La scoperta fatta in un sito non lontano da dove toccò terra Colombo.
Tempo fa alcuni archeologi dell’Università del Wisconsin a Madison avevano iniziato a scavare nelle adiacenze della vecchia chiesa coloniale di Campeche, nella penisola dello Yucatan, portando alla luce un antico cimitero dall’aria stranamente multietnica. Oggi sono arrivati i risultati delle analisi.
Esaminando i resti di quattro delle 180 persone inumate, i ricercatori hanno potuto stabilire che si trattava di alcuni fra i primi schiavi africani approdati in America. L’origine africana degli schiavi è stata determinata studiando le tracce di sostanze chimiche caratteristiche di vegetali e terreni propri del paese natale. Non solo i capelli, ma anche denti e ossa possono infatti rappresentare una sorta di archivio di tutte le sostanze che con l’alimentazione entrano nell’organismo. Sostanze che a loro volta possono rappresentare una sorta di carta d’identità del posto in cui si è nati e vissuti.
La chiesa e il cimitero annesso risalgono agli ultimi decenni del XVI secolo e secondo T. Douglas Price – docente all’Università del Wisconsin e autore dell’articolo pubblicato sull’ultimo numero dell’American Journal of Physical Anthropology – quella scoperta “rappresenta la più antica documentazione della diaspora africana nel Nuovo Mondo e indica che gli schiavi vi sono stati portati poco dopo l’arrivo degli europei.”
Fonte: Le Scienze on line 03/02/2006
Cronologia: Arch. Precolombiana