«Una grande studiosa di storia come Gina Fasoli diceva che della Bassano del passato noi sappiamo quello che i nostri avi ci hanno lasciato per iscritto, ma non abbiamo grossi riscontri archeologici. Forse è arrivato finalmente il momento di colmare questa lacuna».
Le sorprese che affiorano dal sottosuolo al Castello degli Ezzelini e nell’area della Cittadella della Giustizia emozionano Elodia Bianchin, della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto: «In città, gli interventi non erano mai stati così numerosi e sistematici come in questo periodo: tranne gli scavi del secolo scorso a San Giorgio di Angarano e qualche altra piccola ricognizione, non si era mai presentata l’occasione per indagini approfondite. Anche per questo la ricostruzione delle vicende di Bassano finora si è basata quasi esclusivamente su fonti scritte».
Adesso, viceversa, i reperti che vanno emergendo proprio nel cuore del centro consentono di incrociare i dati storici con le evidenze archeologiche. Una prima opportunità di questo tipo l’avevano offerta nel 2004 gli accertamenti stratigrafici nel cortile dell’Ortazzo, a seguito della richiesta del Comune di realizzare una fossa per orchestrali per il teatro all’aperto.
Fresco di poche settimane, invece, è l’intervento di “archeologia preventiva” compiuto tra il 5 febbraio e il 5 marzo lungo i 20 metri di sviluppo della facciata della canonica della chiesa di Santa Maria in Colle, bisognosa di una ristrutturazione per risolvere dei problemi statici. Un’indagine che ha messo in evidenza un innalzamento di 50-70 centimetri del piano di calpestio, probabilmente nel XVIII secolo.
«La trincea, larga un metro e 20 e profonda uno e 40 – spiega Francesco Cozza, direttore scientifico dei lavori – ha rimesso in luce la parte inferiore della muratura di facciata, su cui sono leggibili tre vani-porta tamponati: è la conferma che il piano d’uso era più basso dell’attuale. L’impianto dell’edificio va collocato alla fine del XV secolo. A una quota leggermente inferiore si è conservato un livello con una stesura di malta che si può riferire a un orizzonte basso-medievale (XIII-XIV secolo). A quest’epoca vanno ricondotte le sei sepolture rinvenute nella trincea, in casse lignee o nella nuda terra: le inumazioni, prive di corredo, hanno i corpi supini, ma con orientamenti diversi. Alcuni sono sovrapposti, il che fa pensare a un prolungato utilizzo cimiteriale dell’area».
Da un livello di riporto precedente proviene una moneta della zecca di Costantinopoli databile al 330 d.C., che testimonia la frequentazione in età tardo-romana del sito del colle.
Se in questo caso i rilievi sono terminati e si è passati alla fase di valutazione del materiale, è ancora sottosopra il cortile dell’ex-carcere della Madonnetta, dove gli importanti ritrovamenti dei mesi scorsi – anticipati dal “Gazzettino” – hanno fermato le ruspe in azione per il completamento della “Cittadella”: da un fognolo per il deflusso delle acque nell’angolo nord-occidentale, dove sono state rinvenute forme ceramiche databili fra il Quattro e il Cinquecento, a una cisterna settecentesca a sud, verso il tribunale.
«In una mappa di Bassano disegnata tra il 1583 e il 1610 dai fratelli Da Ponte – ha mostrato Paolo Paganotto, direttore del cantiere – quel settore era libero da costruzioni: è la riprova che lì si sono avvicendate parecchie strutture, demolite di volta in volta per i vari cambi d’uso dell’area».
Assieme all’assessore Egidio Torresan e all’Ufficio tecnico, gli esperti stanno ora verificando se è possibile adeguare i progetti originari alle nuove scoperte.
«Chiederemo alla Soprintendenza di Verona se quelle che interferiscono di più possono essere asportate», anticipa Cozza: «La collaborazione, in ogni caso, è massima. E, quando la nostra opera sarà ultimata, i lavori programmati potranno ripartire regolarmente».
Fonte: Il Gazzettino on-line 03/04/2008
Autore: Emanuele Borsatto