Dallo studio di mummie e crani umani provenienti da tombe del Perù pre-incaico, conservati nei Musei civici di Reggio Emilia, giungono elementi forti a convalidare l’ipotesi di un antichissimo popolamento del continente americano attraverso migrazioni diverse da quella fino ad ora accertata di popolazioni mongoliche passate dalla Siberia all’Alaska attraverso lo stretto di Bering, una quindicina di migliaia di anni fa.
Le nuove prove, raccolte dall’archeologa bolognese Maria Longhena, consistono nei capelli prelevati da un cranio di donna e dalla mummia di un giovane uomo: la loro analisi ha rivelato la caratteristica della cimotrichia, ossia capelli ondulati o riccioluti, che sono tipici soltanto delle popolazioni australoidi e caucasiche (le popolazioni amerindie di origine mongolica hanno solo capelli lisci). Questi individui, i cui corpi furono mummificati nel deserto peruviano di Ancon diversi secoli prima dell’impero Inca, sembrano dunque testimoniare la presenza di un’etnia diversa da quella amerindia di tipo mongolico: così scrive la Longhena, che conduce la ricerca interdisciplinare insieme all’antropologo Giorgio Gruppioni ed alle archeologhe Maria Lenares ed Elena Tazzari, in un articolo sulla rivista di archeologia “Hera” nel numero attualmente in distribuzione.
“Siamo in attesa di una convalida da ulteriori esami di laboratorio”, aggiunge la studiosa, che polemizza con “l’atteggiamento dogmatico di molti archeologi, che fino ad ora non hanno ammesso la possibilità di migrazioni e di apporti umani provenienti da altrove”.
“Eppure – aggiunge l’archeologa bolognese – un’ondata migratoria avvenuta almeno 40.000 anni fa è stata recentemente confermata dalla scoperta di impronte umane nella cenere vulcanica nei pressi della città di Puebla, nel Messico meridionale”.
Fonte: AV Avvenire 10/09/05
Cronologia: Preistoria