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AQUILEIA – Passerelle di vetro sui mosaici.

Ad un secolo circa dal loro rinvenimento, non più protetti dal pavimento e percorsi da trecentomila visitatori l’anno, gli splendidi mosaici paleocristiani della Basilica di Aquileia, dal 1998 dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, presentavano seri problemi di conservazione: a causa dell’elevata umidità dell’ambiente, propizio alla proliferazione di organismi, le malte si erano deteriorate provocando il sollevamento delle tessere, una situazione ulteriormente aggravata dalle procedure non corrette usate nei restauri precedenti.

Da qui la necessità dell’attuale restauro, finanziato da Banca Intesa nell’ambito del suo programma di “Restituzioni” e dalla Banca Popolare FriulAdria. L’intervento è consistito nella pulitura delle superfici con acqua e biocidi per eliminare la microflora. Si è quindi rimossa la malta idraulica, che comportava l’alterazione dei colori, resi piatti e grigiastri, procedendo infine al consolidamento protettivo delle tessere.

Quanto ai problemi dovuti al calpestio, specie nell’aula Nord, gli antichi camminamenti in legno, messi in opera dall’esercito italiano nel 1915 (durante la prima guerra mondiale, infatti, un plotone di soldati era stato distaccato alla Basilica con lo scopo di portare alla luce l’intero complesso dei mosaici) e il rivestimento di stuoie in cocco sono stati sostituiti da moderne passerelle in vetro che, grazie anche a una nuova illuminazione, permettono la piena visibilità dei mosaici senza pesare sulle tessere.

Risalenti al IV secolo, i mosaici sono contemporanei alla costruzione della prima basilica, fatta erigere dal vescovo Teodoro, all’indomani dell’Editto di Costantino del 313, che lasciava libertà di culto ai Cristiani. Aquileia, già importante porto fluviale nel II secolo a.C., divenne allora la capitale della Venezia e dell’Istria, centro di diffusione della nuova religione. L’aula Sud (753 mq) si è conservata praticamente integra, mentre quella Nord (648 mq), la più antica e quella dove era situato l’ingresso che ha subito la perdita di parti del pavimento musivo, è stata gravemente alterata, dalle fondazioni del campanile dell’XI secolo, quando la basilica venne rifatta per volontà del vescovo Poppone.

Insieme i due ambienti e il terzo di raccordo, la cosiddetta “Cripta degli scavi”, costituivano l’itinerario che i catecumeni dovevano percorrere per accedere al fonte battesimale. L’iconografia musiva, sia pur con problemi di interpretazione non sempre risolti, specie per quanto riguarda l’aula Nord, corrisponde a questa funzione liturgica.

Nell’aula Sud lo splendido mosaico del mare pescoso che inghiotte Giona, emblema della morte e della resurrezione di Cristo, quelli con l’inconsueta raffigurazione della Vittoria Cristiana, con il Buon Pastore o la lotta tra il gallo e la tartaruga, come simbolo del conflitto tra la luce e le tenebre, i medaglioni, infine, con i personaggi autorevoli costituiscono altrettanti exempla del cammino iniziatico.
Fonte: Il Giornale dell’Arte 19/02/01
Autore: Lidia Panzeri
Cronologia: Arch. Romana

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