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Angelo ATTOLICO, Roberto ROTONDO, Tra paganesimo e cristianesimo.

Nel territorio di Fasano, in provincia di Brindisi, fra le campagne coltivate a ulivo, sorge la piccola chiesa nota come tempietto di Seppannibale. Il singolare nome dell’edificio non deriverebbe dalla sua dedicazione, che rimane tuttora incerta, ma da quello di un suo antico proprietario del XVIII secolo, Giuseppe Annibale, probabile esponente della importante famiglia Indelli.
Nell’ultimo decennio, il tempietto, già noto agli specialisti per la sua particolare architettura e per il grandioso anche se frammentario ciclo di affreschi, è stato oggetto di indagini archeologiche, condotte dall’équipe di Gioia Bertelli, docente di archeologia paleocristiana e altomedievale presso il Dipartimento di Studi Classici e Cristiani dell’Università degli Studi di Bari.
La costruzione appare di piccole dimensioni (8 m per lato circa), edificata con conci in càrparo (pietra calcarea locale, tipica della Puglia, n.d.r.) di grosse dimensioni, che sembrano essere di riutilizzo. Le soluzioni architettoniche, come anche la pittura, che rimanda al mondo pittorico beneventano e molisano, ne suggeriscono una datazione vicina alla fine dell’ VIII secolo.
I risultati delle indagini archeologiche sono state a dir poco sorprendenti: nella zona antistante la chiesa sono venute alla luce tracce di un abitato tardoantico, la cui fase di vita è compresa in una forbice cronologica che va dal IV al VII secolo d.C., come rivela lo studio dei materiali e delle monete rinvenute all’interno degli strati di crollo; l’abitato è caratterizzato da evidenze che segnalano la probabile presenza di attività produttive da correlare alla costruzione dell’edificio religioso. In relazione all’abitato e alla chiesa sarebbero alcune sepolture terragne rinvenute nella zona circostante.
Le strutture abitative tardoantiche si appoggiano a muri di una fase precedente, di età romana, come è attestato dal ritrovamento di monete degli imperatori Vespasiano, Antonino Pio e Commodo.
La presenza di una fase romana sembra confermata dallo scavo della zona circostante la chiesetta, che ha portato invece alla luce due muri che proseguono al di sotto dell’edificio sacro. Queste strutture sono interpretabili come parte di un recinto sacro, ipotesi suggerita anche dal rinvenimento di deposizioni animali a scopo rituale: oltre la testa di un cervide, si sono identificati i resti in connessione anatomica di una capretta integra, deposta probabilmente legata e in posizione supina, e di un capro intero, che presentava all’interno della bocca un chiodo in bronzo, una moneta e, nei pressi della testa, una lucerna che non reca segni di utilizzo; i materiali suggeriscono una datazione vicina ai primi secoli dell’impero. In tutti e tre i casi gli animali non recano tracce di macellazione.
Nel caso in cui la presenza di un edificio sacro di età romana in ambito rurale venisse confermata dal prosieguo delle indagini, risulterebbe estremamente interessante la continuità d’uso dell’area a scopo sacrale dall’età imperiale fino a quella altomedievale e a cavallo tra paganesimo e cristianesimo.

Fonte: http://www.archeo.it , n. 265, marzo 2007

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