L’archeologia spesso scorge tracce labili sulla materia e le insegue: così, strato dopo strato, emergono testimonianze rare di un passato invisibile ma mai scomparso dalla storia. Un passato che si era solo nascosto. Come la chiesa di San Clemente, ultimo ritrovamento archeologico nel cuore della città di Aosta, ai piedi dei campanili della cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista, emerso nel cantiere dell’ex prevostura allestito per realizzare la Casa della Carità.
L’edificio sacro è stato trovato a partire dalla scrostatura di alcuni intonaci recenti: come una fotografia emergeva dai liquidi chimici della camera oscura, così è apparso un grosso arco, subito interpretato come l’arco trionfale della chiesa di San Clemente, intitolazione inconsueta in Valle d’Aosta ma riportata dalle fonti.
Un edificio ecclesiastico non si era mai cercato in quella posizione, i documenti d’archivio però già avevano messo sull’attenti gli archeologi. Le carte la citano come monumento presente tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, demolito poi nel 1710 per lasciare posto a un edificio settecentesco con affaccio su via Monsignore De Sales. Dall’arco, prima chiara traccia di un riscontro della storia scritta, è iniziata un’indagine archeologica di approfondimento, con uno stanziamento di fondi da parte della Soprintendenza.
Ora va capita la chiesa nella sua evoluzione cronologica e volumetrica: «I dati che abbiamo – spiega Gabriele Sartorio, archeologo della Soprintendenza – ci permettono di dire che esiste una chiesa di pregevole fattura, di cui abbiamo messo in luce la curvatura dell’abside e una parte della navata, oltre l’arco trionfale e una parete interamente conservata in altezza perché riutilizzata nell’edificio successivo e che usa materiali di recupero di epoca romana, spogliati dagli edifici che dovevano sorgere in quella zona nelle epoche precedenti».
Con il procedere dello scavo sarà possibile stabilire la dimensione dell’edificio duecentesco, che si configurava a navata unica e di cui si può già escludere con certezza che possedesse due absidi. La chiesa è stata ridotta in un periodo successivo, come testimoniano fonti scritte – che parlano di una perdita di importanza a cavallo fra 1500 e 1600, fino alla sua demolizione nel 1710 – e come viene confermato dallo scavo: compaiono attribuibili a questa fase una fossa di fusione per campana e delle sepolture, un cambio quindi d’uso dell’area sacra di cui non c’è traccia nell’edificio precedente.
L’indagine archeologica potrebbe essere però destinata a ulteriori sorprese. Al momento non si può che parlarne al condizionale, ma è probabile che la chiesa duecentesca sorgesse su un edificio ancora più antico di cui si cercherà di valutare, se confermata l’ipotesi, forma e cronologia. Al di là dell’attuale indagine, non è inusuale che una chiesa medievale sorga su edifici più antichi: basti pensare alla vicina cattedrale di Santa Maria Assunta, eretta sui resti – visibili nello scavo nel sottosuolo – di una Domus Ecclesiae, testimonianza della diffusione del Cristianesimo in Valle d’Aosta già alla fine del IV secolo.
Autore: Sara Sergi
Fonte: www.lastampa.it, 10 giu 2021