verso la fine del III secolo d.C., l’imperatore Diocleziano divise la Tracia in quattro province più piccole per una migliore amministrazione.
Durante il IV secolo d.C., un gruppo di Goti si stabilì nella Bulgaria settentrionale, nella zona di Nicopolis ad Istrum. Qui, il vescovo goto Ulfila tradusse la Bibbia dal greco al gotico, creando il primo alfabeto gotico. Questo fu il primo libro scritto in una lingua germanica, guadagnando a Ulfila il titolo di “padre della letteratura germanica” da almeno uno storico.
A causa della natura rurale della popolazione locale, il controllo romano rimase debole e fu ulteriormente minacciato nel V secolo dagli Unni di Attila, che attaccarono e saccheggiarono numerosi insediamenti romani in Bulgaria.
Alla fine del VI secolo, gli Avari iniziarono a organizzare incursioni regolari nella Bulgaria settentrionale, un preludio all’arrivo in massa degli Slavi.
Durante il VI secolo, la cultura greco-romana tradizionale rimaneva influente, ma la filosofia e la cultura cristiana stavano diventando predominanti, iniziando a sostituire la cultura precedente.
A partire dal VII secolo, il greco divenne la lingua predominante nelle strutture amministrative, ecclesiastiche e sociali dell’impero romano d’Oriente, sostituendo definitivamente il latino.
Fonte: www.stilearte.it 24 ago 2024