La Cattedra di Preistoria e Protostoria Europea dell’Università di Udine ha concluso la sesta campagna di scavi nel Castelliere di Variano, situato sul Colle di San Leonardo, che si erge per 13 metri sulla pianura friulana costituita dalle alluvioni grossolane. Una campagna finanziata dalla Fondazione Crup e dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, come negli anni precedenti, con la collaborazione di un gruppo di lavoro composto da studenti del corso di laurea in Conservazione dei beni culturali a indirizzo archeologico, diretto da Paola Cassola Guida, da Tullia Spanghero e Susi Corazza, con l’apporto logistico fornito dal Comune di Basiliano, dalla Parrocchia e dalla Pro Loco di Variano, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica.
Quest’anno gli scavi si sono concentrati sui resti delle strutture a carattere domestico già individuate in parziale sovrapposizione l’una sull’altra, nell’area al centro del settore settentrionale del ripiano del Colle.Pertanto rimanevano ancora da indagare, nel tratto centro orientale dell’area sottoposta a indagine, parte degli elementi strutturali di un grande edificio quadrangolare e della stratificazione relativa alla frequentazione dell’area nelle fasi antiche dell’età del Ferro dal X all’VIII sec. a. C., epoca dopo la quale il Castelliere risulta abbandonato.
Sono stati dunque smontati l’ampio focolare rettangolare di ciottoli e limo argilloso che faceva parte dell’arredo dell’abitazione e i diaframmi stratificati, i cosiddetti “testimoni”, che documentano le fasi più recenti dell’abitato e sono stati scavati e analizzati gli ultimi lembi di terra pertinenti alle attività svolte all’esterno di una costruzione annessa, più piccola, sita a est della prima, che aveva mostrato caratteri peculiari sia nella pianta sia nella tecnica edilizia.
E’ stato possibile documentare che le strutture più recenti della casa furono costruite al di sopra dei resti delle strutture portanti – buche di palo -, delle macerie – intonaco di limo, legno carbonizzato – e dei materiali mobili – vasi e anelloni fittili – risultati almeno in parte spianati e riportati, pertinenti a una più antica costruzione. Di questa abitazione, datata sulla base dei reperti all’età del Bronzo finale, è stato possibile tracciare il perimetro completo, di un edificio rettangolare leggermente più ridotto rispetto a quello di secondo impianto, orientato con i lati lunghi in direzione est-ovest, provvisto, sul lato meridionale, di un corridoio d’accesso. Si tratta di un edificio, ampio di circa 5 metri per 5, articolato in due vani: uno, quello meridionale, delimitato da una parte semicircolare, l’altro aperto a ovest, a pianta rettangolare. I due ambienti, entrambi attivi sono nella prima fase – Bronzo finale -, erano separati da una parete costruita in cassaforma, sostenuta da due pali alle estremità; a est si apriva verosimilmente una porta.
La professoressa Paola Cassola Guida dice che “le ricerche non possono considerarsi ancora concluse poiché, data l’estrema difficoltà di lettura e interpretazione dei resti sottoposti ad indagine, non si sono ancora raggiunti gli strati di impianto del villaggio. I dati raccolti sono di estremo interesse per le conoscenze dell’edilizia abitativa dei castellieri friulani e, in generale, degli insediamenti protostorici dell’Italia nord-orientale”. “I materiali ceramici rinvenuti in quest’articolata sequenza stratigrafica – prosegue – costituiranno, una volta terminato lo studio definitivo, un punto di riferimento per quanti si occupano di un periodo, complesso e ancora oscuro, com’è il passaggio dall’età del Bronzo finale all’inizio dell’età del Ferro.
In sintesi, allo stato attuale risultano confermate le osservazioni formulate in precedenza, e cioè che nella prima età del Ferro l’area fu ampiamente rimaneggiata: il magazzino semicircolare fu rasato e colmato con una gettata di ghiaia, mentre l’ambiente settentrionale venne risistemato. “Considerati l’interesse e la novità dei resti riferibili ad abitazioni, le condizioni eccezionalmente favorevoli dei ritrovamenti e la quantità ingente di reperti mobili, alla fine della campagna – afferma Paola Cassola Guida – si è constatata la necessità di proseguire le indagini nell’intera area del saggio, fino a che non siano state completamente messe in luce in questo settore le tracce del villaggio del Bronzo finale.
Fonte: Messaggero Veneto 08/01/04
Autore: Amos D’Antoni
Cronologia: Protostoria