I romani celebravano il nuovo anno il 1° gennaio, durante le calende di gennaio, come attualmente facciamo noi..
Il dio bifronte Giano era il signore di questo giorno. Gennaio prende il nome da lui. È il dio dell’inizio e della fine e il suo nome significa “cancello” o “porta”. In tempo di guerra le porte del suo tempio erano tenute aperte e in tempo di pace erano sbarrate.
Nell’antica Roma, il primo gennaio si usava: Pensare bene tutto il giorno, salutarsi allegramente, evitare pettegolezzi e discorsi negativi, gettare zafferano sul focolare, come incenso, fare sacrifici a Giano sull’altare domestico, assistere ad una processione al Campidoglio, dove il sacerdote avrebbe sacrificato una giovenca, concludere degli affari, regalare miele, datteri, monete ad amici, familiari, avventori e clienti, pregare il dio Giano che mantenesse la pace.
Ovidio nei “Fasti”, nel primo libro invoca “Giano a due teste, l’unico degli dei che può vedere la tua schiena …” quando il dio stesso gli appare improvvisamente in una visione. Ovidio è terrorizzato, ma riesce a fare alcune domande al dio sul significato della festa a cui Giano Bifronte risponde:
“Perché hai due facce?
Perché vedo il passato e il futuro.
Perché il nuovo anno inizia in pieno inverno e non in primavera quando tutto si rinnova?
L’inverno indica la morte del vecchio sole e l’inizio del nuovo. L’anno inizia da quel punto.
È vietato fare affari o intentare una causa nella maggior parte delle celebrazioni, ma non il 1° gennaio.
Perchè no?
Perché l’ozio non stabilisca il modello per tutto l’anno. Inizia come intendi andare avanti.
Perché ti viene offerto vino e incenso il primo dell’anno, prima di qualsiasi altro degli dei?
Sono la porta e il portiere. Puoi accedervi tramite me.
Perché ci auguriamo Felice Anno Nuovo e dobbiamo dire solo cose positive oggi?
I presagi sono collegati agli inizi. In questo primo giorno dell’anno, le orecchie degli dei sono aperte e le tue parole hanno più peso.
Perché è tradizione che oggi le persone si scambino datteri, fichi e vasetti di miele?
Sono tutti buoni presagi, assicurano che l’intero corso dell’anno sarà dolce come il suo inizio.
Capisco perché si regalano cose dolci, ma dimmi il motivo del dono del denaro.
Quanto poco sai dell’età in cui vivi se pensi che il miele sia più dolce dei soldi in mano”.
Tre foglie di alloro fatte di ambra sono state rinvenute nel corredo della giovane Antestia Marciana (II secolo d.C.), ad Aquileia.
Riportano la scritta augurale A.N.N.F.F. “buon anno nuovo e lieto”, acronimo presente anche in tante lucerne.
L’ambra veniva donata come simbolo di buon auspicio in occasione dei capodanni e per le donne, in particolare, era di buon augurio sognare monili in ambra, ma soprattutto possederli, come dimostrano i numerosi oggetti presenti nelle deposizioni femminili sin da epoche remote.
Fonte: Quando il Destino Diventa Fato, di Pier Paolo Parise