“La chiesa dimenticata”: questa frase sembrerebbe calzare a pennello per definire la chiesa rupestre di San Nicola presso Buccheri.
Modestissime sono le notizie storiche in merito al monumento; ne fa citazione lo storico V. Amico che ricorda le pareti coperte da affreschi in stile greco. Altre sparute citazioni le troviamo nel “dizionario illustrato della Sicilia” di Biagio Pace, ed in “Arte e civiltà” di F. Pappalardo.
Niente comunque che faccia luce sulle origini della chiesa o che chiarisca l’entità di chi la edificò; oppure, forse, è meglio dire di chi la scavò proprio in quel costone calcareo.
La chiesa è, infatti, ricavata entro una piccola caverna naturale ampliata opportunamente a suon di scalpello. Grazie ad Aldo Messina con il suo importante lavoro “Chiese rupestri del Siracusano” è possibile delucidare almeno l’aspetto architettonico.
La chiesa era costituita da due piccoli ambienti e da un presumibile vestibolo oramai crollato. Nell’ambiente di sinistra veniva professato il culto, mentre sulla destra vi sono i resti di un’abside semicircolare completa del sedile per i ministri del culto comunemente detto “subellium”.
La chiesa venne attribuita a San Nicola perché lo studioso Guarrella, riferì di aver letto l’epigrafe “NICOLAS” in un pannello affrescato sulla sinistra della nicchia grande. L’iscrizione è oramai invisibile; tuttavia, il Messina conferma che l’iconografia degli affreschi potrebbe essere appropriata al culto di San Nicola e quindi non nega questa attribuzione.
Delle decorazioni pittoriche rimangono invece ben poche testimonianze. Messina dice di aver distinto nel nicchione dell’abside, tra i tasselli multicolori degli intonaci, un puttino con le braccia aperte, oltre che a delle figure maschili con barba e il mitra in testa e la figura della Vergine.
Al di là di questo, vediamo come si può arrivare alla chiesa.
Si percorra la strada che s’insinua verso la Pineta e girare sulla strada a destra subito dopo i resti dell’acquedotto. Una segnalazione turistica posta ai bordi della strada indicherà quando salire sul costone. La chiesa si trova in località “le croci”, posta a mezza costa ed è ben mimetizzata sotto uno spesso strato di rovi.
Non ci si faccia intimidire dalla spine, utilizzare un bastone per aprirsi un varco.
Non si dimentichi di portare con sè anche una torcia elettrica e la macchina fotografica, magari si potrà riuscire a scorgere le decorazioni pittoriche di cui parla il Messina.
Appena dentro, si è catturati immediatamente dalla bellezza intrinseca del luogo, benché in totale stato di abbandono. I tre pilastri di roccia che si parano davanti agli occhi scandivano un tempo lo spazio interno, mentre, la miriade di fosse sul pavimento servivano come fonti battesimali.
Per chi non volesse invece rischiare di girare a vuoto lungo la costa per ore, imposti pure il GPS sulle coordinate:
Latitudine 37 8 28,1582N – Longitudine 14 51 2,8987E – Map Datum: WGS84, è lì che si trova l’ingresso alla grotta.
Mail: gaetano.belverde@email.it
Autore: Gaetano Belverde
Cronologia: Arch. Medievale