Una profonda emozione percorreva la grande sala dell’Archivio storico di Arco, per la prima presentazione ufficiale al pubblico della settima statua-stele rinvenuta nell’area ove oggi c’è il nuovo ospedale. Alla presentazione erano presenti la vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e assessore alla cultura Margherita Cogo, il Soprintendente per i beni archeologici Gianni Ciurletti, l’archeologo Franco Nicolis della Soprintendenza, che ha compiuto i primi studi sulla statua, il vicesindaco di Arco Jospeh Jörgl, l’assessore comunale Ruggero Morandi e Vittorino Angeli.
Fu proprio costui, nel 1995, a salvare la statua dalla tramoggia che stava triturando grossi blocchi di pietra per trasformarli in ghiaia. “Inizialmente l’ho scambiata per un paracarro un po’ particolare – le dimensioni della statua sono 75 centimetri di altezza, 32 di larghezza e 18 di profondità – e perciò l’ho portata a casa anche perché mi piacevano quei segni paralleli che la percorrevano tutta. Ma ben presto me ne sono dimenticato. Solo qualche mese fa, sfogliando un libro che parlava delle statue-stele rinvenute ad Arco, ho capito che quel ‘sasso’ che avevo messo nel giardino di casa in realtà poteva essere un importante reperto archeologico. E mi sono subito rivolto al vicesindaco di Arco Joseph Jörgl perché mi desse un consiglio”. “Oggi – ha annunciato l’assessore Margherita Cogo questa mattina, – la straordinaria statua stele, ‘gemella’ della statua Arco 4 rinvenuta anni fa nella zona del nuovo ospedale, ritorna alla comunità di Arco e dell’Alto Garda in generale, come patrimonio prezioso che va a implementare quel ‘museo del territorio’ che rientra negli obiettivi strategici della giunta provinciale.”
E sette! A tanto ammontano le statue stele rinvenute nella zona in cui oggi sorge il nuovo ospedale di Arco, Arco che comincia a essere identificata con il ‘logo’ “La città delle statue stele”!
Per il recupero della statua “dobbiamo ringraziare molte persone – ha detto l’assessore Margherita Cogo. – Innanzitutto il signor Angeli, che casualmente oggi ci permette di godere di un reperto prezioso nelle forme e nel contenuto storico e documentale. Poi il comune di Arco, il suo vicesindaco Jörgl e l’assessore alla cultura Moranti, che allertati dall’Angeli, si sono immediatamente messi in contatto con i tecnici della Soprintendenza per avere lumi in merito alla scoperta. Oggi la statua ritorna ad Arco: c’è bisogno ancora si qualche mese di lavoro per analizzarne il materiale, per stabilire se venne scolpita in pietra locale oppure in marmo proveniente dalla Val Venosta, come cinque delle sei precedenti statue, e poi in primavera verrà presentata ufficialmente alla comunità di Arco, che per qualche mese potrà ammirarne le forme perfette presso Palazzo dei Panni. La destinazione finale della statua ‘Arco 7’ sarà il Museo Civico di Riva del Garda, assieme alle altre sei statue, a dimostrazione che la Provincia ha tutto l’interesse a valorizzare e a promuovere i singoli patrimoni storico-artistici locali, responsabilizzando le comunità locali e arricchendo l’offerta culturale della cosiddetta periferia. Un grazie, infine, – ha concluso Margherita Cogo, – al Soprintendente e ai suoi archeologi, per la dedizione e l’entusiasmo con cui affrontano il loro lavoro.”
Lavoro che deve fare i conti, nella plaga dell’Alto Garda, con molta carne al fuoco. È stato il Soprintendente Gianni Ciurletti a inserire il rinvenimento di Arco in un vasto lavoro di scavi e di studi che stanno interessando ormai da alcuni anni le zone di Arco e di Riva. “Dieci giorni fa eravamo a Riva del Garda – ha infatti ricordato Ciurletti, – per presentare i primi risultati del vasto scavo che stiamo portando avanti a San Cassiano. E proprio in quell’occasione, ricordammo i lavori in corso in via Pilati, sempre ad Arco, gli scavi sul Monte San Martino a Campi di Riva, l’allestimento della sezione di archeologia del Museo Civico di Riva del Garda. E oggi siamo qui, ad ammirare un reperto di storia antica e allo stesso tempo un pezzo di autentica arte, che conferma come Arco, nel terzo millennio avanti Cristo, ospitasse una comunità altamente specializzata, culturalmente sofisticata e socialmente aperta ai contatti con l’esterno, se ebbe la possibilità di far arrivare sin qui pietre grezze dalla Val Venosta, se trovò in loco artigiani-artisti capaci di scolpire statue di questa bellezza, se ebbe l’occasione di dedicare parte del proprio tempo a ‘regalarsi’ statue simboliche e con un profondo contenuto spirituale e religioso”.
È toccato quindi all’archeologo Franco Nicolis fornire i risultati dei primi studi sulla statua. “È evidente – ha detto Nicolis, – che la prima domanda che sorge spontanea è: ‘Che cos’è, questa statua? Per quale motivo venne scolpita? A questo proposito le ipotesi sono più d’una. C’è chi vi vede un pantheon di divinità, visto che abbiamo state femminili, statue maschili, ma anche statue asessuate. C’è, poi, chi parla di esibizioni di lusso, quasi manifesti elettorali con cui, nelle comunità antiche di quell’epoca lontana, gruppi forti economicamente cercavano di impossessarsi di fette di potere. Più probabilmente, queste statue stele ritraggono antenati virtuali, ostentano miti familiari per rafforzare posizioni di potere già acquisito o da acquisire. Quella che oggi presentiamo è una statua ‘gemella’ della stele Arco 4: si tratta di una figura femminile, con acconciatura o copricapo, orecchini ben incisi, mantello che sul retro forma un disegno a quadri, due seni appena accennati che rimandano a un’attribuzione sessuale ben precisa.”
Arco, da oggi, ha un censito in più. Dev’esser stato questo il pensiero del vicesindaco Joseph Jörgl e dell’assessore alla cultura Ruggero Moranti, mentre raccontavano dell’emozione profonda che hanno vissuto il giorno in cui Vittorino Angeli li chiamò per vedere il suoi “paracarro strano”. “E noi vogliamo – ha detto Morandi nel corso della conferenza stampa di stamane, – che la comunità di Arco abbia la possibilità di vedere da vicino la piccola Arco 7, prima che essa vada ad aumentare la famiglia di sei statue stele conservate al Museo di Riva. E Palazzo dei Panni, in primavera, ospiterà la statua per una mostra che si annuncia come un piccolo evento cittadino”.
SCHEDA TECNICA
Alla fine dei recenti anni Ottanta del secolo scorso, durante i lavori per la realizzazione del nuovo Ospedale di Arco, vennero portate alla luce sei statue stele risalenti al terzo millennio a.C., cinque delle quali realizzate in marmo proveniente dalla Val Venosta e una in pietra locale (préa morta).
Si tratta di sei splendidi esempi della statuaria antropomorfa preistorica, attualmente esposti nella sezione archeologica del Museo Civico di Riva del Garda, la maggiore delle quali raggiunge i 215 centimetri di altezza. Rappresentano figure maschili, femminili e asessuate accompagnate spesso da raffigurazioni di ornamenti, di elementi del vestiario, di dettagli anatomici e di armi, in particolare pugnali triangolari che permettono di datare perfettamente le statue stele nella piena età del Rame.
Chi erano le figure rappresentate su queste statue stele? Diverse ipotesi sono state proposte: divinità appartenenti ad un pantheon composito, oppure personaggi realmente esistenti che ostentavano la forza delle armi, oppure, e questa è l’ipotesi più accreditata, antenati mitici che con la loro semplice ma imponente presenza giustificavano l’acquisizione del potere da parte di un determinato gruppo sociale. In definitiva, quindi, dovevano essere degli strumenti di rivendicazione e di identità sociale, eretti probabilmente in luoghi strategicamente centrali e ritualmente significativi.
Il fatto che il marmo usato per le statue stele provenga dalla Val Venosta pone una serie di interrogativi: questo materiale si trova localmente tra i lasciti morenici dell’ultima glaciazione oppure deve essere stato trasportato dalla zona di approvvigionamento fino ad Arco? L’opinione dei geologi sembra escludere la prima ipotesi. E ancora: le statue stele venivano scolpite nella zona di estrazione e poi portate fino ad Arco, oppure esistevano nell’alto Garda degli artigiani/artisti in grado di realizzare dei monumenti così complessi ed imponenti? Il fatto che una delle sei statue stele di Arco sia stata realizzata in materiale locale (calcarenite calcirudite, conosciuta localmente come prea morta) fa propendere per la seconda ipotesi.
Un fatto, tuttavia, sembra chiaro: la scelta del materiale non era casuale, ma rispondeva probabilmente ad esigenze di tipo tecnologico e forse anche a motivazioni di tipo ideologico. Recentemente è stata segnalata alla Soprintendenza l’esistenza di una settima statua stele proveniente dallo stesso cantiere dell’Ospedale di Arco. Venuta alla luce nei primi anni Novanta, è stata conservata dal signor Vittorino Angeli inconsapevole del suo valore archeologico. Su segnalazione del Vicesindaco del Comune di Arco, dottor Joseph Jörg, e grazie all’interessamento e all’azione del dottor Ruggero Morandi, Assessore alla cultura del medesimo, è stato possibile verificare la vera natura dell’oggetto, riconoscerne il grande interesse archeologico e acquisirla come parte del patrimonio culturale della Provincia Autonoma di Trento.
La statua stele rappresenta un personaggio femminile, molto simile a quello raffigurato sulla statua stele denominata Arco 4. È caratterizzata dalla presenza di un leggero vestito che copre il corpo ma lascia intuire la presenza dei seni, da un mantello a listelli quadrangolari, da ornamenti quali orecchini a spirale e da un copricapo o una particolare acconciatura.
Non sono ancora disponibili i risultati delle analisi petrografiche ed isotopiche sulla pietra, ma ad un esame superficiale si ritiene altamente probabile che si tratti di marmo della Val Venosta.
Dopo i necessari studi e analisi, nella prossima primavera la statua stele verrà esposta in una mostra presso Palazzo Panni ad Arco prima di ricongiungersi con le altre sei statue stele nel Museo Civico di Riva del Garda.
Fonte: Sussidiario.it 19/01/2005
Cronologia: Protostoria
Link: http://www.sussidiario.it/notizie/ultimora/messages/9162.shtml