La Valle del fiume Crati ha rappresentato da sempre una naturale ed agile via di comunicazione tra Sud e Nord della Calabria. In essa scorreva la Via Popilia per i collegamenti con la Roma antica ed è una zona ricca di storia e sede di importanti battaglie.
Nel territorio del comune di Bisignano, in una contrada denominata Grifone è custodita, al riparo dagli occhi indiscreti, una misteriosa collinetta detta “Cozzo Rotondo“, proprio per la sua particolare conformazione. Un’altura molto strana, perché appare subito, anche ai visitatori più sprovveduti, come un “qualcosa di diverso” rispetto alla morfologia dei luoghi circostanti. Non si può non rimanere colpiti dal suo fascino enigmatico,
La sua atipicità ha incuriosito studiosi, geologi ed archeologi che si sono espressi in modo univoco: si tratta di una costruzione antropica, realizzata tra il VII sec. a C. e il VII sec. d.C., estremamente interessante, e per molti è il più grande tumulo fra quelli fino ad oggi rinvenuti in Italia.
Come è noto il tumulo è una sorta di sepoltura costruita per seppellire personaggi illustri e potenti: molti studiosi paragonano quello di “Cozzo Rotondo“ ai tumuli che si trovano numerosi nelle regioni dell’Europa settentrionale e orientale. Se poi consideriamo che esso si trova in un luogo che richiama la figura mitologica del “Grifone”, mostro con il corpo metà di rapace e metà di quadrupede, di derivazione paleocristiana, che ebbe largo uso presso le popolazioni traciche, euroasiatiche e greche come elemento figurativo e quale custode delle tombe dei grandi re, allora tutto comincia ad avere un senso.
La collina del Grifone è quindi un manufatto, realizzato totalmente in scavo per modellamento parziale di un versante naturale, creato con molta cura e perizia a conformare un tumulo ovale che, considerate le sue caratteristiche morfologiche e costruttive, deve essere stato concepito per ricordare un personaggio storico di primo piano. Tra coloro che sono morti in questo territorio e per i quali era in uso, per ragioni rituali, la realizzazione di questo tipo di manufatti, in assenza di reperti, solo due personaggi storici possono essere presi in considerazione: Alarico e Alessandro d’Epiro, detto il Molosso.
Il controverso Cozzo Rotondo, con la sua imponenza visiva e la sua peculiarità costruttiva, sembra trasmettere quel principio costruttivo tipico dei tumuli monumentali: il culto della memoria nella idea orfica della grandezza e della immortalità dell’anima. Esso, nella sua esclusività ha in sé gli elementi rituali propri di questo tipo di monumenti: la collocazione in armonia con la natura e il richiamo alla terra madre incontaminata.
Le scoperte di altri reperti funerari del periodo ellenistico in quest’area, suggeriscono la presenza di un complesso funerario più vasto, che occorrerebbe investigare in futuro. Questo avallerebbe l’ipotesi che si tratti di un “cenotafio”, una struttura che non conterrebbe resti umani né oggetti (sotto o nel suo interno), ma che invece sia un punto di riferimento di una sepoltura posta nelle vicinanze, un simbolo-monumento per segnalare la presenza di un’importante inumazione.
Gli studi su questo sito attualmente sono bloccati sia per mancanza di fondi ma soprattutto per il poco interesse da parte delle istituzioni che dovrebbero salvaguardarlo e valorizzarlo: la realtà è che questo tumulo, unico nel suo genere nell’Italia meridionale per forma, dimensione e modalità costruttive, simbolo culturale e rituale tipico dell’antica Europa, è completamente abbandonato a se stesso.
Noi tutti speriamo, invece, che i risultati delle indagini archeologiche e geologiche finora eseguiti, suffragate da pubblicazioni scientifiche e interviste a noti studiosi, siano la base per la continuazione delle ricerche (usando anche nuovi strumenti scientifici avanzati per mappare approfonditamente tutto il territorio circostante), così da poter dipanare definitivamente tutti gli interrogativi e le ipotesi che restano ancora aperte. Per ora il mistero continua…
Fonte: Associazione Culturale Mistery Hunters – Calabria Storica e Archeologica 7 mag 2024
Foto dal libro di R. Turco e V. Rizzo