Archivi

BISACCIA (Av): Il Museo Civico Archeologico.

museoBisaccia_1
Il Museo Civico di Bisaccia, voluto e inaugurato dal Soprintendente Archeologo di Salerno, Maria Luisa Nava, in appena sei mesi ha avuto oltre 5000 visitatori: un vero successo di pubblico vanto dell’attuale amministrazione comunale del centro irpino guidata dal Sindaco Salvatore Frullone.
Il museo si sviluppa nell’ambito del piano terra del Castello Ducale di Bisaccia e si articola in un percorso espositivo cronologico in senso orizzontale lungo il quale sono esposti i reperti in mostra, di proprietà statale, provenienti dagli scavi eseguiti sulla collina di Cimitero Vecchio.
La grande quantità di materiali acquisiti in tanti anni di ricerche archeologiche ha portato alla scelta di 500 reperti tra i più significativi dei corredi funebri di 30 tombe della prima e della seconda età del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.) costituiti prevalentemente da manufatti ceramici e oggetti d’ornamento personale per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano. Per guidare il visitatore alla comprensione dei reperti, oltre alle dovute ed esaustive didascalie per ogni oggetto, all’interno delle due sale espositive sono collocati pannelli didattici ed esplicativi.
Il Museo offre un quadro generale sull’archeologia della comunità irpina e un approfondimento sugli eccezionali ritrovamenti di Cimitero Vecchio. La maggior parte delle informazioni su queste genti proviene dallo scavo della necropoli, caratterizzata da sepolture a fossa con copertura di pietre che spesso foderavano le pareti interne delle tombe.
Lo spaccato sul passato di Bisaccia si apre con i ritrovamenti della prima età del Ferro, quando tra fine IX e inizi VIII secolo a.C., genti di stirpe transadriatica in possesso della Cultura di Oliveto Cairano si insediano nella zona, particolarmente adatta all’agricoltura e alla pastorizia e posta a controllo dell’alta valle del fiume Ofanto, importante via di comunicazione tra la costa adriatica e quella tirrenica.
Nella sala che segue l’ingresso campeggiano le caratteristiche forme biconiche in ceramica di impasto non depurata e gli oggetti in bronzo (armi, fibule) che costituivano parte del corredo personale del defunto in questo periodo. Dalla seconda metà dell’VIII sec. a.C. i corredi delle tombe mostrano più abbondanza di oggetti. La società lentamente si trasforma per un certo benessere che genera nuovi fermenti nella compagine sociale e iniziano a precisarsi tenui rapporti gerarchici all’interno della comunità agricola locale legata forse a nuove forme di proprietà e di sfruttamento della terra. Oggetti di particolare rilievo, storico ed estetico, appartengono alla tomba 76 pertinente una giovane donna che svolgeva l’attività di tessitrice ed anche con una certa abilità artigianale, come attestato dalla ricchezza degli ornamenti personali.
La prima metà del VII secolo a.C. costituisce poi un momento di intense trasformazioni culturali e nella comunità indigena locale si assiste al passaggio da gruppi familiari estesi, prima quasi egualitari, ad un sistema gentilizio-clientelare basato sulla differenziazione sociale ed economica.
L’emergere di un’ideologia di tipo gentilizio si rileva dalla composizione dei corredi funerari caratterizzati da un livello considerevole di ricchezza: è il secolo dei “principes”. Complesse parures con ornamenti in ambra e in metalli, ceramiche decorate di importazione rinvenute in tombe di personaggi di rango elevato, testimoniano rapporti commerciali con la Daunia e la costa tirrenica. A questo secolo appartiene un nucleo di sepolture riferite ai componenti del gruppo familiare che esercita il controllo politico ed economico su tutta la comunità di cui è protagonista la tomba 66 della “principessa”, ricostruita nel museo in scala 1:1, con il suo appariscente corredo funebre.
Armi ed utensili di ferro e numerose fibule di bronzo sapientemente lavorate fanno infine mostra di sé all’interno delle vetrine che accolgono i corredi del secolo “orientalizzante”, che rappresenta l’apogeo dell’insediamento di Cimitero Vecchio.
Autore: Giampiero Galasso
Segnala la tua notizia