Menhir, incisioni rupestri e altre testimonianze preistoriche sono numerose e sparse un po’ ovunque in Valle d’Aosta. C’è però, alla periferia ovest del capoluogo, un sito eccezionale, che più di tutti racconta la storia più antica della Vallée. È l’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, dove su un ettaro di superficie sono documentati quasi sei millenni di storia (per “area megalitica” si intende un terreno, più o meno esteso ma ben delimitabile, dove sono presenti testimonianze monumentali megalitiche di tipo diverso).
La sua scoperta avvenne quasi per caso. Nel giugno 1969 le ruspe stavano scavando le fondamenta di un palazzo, dietro l’abside dell’antica chiesa di Saint-Martin-de-Corléans. Quanto stava lì sotto era destinato a essere coperto da colate di cemento, non fosse stato per due coniugi archeologi, Rosanna Mollo e Franco Mezzena: gli stessi che in quello stesso 1969 a Lignan, piccolo villaggio posto in posizione strategica su uno sperone roccioso a 1600 metri, individuarono i resti di un castelliere protostorico fondato fra la tarda Età del Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro (circa 1200-900 a.C.).
Nella piana di Aosta invece il loro occhio esperto e appassionato notò che dal terreno smosso dalle benne emergeva qualcosa di molto interessante: la sommità decorata di una stele antropomorfa e i montanti di un dolmen. Erano i primi reperti restituiti da quello che, poi acquisito dalla Regione dopo la sospensione dei lavori edili, si sarebbe rivelato il luogo con il maggior numero di monumenti megalitici in Italia. Due decenni di campagne di scavo annuali guidate dallo stesso Franco Mezzena mostrarono infatti la natura unica del sito di Saint-Martin-de-Corléans, apparentabile in Europa solo a quello svizzero di Petit-Chasseur, presso Sion.
Si tratta di un’area sacra che, dal 4200 a.C. sino all’epoca romana e all’alto Medioevo, è sempre stata destinata al culto e alla sepoltura. Inizialmente santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, dagli ultimi secoli del III millennio a.C. l’area si trasformò in una necropoli con tombe monumentali. Questa vocazione funeraria è attestata da testimonianze megalitiche risalenti a cinque diversi periodi, dal Neolitico recente (fine del V millennio a.C.) all’Età del Rame (IV-III millennio a.C.), dalle tombe galliche dell’Età del Bronzo (II millennio a.C.) e del Ferro (I millennio a.C.) per arrivare a quelle romane e cristiane medievali. Insomma, un sito archeologico che si è rivelato un paradiso per gli archeologi.
Ai livelli più profondi e più antichi sono state trovate grandi fosse cilindriche con residui di crani di ariete, stele antropomorfe, macine e semi di grano, persino denti umani forse seminati come rito propiziatorio durante l’aratura dei campi. Impressionanti sono i solchi con le tracce della stessa aratura rituale: risalgono a seimila anni fa e sono una delle testimonianze di attività umana più antiche d’Europa. Quindi sono emersi i buchi per 24 pali in legno ben allineati, forse dei totem. In seguito i pali furono sostituiti da 46 imponenti stele antropomorfe, capolavori della statuaria preistorica: prive di caratterizzazione sessuale, sono finemente lavorate in modo di rendere riconoscibile la figura umana e i suoi ornamenti. Resta aperta la discussione sulla funzione e il significato di queste stele: l’ipotesi prevalente è che fossero monumenti per celebrare personaggi viventi oppure per commemorare i defunti sepolti nella vicina tomba, ma c’è anche chi ritiene che raffigurassero eroi o divinità cui tributare un culto.
Alcune imponenti tombe megalitiche attestano poi, grazie alla datazione con il Carbonio radioattivo, che sulla fine del III millennio a.C. l’area iniziò a essere adibita a funzioni cimiteriali. Ci sono anche altri dolmen che vennero poi costruiti reimpiegando stele antropomorfe di epoche precedenti. Esemplare è la grande Tomba 2, eretta su una piattaforma triangolare di pietrame e utilizzata per mille anni come sepoltura collettiva: ospitava i resti di 39 individui, soprattutto maschi (tre crani recano evidenti tracce di trapanazione, praticata nella preistoria come tentativo di cura).
IL NUOVO ALLESTIMENTO
Inaugurata al pubblico nel 2016, l’Area megalitica al coperto più grande d’Europa (10mila mq) già lasciava senza fiato chi, sceso al sito archeologico vero e proprio sei metri sotto il livello stradale, si affacciava lungo le passerelle di un percorso espositivo in sei sezioni, davvero avveniristico. Un’illuminazione emozionale, a effetto, valorizzava la grandiosità del sito, avvolgendo con luci colorate i reperti archeologici, il grande dolmen a piattaforma triangolare, le stele abbattute, i solchi di arature rituali, gli allineamenti dei pali totemici. Ma se già allora l’area di Saint-Martin-de-Corléans appariva eccezionale e coinvolgente, che dire oggi che, dopo 18 mesi di chiusura, un’importante operazione di riallestimento ha quasi raddoppiato spazi e sezioni?
Riaperta alle visite a novembre 2023 con un nuovo ingresso segnato da tre monoliti di ferro colorato, l’Area megalitica adesso è preceduta da un simbolico corridoio in discesa, la Rampa del Tempo, lungo il quale si compie a ritroso un viaggio di 6000 anni, fino a sei metri di profondità. A dimostrazione, come piace dire agli archeologi, che il passato non è dietro le nostre spalle ma sotto i nostri piedi. E se una innovativa Sala immersiva strizza l’occhio alla modernità e ai visitatori più giovani, il vero clou è sempre la grande area coperta, dove alle “vecchie” scoperte se ne affiancano di più recenti: come, particolarmente impressionanti, le orme umane più antiche della regione, datate al 2200 a.C. circa, tra l’età del Rame e l’età del Bronzo. Sono venute alla luce oltre un metro sotto terra: qui coltivatori che indossavano calzature piatte di pelle le avevano impresse su terreno argilloso sopra il quale poi si erano depositati strati di detriti che le hanno protette e conservate fino ai giorni nostri.
Spettacolare è anche la Grande Sala delle Stele, il nuovo allestimento che lungo le fosse d’impianto di pali lignei rituali (non più esistenti) allinea le 46 stele antropomorfe dedicate a guerrieri, eroi o divinità: monumenti religiosi, senza dubbio, ma anche primordiali opere d’arte, dove per la prima volta l’uomo prova a raffigurare parti del corpo, abiti e ornamenti. Le stele arcaiche, una dozzina, sono lavorate su entrambe le facce: probabilmente celebravano capi guerrieri della comunità. Ci sono poi stele “di transizione”, sempre facciali, forse già lavorate con strumenti in metallo e votate a divinizzare un antenato. Infine le stele più evolute esibiscono raffinate e complesse descrizioni di parti del corpo, ornamenti, abiti, accessori e armi.
Una volta ammirati i solchi delle arature, i pozzi circolari, le stele e le varie tipologie di tombe, il nuovo allestimento museale mostra gli esiti di una scoperta recente: un grande tumulo funerario della prima età del Ferro, una costruzione circolare del diametro di 8 metri, priva di corredi, indagata accuratamente dagli archeologi fra il 2021 e il 2023 (l’esame al C14 l’ha datata tra il 735 e il 520 a.C.).
Si passa poi al piano superiore, dove protagoniste sono le epoche romana e medievale. La prima è attestata dai reperti riportati alla luce da una sorta di fattoria agricola a ovest di Augusta Prætoria, nonché dalle 40 ricche tombe di una necropoli: ci sono per esempio una preziosa statuetta in ambra raffigurante un moscophoros che porta un vitello, unguentari in vetro, un balsamario in alabastro, un bicchiere in vetro decorato con raffigurazioni di santi, piatti in ceramica, strumenti per la scrittura e il calcolo, lucerne e monete ritrovate in loco che, andando dal II sec. a.C. alla prima metà del XIX secolo, attestano la continuità di frequentazione della zona.
Al periodo medievale rimandano invece le cinque tombe (prive di corredo) trovate presso la chiesa dedicata a San Martino di Tours citata per la prima volta in una bolla papale del 1176 come “ecclesiam sancti Martini de Coriano” (medievale è oggi solo la torre campanaria, mentre il piccolo edificio a navata unica risale al Seicento).
Info:
Corso Saint-Martin de Corléans, tel. 0165.552420; valledaostaheritage.com/area-megalitica
Orari: martedì-domenica 10-18; chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1°gennaio
Visite guidate (ogni 30 minuti) della durata di 1.30h, partenza ultima visita 16.30
Biglietto intero 7 euro. Ridotto per soci Tci e possessori del biglietto cumulativo “Aosta Archeologica”, 5 euro. Ridotto per giovani fra 19 e 25 anni, 3 euro. Gratuito sotto i 18 anni.
Autore: Roberto Copello
Fonte: inviaggio.touringclub.it 2 feb 2024