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ARCHEOLOGIA SUBACQUEA. Guai all’improvvisazione.

Enti e istituti accolgono di buon grado i volontari, purché non siano armati soltanto di entusiasmo.
Torniamo a parlare di volontariato, che, anche nel campo dell’archeologia subacquea, si configura come un ausilio agli operatori ufficiali. Come accade anche per l’archeologia in terraferma, la schiera di appassionati che si dedicano alla scoperta e alla tutela del passato è in continua crescita, e rappresenta oggi una autentica miniera di risorse umane in grado di rinforzare le sempre esigue forze che l’archeologia istituzionale può mettere in campo. In questo senso va evidenziato come numerose nazioni, quali per esempio Francia e Israele, basino sul volontariato archeologico molte delle loro attività di scavo e ricerca sul campo. La Israel Antiquities Authority pubblica annualmente un bollettino nel quale sono elencate le missioni archeologiche che accettano volontari paganti, ossia studenti e appassionati che partecipano al lavoro sui siti coprendo personalmente le spese di permanenza e, a volte, addirittura contribuendo ai costi generali. Informazioni sempre aggiornate in tal senso possono essere reperite sul sito www.mfa.gov.il/MFA (in inglese): nella sezione History of Israel si può trovare (nella sottosezione Early History/Archaeology) la pagina Archaeological Excavations in Israel 2008. Si tratta di una fonte interessante perché, pur non essendo una regola, siti come Tel Dor e Caesarea Maritima prevedono saltuariamente campagne di prospezione subacquea e accettano per tale scopo dei volontari, naturalmente anche stranieri. È una esperienza didattica e formativa davvero unica, che unisce la pratica della ricerca archeologica subacquea alla permanenza operativa in un Paese affascinante, quale è appunto Israele. Come abbiamo già avuto occasione di sottolineare, per diventare un volontario archeosub, pur escludendo una laurea in materie specifiche, sono comunque necessari gli stessi requisiti tecnici richiesti agli archeologi subacquei, ossia conseguimento di appositi brevetti di immersione, ottima acquaticità e possesso dell’attrezzatura subacquea personale.
Familiarizzare con i relitti
Il brevetto è un vero e proprio certificato di abilitazione alle immersioni; viene rilasciato da associazioni riconosciute dopo che l’allievo ha seguito un corso teorico/pratico ed effettuato prove in mare, e attesta la capacità del possessore di effettuare attività subacquea, entro i limiti imposti dal livello del brevetto stesso. Essi sono infatti graduali e, partendo generalmente da un livello base, consentono allo sportivo di progredire sia in termini di profondità di discesa, che di condizioni di immersione (notturna, sotto il ghiaccio, ecc.); le associazioni offrono infatti svariate «specializzazioni», tra le quali appunto anche quella di archeologia subacquea. Naturalmente essa va considerata per quello che è realmente: un certificato tecnico rilasciato a un volontario a cui riconosce la fattiva partecipazione a un corso, teorico e pratico, di alfabetizzazione e introduzione al mondo dell’archeosub. Il subacqueo familiarizza con navi e relitti, siti e reperti sommersi, impara a riconoscere le evidenze di un sito, ad agire correttamente in caso di fortuito ritrovamento; studia i rudimenti delle tecniche di ricerca e prospezione, rilievo e scavo, per poter collaborare adeguatamente con gli archeologi su un eventuale cantiere sottomarino. Tutto ciò non può ovviamente portarlo a ritenersi un archeologo subacqueo, o peggio, ad agire di propria iniziativa improvvisandosi come tale. Al contrario, volontari ben preparati, magari anche grazie a questi corsi di specializzazione presso associazioni subacquee, possono trovare ottima accoglienza da parte dell’archeologia ufficiale, per contribuire a ricerche, prospezioni e scavi sul fondo del mare.
Invitandovi a non perdere il prossimo appuntamento, nel quale tratteremo delle strade da seguire per conseguire il brevetto, chiudiamo sottolineando che un buon ausilio nella formazione teorica è la lettura di testi e manuali, come il recente Archeologia sott’acqua, teoria e pratica, di Roberto Petriaggi e Barbara Davidde (Fabrizio Serra Editore). Si tratta di un volume di carattere tecnico assai ricco di informazioni e dati, un vero manuale teorico e pratico che esplora il mondo dell’archeologia delle acque, dalle antiche flotte fino alle piú moderne tecniche di prospezione sottomarina, offrendo al lettore un quadro esaustivo e chiaro dello stato dell’arte in questa affascinante disciplina scientifica, che guarda al passato con l’ausilio delle piú moderne tecnologie.

Autore: Giovanni Lattanzi

Fonte: www.archeo.it , n. 281, luglio 2008

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