La città romana regala altri ritrovamenti eccezionali. Nel Sepolcreto di Aquileia, l’unico tratto di necropoli romana in situ e ancora visibile nell’antica città, peraltro uno dei meglio conservati nell’Italia settentrionale, sono state riportate alla luce ben 87 tombe.
L’intervento, condotto dalla Fondazione Aquileia con la supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, ha ridato l’antico splendore ai cinque recinti funerari, appartenuti ad altrettante antiche famiglie aquileiesi, e ai monumenti sepolcrali posti al loro interno, che furono individuati da Giovanni Brusin tra il 1939 e il 1940 e in seguito restaurati e integrati con parti in cemento durante la Seconda guerra mondiale, nel 1942.
Giova ricordare che altre quindici tombe furono individuate e recuperate da Luisa Bertacchi, nel 1988.
«L’intervento è stato piuttosto articolato – chiarisce, non senza soddisfazione, l’archeologo e direttore della Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi -. Sono state realizzate le strutture di contenimento delle alte scarpate e la sostituzione dei drenaggi, questo per porre rimedio ai periodici allagamenti dell’area. Abbiamo provveduto anche alla pulizia e al consolidamento dei monumenti e dei recinti. Il tutto si è configurato come “un restauro del restauro”. Sono state oggetto di trattamento non solo le parti originarie dei monumenti in calcare di Aurisina ma anche le integrazioni, tra le quali sono degne di nota quelle in mattoni moderni, a imitazione di quelli antichi, che recano talvolta impressa la scritta 1942-XX, con riferimento all’anno del restauro secondo il conteggio dell’era fascista».
La fase successiva dei lavori ha riguardato la sistemazione delle zone interne dei recinti, dove esisteva il sospetto, poi rivelatosi fondato, che vi fossero ulteriori tombe antiche a cremazione e a inumazione.
«I risultati dell’indagine archeologica che abbiamo condotto – aggiunge Tiussi – sono stati davvero sorprendenti. Gli scavi del 1939-1940 e del 1988 non avevano avuto un carattere sistematico. Accanto alle tombe, di cui avevamo notizia dai resoconti del passato, abbiamo individuato numerose altre sepolture, in parte praticamente intatte, con i corredi costituiti da monete, lucerne, balsamari in vetro. L’indagine è stata effettuata secondo i piú aggiornati criteri scientifici, grazie alla presenza di un antropologo in fase di scavo e rimozione dei resti scheletrici e il prelievo di campioni per le analisi puntuali».
Balsamari in vetro, lucerne bollate, ceramiche di provenienza orientale sono alcuni degli oggetti ritrovati nei corredi funerari delle 87 tombe scoperte nel corso dei lavori per riportare all’antico splendore il Sepolcreto di Aquileia grazie alle indagini archeologiche condotte dalla Fondazione Aquileia con la supervisione della Soprintendenza Archeologia. Adesso i risultati delle nuove indagini che continueranno in laboratorio permetteranno di chiarire ulteriormente la storia del sito, una delle necropoli romane meglio conservate dell’Italia settentrionale.
L’area del Sepolcreto non è mai stata chiusa ai visitatori, che hanno potuto seguire con attenzione e particolare interesse le varie fasi dell’intervento di scavo e di restauro e che ora possono riconoscere le parti originali dei monumenti e quelle ricostruite negli anni ‘40.
Infine, è stato installato l’impianto di illuminazione, che permetterà suggestive visite notturne al complesso, già sperimentate.
«L’analisi del contesto e delle nuove tombe ora riportate alla luce (e ancora in fase di studio) – puntualizza il direttore Tiussi – ha consentito di chiarire ulteriormente la storia del sito, integrando i dati dei vecchi scavi con i risultati dei nuovi sondaggi».
Il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi, infine, sottolinea che i lavori del Sepolcreto rappresentano un ulteriore tassello negli interventi di valorizzazione che la Fondazione Aquileia sta portando avanti sulle aree ad essa conferite dal Ministero.
«L’intervento – anticipa Zanardi – si inserisce in un periodo di particolare attività, che vedrà, a breve, l’inaugurazione delle coperture dei mosaici Violin e l’avvio dei lavori ai fondi Cossar e Cal».
Autore: Elisa Michellut
Fonte: Messaggero Veneto, 27 ag 2016