Spunta dal santuario di Breno una placchetta votiva del V secolo a. C. che rappresenta una divinità indigena femminile legata al fiume Oglio.
Dal remoto passato lombardo riemerge una lamina in bronzo che riproduce una divinità che tutelava le acque. Siamo a Breno, in provincia di Brescia, in quella Val Camonica giustamente celebre per le incisioni rupestri che si sono susseguite per millenni, dalla fine della glaciazione di Wurm fino alla conquista romana del I sec. a. C.. Il reperto risale ad almeno 2500 anni fa e precede di cinque secoli la costruzione presso l’Oglio di un tempio dedicato alla dea romana Minerva, in veste di protettrice delle fonti.
Il pendaglio cesellato testimonia quindi la stratificazione culturale verificatasi tra i Camuni. Sotto l’influenza romana cambiavano magari i nomi e le forme rappresentative degli Dei, ma non il loro più profondo significato. Al reperto è stato dedicato il nuovo libro “La dea sconosciuta e la barca solare”, a cura di Filli Rossi, della Soprintendenza per i Beni Archeologici.
UN FILO MILLENARIO
La pubblicazione rientra nelle numerose iniziative contemplate dall’Accordo di Programma che l’Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia ha siglato pochi mesi fa, il 9 febbraio 2005, con la Provincia di Brescia, i vari comuni della zona e il Ministero dei Beni Culturali. Accordo materializzatosi in un contributo regionale di oltre 8 milioni di euro per la valorizzazione del patrimonio storico della valle: dal Parco delle Incisioni Rupestri di Capo di Ponte all’anfiteatro romano di Cividate Camuno, che non ha nulla da invidiare a quelli della Magna Grecia.
Alla presentazione del volume sulla lamina di Breno erano presenti varie autorità, tra cui l’assessore regionale Ettore A. Albertoni, che ha così commentato: “Il sostegno della Regione alle iniziative archeologiche in Val Camonica, unito alla valorizzazione turistica e museale del patrimonio già consolidato, si inquadra nelle linee d’azione che hanno caratterizzato la legislatura regionale 2000-2005 e che confermiamo appieno per l’attuale mandato, rinnovatoci fino al 2010. L’essenziale è non limitarsi a vedere la cultura come semplice consolazione dell’animo, o peggio come qualcosa di noioso o polveroso. La cultura, al contrario fa decollare lo sviluppo economico attraverso il turismo, e va intesa anche come qualcosa che deve appassionare e divertire. Il tutto mantenendo un occhio di riguardo per le nostre radici più antiche e per il paesaggio, che è stato riconosciuto esso stesso un bene culturale”.
FILOSOFIA VINCENTE
Questa filosofia vincente è stata confermata anche dall’Assessore al Turismo della Provincia di Brescia, il leghista Riccardo Minini: “Quello che promettiamo facciamo. E ciò è particolarmente sentito in campo culturale e archeologico. Gli scavi di Breno, da cui è emersa la lamina di bronzo, il Museo di Cividate Camuno e tante altre iniziative della zona stanno a testimoniare il nostro impegno sul campo. Qui in Val Camonica c’è ancora molto da scoprire, ma le conoscenza e i reperti già acquisiti sono comunque imponenti. Per valorizzarle e promuoverle è necessario oggi più che mai che comuni, Provincia e Regione facciano squadra con lo strumento dell’accordo di programma. Ricordo infine che se esiste un bene che è prettamente territoriale, è proprio la cultura espressa e tramandata fino a noi in un determinato luogo”.
L’ACQUA, BENE DIVINO
La storia dei Camuni si snoda, come ovunque, all’insegna dell’acqua, irrinunciabile sorgente di vita. Ma talvolta il fiume Oglio poteva originare tremende alluvioni, donde la necessità di placare gli spiriti, i “mani” preposti all’elemento liquido. La lamina bronzea scoperta a Breno presso i ruderi del tempio di Minerva ci documenta come l’area, ricca di fonti, fosse luogo di culto ben prima che vi arrivassero i legionari di Augusto.
Il reperto è databile al V sec. a. C. e raffigura una Dea stilizzata sopra una barca dalle prua e poppa foggiate a testa d’anatra. Il manufatto è venuto alla luce proprio vicino a un altare dell’Età del Ferro. Lì si adorava la dea delle acque, prima e dopo la conquista romana. Infatti, quando nel 16 a. C. la Val Camonica fu annessa al circondario di Brixia (Brescia) e sottoposta al diritto latino, gli abitanti non fecero altro che attribuire alla romana Minerva, a sua volta omologa della greca Athena, le funzioni della loro divinità femminile.
SOMIGLIA AD ATHENA
A fianco dell’altare degli antenati sorse così, nel I sec. d. C., il noto tempio romano, decorato con pavimenti a mosaico e praticamente costruito intorno alla grande statua di Minerva.
Riconoscibile per l’effigie di Medusa sul petto, la dea tradisce subito la somiglianza con l’Athena greca, anche per l’elmo attico sormontato dalla Sfinge. Fu adorata per almeno 4 secoli, fino a che, con l’arrivo del Cristianesimo, il tempio fu distrutto e poi sommerso dal fango di un’alluvione. Ora, l’archeologia giocherà un ruolo essenziale nel rivalutare tutte le ricchezze della Val Camonica, come ci spiega l’onorevole Davide Caparini, un Camuno arrivato fino in Parlamento: “Il percorso per arrivare all’accordo di programma è iniziato nel 2003 e l’assessore Albertoni si è dimostrato molto sensibile riguardo alle ricchezze archeologiche e culturali della valle. Non si tratta solo del tempio romano di Breno o dei graffiti sui massi di Capo di Ponte o di Ceto, ma di un complesso di testimonianze che arriva fino ai nostri tempi. Ad esempio il Museo della Guerra Bianca di Temù, dedicato al conflitto del 1915-1918, che ci insegna quanto sia importante saper difendere la propria terra anche a prezzo della vita”.
Eletto per la Lega nel collegio della valle, l’on. Caparini ha avuto un ruolo essenziale nell’interessamento delle autorità. Dalla felice esperienza della Val Camonica si trae quindi una lezione: cooperare fra tutti i livelli amministrativi è il segreto per non dimenticare le esigenze culturali locali.
Fonte: La Padania on line 14/07/05
Autore: Mirko Molteni
Cronologia: Arch. Italica