… Gli scavi sono stati finanziati dal Comune di Budoia e dal Gruppo Archeologico Polcenigo (Gr.A.Po.) e condotti a fine estate dalla ditta Semper, con il coordinamento di Gianfranco Valle, grazie al supporto logistico del Gr.A.Po. e sotto la direzione scientifica di Roberto Micheli. Ulteriori indagini di verifica di quanto messo in luce in precedenza sono previste per l’anno prossimo, tra cui il completamento della prospezione geofisica del sito, finanziata dall’Ecomuseo Lis Aganis.
Il sito, già noto dagli anni ’60 per la presenza di materiale di epoca romana, nel 2018 era stato oggetto di sondaggi di verifica per motivi di tutela archeologica, che hanno confermato come l’area sia effettivamente occupata da un sito archeologico esteso, con strutture murarie a livello di fondazione. A seguito di questi sondaggi, si è deciso di allargare l’indagine in due punti identificati come di particolare interesse.
Questi approfondimenti hanno messo in luce alcune murature di un certo pregio pertinenti a due ambienti che, a una prima osservazione, risultano indipendenti uno dall’altro. Tutta l’area oggetto della ricerca risulta, inoltre, delimitata da un dosso realizzato con pietrame, che costituirebbe una sorta di recinzione con possibile valore difensivo. Definito inizialmente come un’unica villa rustica romana, il sito, quindi, a seguito delle evidenze emerse, potrebbe essere suscettibile di diversa interpretazione.
I materiali rinvenuti, pur non essendo abbondanti, sono di particolare rilevanza per indicare la presenza di più fasi edilizie lungo un ampio arco cronologico di frequentazione dell’area, identificabile fra I e III/IV sec. d.C. Di particolare interesse risulta, in questa ultima campagna, il rinvenimento di parte di una statua di dimensioni minori del vero: una testa femminile, di buona resa stilistica, probabilmente di carattere votivo, che sarà oggetto di studio e approfondimento.
Fra i materiali ritrovati negli anni precedenti nel corso di raccolte di superficie si segnalano diversi frammenti ceramici e di anfore, tessere di mosaico, alcune monete e in particolare due tegole che conservano sulla superficie una impronta di volpe e una di cane.
Fonte: www.ilfriuli.it, 20 nov 2019