Per anni gli storici moderni hanno cercato di capire il motivo per cui Platone non avesse terminato il “Crizia“. Eppure leggendo “il Timeo” di Platone, si incappa in un passo dal quale si capisce chiaramente il motivo per cui il “Crizia” non sarebbe stato possibile terminarlo.
Infatti il cap. III del “Timeo” 21/22, parlando delle Apaturie, recita così: «Ora uno della nostra tribù, sia che allora così pensasse, sia anche per compiacere a Crizia, disse che Solone gli sembrava essere stato non solo il più sapiente nelle altre cose, ma anche nella poesia il più nobile di tutti i poeti. Allora il vecchio, perché lo ricordo bene, molto si rallegrò e sorridendo disse: Ma se egli, o Aminandro, non si fosse occupato superficialmente della poesia, ma seriamente, come altri, e avesse compiuta quella storia, che qui aveva portata dall’Egitto, e non fosse stato costretto a trascurarla per le sedizioni e gli altri mali, che trovò qui nel suo ritorno, né Esiodo, né Omero, né alcun altro poeta sarebbe stato, come io penso, più glorioso di lui. – E qual era – quello domandò – questa storia, o Crizia? – . La storia – rispose Crizia – dell’impresa più grande e più degna…» ecc.ecc.
Questi passi del “Timeo” di Platone, fanno parte di uno dei vari “Timeo” che ho consultato, e tutti riportano questi passi: Bur «…e avesse completato il racconto che aveva portato qui dall’Egitto…» — il Laterza, gia riportato sopra,- Newton: «…e avesse terminato quella storia che portò sin qui dall’Egitto.. » – – e altri. Quindi è stato il grande legislatore ateniese Solone a non terminare il racconto su Atlantide, e ne consegue che: come poteva Platone terminare il racconto di Solone, il quale per primo non l’aveva terminato?
Il motivo per il quale Solone non ha terminato il racconto: « e non fosse stato costretto a trascurarla per le sedizioni e gli altri mali,che trovò qui nel suo ritorno…».
Ma nonostante ciò alcuni studiosi affermano che, probabilmente, Platone si è inventato tutto per rappresentare la grandiosità di Atene, oppure che non ha completato il Crizia per dedicarsi alla stesura de “Le Leggi”. Ma quest’ultima teoria si scontra con uno storico che sembrerebbe dire qualcosa di credibile: Plutarco (50 d.c. circa) che in “Vite parallele 1 Solone” parlando di Platone al 32.1 dice: « Platone nell’ambizioso tentativo di trattare con ampiezza e abbellimenti l’argomento dell’Atlantide…. cominciò l’opera.… Senonché, avendo cominciato tardi a scrivere, terminò prima la vita che l’opera…»
Secondo Plutarco, quindi, Platone non termina il racconto perché muore.
Però questo, a sua volta, contrasta con quanto afferma Aristotele, e cioè che l’ultima opera di Platone è “Le Leggi”. E Aristotele era un discepolo di Platone. Quindi Platone sembrerebbe non essere morto nel periodo della stesura del “Crizia”. Ma che interesse avrebbe avuto Plutarco (o chi per primo), nel dire che Platone era morto prima di completare il Crizia? Nessuno, a mio avviso. E’ possibile, infatti, che Aristotele riconoscesse come ultima opera di Platone “Le Leggi” e non il “Crizia”, perché non considerava quest’ultimo un’opera in quanto incompiuto (causa, appunto, la morte), motivato anche dal fatto che lui, Aristotele, riteneva il racconto di Atlantide frutto della fantasia di Platone. E non c’è neanche nessuno storico antico che sostenga che il “Crizia” sia stato abbandonato per la stesura de “Le Leggi”.
Ma su quanto afferma Plutarco a proposito dell’ambizioso tentativo (da parte sempre di Platone) di trattare con ampiezza e abbellimenti l’argomento dell’Atlantide (quindi inventando), sorgono 2 problemi:
1°: dove finirebbe il racconto incompiuto di Solone, e dove inizierebbe quello inventato da Platone?
2°: il passo di Plutarco, assieme alla teoria che il racconto sia tutto inventato, si scontra, a sua volta, contro quella corrente capeggiata da Crantore di Soli (IV sec. a.c. 1° commentatore del Timeo) che affermava la veridicità totale del racconto di Platone.
Inoltre se si accettasse, come motivo dell’incompiuta,la morte, si potrebbe anche supporre che Platone sia morto non come dice Plutarco durante l’ambizioso tentativo, ma più semplicemente mentre riportava nei suoi scritti il racconto di Solone, che, per ironia della sorte, sarebbe rimasto, se fosse successo così, più incompleto dell’incompiuta stessa di Solone. A meno che Platone non sia morto proprio sull’ultima parola del racconto di Solone.
Concludo dicendo che comunque girandola come si voglia, questa storia ha solo una e incontestabile certezza e cioè che l’unico vero artefice dell’incompiuta del racconto su Atlantide è stato il più saggio dei 7 sapienti di Atene: Solone.
Che al povero Platone, sia resa un po’ di giustizia.
Infatti il cap. III del “Timeo” 21/22, parlando delle Apaturie, recita così: «Ora uno della nostra tribù, sia che allora così pensasse, sia anche per compiacere a Crizia, disse che Solone gli sembrava essere stato non solo il più sapiente nelle altre cose, ma anche nella poesia il più nobile di tutti i poeti. Allora il vecchio, perché lo ricordo bene, molto si rallegrò e sorridendo disse: Ma se egli, o Aminandro, non si fosse occupato superficialmente della poesia, ma seriamente, come altri, e avesse compiuta quella storia, che qui aveva portata dall’Egitto, e non fosse stato costretto a trascurarla per le sedizioni e gli altri mali, che trovò qui nel suo ritorno, né Esiodo, né Omero, né alcun altro poeta sarebbe stato, come io penso, più glorioso di lui. – E qual era – quello domandò – questa storia, o Crizia? – . La storia – rispose Crizia – dell’impresa più grande e più degna…» ecc.ecc.
Questi passi del “Timeo” di Platone, fanno parte di uno dei vari “Timeo” che ho consultato, e tutti riportano questi passi: Bur «…e avesse completato il racconto che aveva portato qui dall’Egitto…» — il Laterza, gia riportato sopra,- Newton: «…e avesse terminato quella storia che portò sin qui dall’Egitto.. » – – e altri. Quindi è stato il grande legislatore ateniese Solone a non terminare il racconto su Atlantide, e ne consegue che: come poteva Platone terminare il racconto di Solone, il quale per primo non l’aveva terminato?
Il motivo per il quale Solone non ha terminato il racconto: « e non fosse stato costretto a trascurarla per le sedizioni e gli altri mali,che trovò qui nel suo ritorno…».
Ma nonostante ciò alcuni studiosi affermano che, probabilmente, Platone si è inventato tutto per rappresentare la grandiosità di Atene, oppure che non ha completato il Crizia per dedicarsi alla stesura de “Le Leggi”. Ma quest’ultima teoria si scontra con uno storico che sembrerebbe dire qualcosa di credibile: Plutarco (50 d.c. circa) che in “Vite parallele 1 Solone” parlando di Platone al 32.1 dice: « Platone nell’ambizioso tentativo di trattare con ampiezza e abbellimenti l’argomento dell’Atlantide…. cominciò l’opera.… Senonché, avendo cominciato tardi a scrivere, terminò prima la vita che l’opera…»
Secondo Plutarco, quindi, Platone non termina il racconto perché muore.
Però questo, a sua volta, contrasta con quanto afferma Aristotele, e cioè che l’ultima opera di Platone è “Le Leggi”. E Aristotele era un discepolo di Platone. Quindi Platone sembrerebbe non essere morto nel periodo della stesura del “Crizia”. Ma che interesse avrebbe avuto Plutarco (o chi per primo), nel dire che Platone era morto prima di completare il Crizia? Nessuno, a mio avviso. E’ possibile, infatti, che Aristotele riconoscesse come ultima opera di Platone “Le Leggi” e non il “Crizia”, perché non considerava quest’ultimo un’opera in quanto incompiuto (causa, appunto, la morte), motivato anche dal fatto che lui, Aristotele, riteneva il racconto di Atlantide frutto della fantasia di Platone. E non c’è neanche nessuno storico antico che sostenga che il “Crizia” sia stato abbandonato per la stesura de “Le Leggi”.
Ma su quanto afferma Plutarco a proposito dell’ambizioso tentativo (da parte sempre di Platone) di trattare con ampiezza e abbellimenti l’argomento dell’Atlantide (quindi inventando), sorgono 2 problemi:
1°: dove finirebbe il racconto incompiuto di Solone, e dove inizierebbe quello inventato da Platone?
2°: il passo di Plutarco, assieme alla teoria che il racconto sia tutto inventato, si scontra, a sua volta, contro quella corrente capeggiata da Crantore di Soli (IV sec. a.c. 1° commentatore del Timeo) che affermava la veridicità totale del racconto di Platone.
Inoltre se si accettasse, come motivo dell’incompiuta,la morte, si potrebbe anche supporre che Platone sia morto non come dice Plutarco durante l’ambizioso tentativo, ma più semplicemente mentre riportava nei suoi scritti il racconto di Solone, che, per ironia della sorte, sarebbe rimasto, se fosse successo così, più incompleto dell’incompiuta stessa di Solone. A meno che Platone non sia morto proprio sull’ultima parola del racconto di Solone.
Concludo dicendo che comunque girandola come si voglia, questa storia ha solo una e incontestabile certezza e cioè che l’unico vero artefice dell’incompiuta del racconto su Atlantide è stato il più saggio dei 7 sapienti di Atene: Solone.
Che al povero Platone, sia resa un po’ di giustizia.
Bibliografia:
– Platone “Timeo” Bur, RCS Libri S.p.A. Milano 2003,
– “Timeo” e “Crizia”, Platone/Le Opere Newton & Compton editori s.r.l. Roma 2005,
– “Timeo” e “Crizia”, Platone Opere complete 6 Editori Laterza Roma 2003,
– Plutarco “Vite parallele 1” Solone par.32,1 Utet S.p.A Torino 2005.
– Plutarco “Vite parallele 1” Solone par.32,1 Utet S.p.A Torino 2005.
Antonio Usai, usianto@yahoo.it
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