L’area archeologia di Faragola, di circa 2000 metri, è una macchina del tempo. In questo sito infatti sono presenti i resti di un nucleo abitativo di età daunia Una civiltà che va dal IX al IV secolo avanti Cristo), sul quale poi si sono innestate strutture di età tardo repubblicana e primo imperiale e una grande villa tardoantica e in seguito un villaggio di età altomedievale.
L’inaugurazione è stata prevista per venerdì prossimo presso la sede del Comune di Ascoli Satriano. Nel corso della cerimonia il rettore dell’Università di Foggia nonchè direttore scientifico del progetto, Giuliano Volpe, presenterà i risultati dell’intervento di recupero e valorizzazione dell’Area di Faragola e del Parco archeologico.
Alla manifestazione interverranno il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, l’assessore regionale ai Beni culturali, Domenico Lomelo, il presidente della provincia di Foggia, Antonio Pepe, il direttore regionale Beni culturali e paesaggistici di Puglia, Ruggero Martines, il Soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia, Giuseppe Andreassi, il sindaco di Ascoli Satriano, Antonio Rolla e il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, Antonio Castorani.
Il sito di Faragola venne portato alla luce grazie agli scavi condotti a partire dal 2003 dall’Università degli studi di Foggia, sotto la direzione del professor Giuliano Volpe e della dottoressa Maria Turchiano.
Grazie ad un finanziamento della regione Puglia assegnato all’Università degli Studi di Foggia, in collaborazione con il Comune di Ascoli Satriano e la Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia, è stata sistemata una parte dell’area archeologica finora portata alla luce, corrispondente ad una lussuosa e rara sala da pranzo della villa tardoantica, con preesistenze di età daunia e di età imperiale romana e rioccupazioni di età altomedievale.
Il percorso archeologico realizzato presenta soluzioni innovative sotto il profilo della fruizione, con un percorso didattico e supporti informatici e con una copertura che consente sia di proteggere i manufatti in situ sia di percepire gli spazi dell’ambiente antico.
Fonte: Corriere della Sera 22/04/2009
Cronologia: Arch. Romana