Nuovi importanti ritrovamenti nel parco archeologico di Atripalda. Gli scavi di ieri mattina, effettuati alla presenza della Sovrintendenza, hanno portato alla luce diversi reperti come colonnine in pietra, fregi, cornici, un pezzo di vetro di murano e varie decorazioni, tutti risalenti al periodo post-costantiniano.
Il rinvenimento è avvenuto nella parte bassa della città e in pieno centro storico, dove è stata ritrovata la basilica di epoca paleocristiana con due strati di sepolture ed epigrafi consolari, nel corso dei lavori di pavimentazione in pietra lavica e recinzione del fossato riguardanti il primo lotto. Una basilica a tre navate di grandi dimensioni, di cui soltanto una piccolissima parte è stata riportata alla luce. Sui resti dell’antica basilica è stata rinvenuta una seconda chiesa prospiciente vicolo San Giovanniello, e proprio nella parte absidale sono stati recuperati gli importanti reperti. A spiegare in maniera più dettagliata la scoperta di ieri mattina, l’assessore alla Cultura del Comune di Atripalda, Lello Barbarisi.
«Si tratta certamente di un ritrovamento di grande valore – afferma – e credo che andando più a fondo, sarà possibile trovare anche altro. Del resto, è noto che camminiamo su una quantità di reperti sepolti davvero enorme. Basti pensare che la stessa basilica, tra le poche a tre navate in tutto il meridione, si potrebbe estendere fino al piazzale del municipio».
I reperti sono stati presi in custodia dalla Sovrintendenza, che dirige e sorveglia i cantieri. La stessa dovrà provvedere alla catalogazione e poi alla conservazione all’interno dei propri depositi. Questo ritrovamento rappresenta una ulteriore conferma della rilevanza archeologica di Atripalda.
«Sotto i nostri piedi – continua il delegato alla Cultura – c’è un’intera città interrata, ma per valorizzarla è necessario avere i finanziamenti adeguati. Purtroppo, con la misura 1.9 abbiamo avuto l’approvazione del progetto per il sistema museale della Dogana dei Grani, per un importo di 2,5 milioni, ma piazzandoci al 45esimo posto non avremo mai quei soldi. I fondi totali, infatti, basteranno a coprire soltanto i primi 15 progetti in graduatoria. Questo finanziamento avrebbe rappresentato per noi un punto di partenza; da parte di chi assegna i fondi sarebbe stato un segnale che c’è interesse anche per la nostra provincia e il suo enorme patrimonio storico-archeologico, e non soltanto per Salerno e Napoli. Così non è stato – aggiunge Barbarisi – e questo dimostra o che c’è premeditazione nel dirottare i soldi o c’è mancanza di conoscenza del territorio irpino, dove Atripalda ha certamente il ruolo di capofila. Nonostante tutto, non ci arrendiamo. Ma siamo stanchi di essere fanalino di cosa e inizieremo ad alzare la voce».
Intanto, il 14 novembre al Palazzo Civico è in programma un incontro con l’assessore regionale ai Beni culturali e il direttore del settore cultura della Provincia, per discutere del progetto museale di Abellinum e della restituzione alla città di Atripalda del museo antiquarium. Il nuovo museo sarà collocato nel convento di San Pasquale, presso l’omonima rampa dove si aprirà l’ingresso principale del Parco Archeologico.
Fonte: Ottopagine, 8 nov 2013