E’ tornata alla luce ad Arezzo una ”domus” romana, costruita durante l’eta’ augustea-giulio claudia (fine I secolo a.C. – decenni iniziali I secolo d.C.), che ha rivelato l’esistenza di pavimenti con magnifici mosaici con decorazioni anche a nido d’ape. I ritrovamenti, annunciati oggi dal sindaco Giuseppe Fanfani, sono avvenuti durante gli scavi che la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana sta conducendo nell’area della Fortezza Medicea.
Gli archeologi hanno scoperto i resti di un edificio residenziale di eta’ romana di cui sono stati individuati per ora tre ambienti, due dei quali, parzialmente indagati, conservano resti di una parete intonacata dipinta e pavimenti con mosaici. L’edificio, situato nel settore nord-est del pianoro sommitale del poggio di San Donato, si affacciava sulla valle sottostante prossimo alle ripide pendici di questo lato dell’altura.
I resti della ”domus” ha rivelato la presenza di un piano pavimentale musivo di fattura raffinata con decorazione a nido d’ape, composto da esagoni delineati con tessere nere su fondo campito con tessere bianche, straordinariamente conservato sotto livelli di distruzione e di abbandono che lo hanno sigillato: l’ambiente e il pavimento musivo, fin qui visti per un’ampiezza di 5,40 per 0,80 metri, proseguono in direzione est, ovest e soprattutto sud, verso il centro del pianoro.
Un secondo ambiente della ”domus” mostra la presenza di un tappeto musivo con decorazione ‘a stuoia’ con rettangoli delineati a tessere nere su fondo a tessere bianche disposti attorno a un quadrato centrale campito in nero, con diverse lesioni e lacune, una delle quali, particolarmente ampia, rivela un’integrazione in cocciopesto attestante un intervento di restauro di eta’ antica; sul lato nord l’ambiente presenta un’apertura con una soglia in pietra. Un terzo ambiente deve essere ancora indagato.
Le pareti dell’edificio, conservate per circa mezzo metro di altezza, presentano uno spesso intonaco parietale dipinto: motivi di conservazione hanno fin qui suggerito agli archeologi di non portare completamente in vista la decorazione pittorica che presenta colori rosso, giallo, verde e bruno su fondo bianco.
I piani pavimentali rinvenuti, ascrivibili all’eta’ augustea-giulio claudia, che trovano confronti stringenti tra l’altro con mosaici della villa dell’Ossaia di Cortona, erano sigillati sotto livelli di abbandono e di crollo delle coperture fittili. Sopra lo strato di crollo dell’ambiente sud sono attestate frequentazioni e riusi successivi all’abbandono del sito, in particolare con la presenza della sepoltura, solo parzialmente vista, di un inumato che reca una lunga spada in ferro.
Fonte: http://www.adnkronos.com , 2 mar 2014