Alle pendici sud-occidentali del monte Musinè verso la valle della Dora, in località Grange di Milanere di Almese, è conservato uno dei più importanti complessi residenziali extraurbani di epoca romana del Piemonte.
Gli scavi archeologici, condotti a partire dal 1979 prima dall’Università di Torino, poi dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, hanno consentito di mettere in luce un vasto complesso esteso su una superficie di circa 3000 mq, incentrato su una grande sostruzione verso valle, che sostiene un cortile centrale porticato, circondato da ambienti su tre lati. Ciò che rimane è il piano terreno di un edificio che doveva estendersi anche su un piano superiore, del quale restano solo elementi crollati dopo l’abbandono della struttura, quali intonaci dipinti e frammenti di pavimentazione. Il complesso era dunque articolato su più livelli, con spazi abitativi alternati a cortili e zone a cielo aperto, che assecondavano il naturale declivio del terreno.
Sul terrazzo superiore di sviluppavano gli ambienti residenziali-padronali, distribuiti ai lati di un vasto peristilio (come attestano piccoli capitelli e basi di colonna rinvenuti), sul quale si aprivano ambienti di rappresentanza decorati da intonaci policromi. Al piano inferiore delle ali edificate si articolavano gli ambienti di servizio (cucine, dispense, magazzini, alcuni contenenti, al momento del ritrovamento, ancora tracce delle derrate alimentari conservate) e gli alloggi per la servitù. L’ampia terrazza verso valle, sulla quale si apriva il fronte a pilastri della villa, doveva essere occupata da un’area a cielo aperto, in origine forse circondata da un ambulacro, utilizzata come giardino (hortus). L’accesso alla villa doveva avvenire da monte, dove le recenti campagne di scavo hanno messo in luce un vano di ingresso, con soglia e gradini in pietra.
I reperti mobili consentono una datazione tra gli inizi del I secolo d.C. ed il IV secolo d.C., quando la struttura subì un incendio, del quale si sono conservate numerose tracce che documentano la distruzione della carpenteria lignea del tetto. I pavimenti erano curati e realizzati a mosaico, in cocciopesto con scaglie di pietra, talvolta con fasce a mosaico, o in semplice cocciopesto.
La posizione dominante su un pendio ben esposto, anche dal punto di vista panoramico, con la possibilità di spaziare da Rivoli all’alta valle di Susa, e l’accuratezza nella realizzazione delle strutture murarie, nonché delle finiture (intonaci dipinti e pavimenti), ne fanno un esempio di estremo interesse di villa padronale, forse proprietà di un personaggio legato alla gestione dei dazi doganali della quadragesima Galliarum, che sappiamo avere un punto di esazione poco più in basso, lungo la strada del Monginevro, presso la statio di Ad Fines Cottii (località Malano di Avigliana). Il complesso doveva essere comunque attivo nello sfruttamento agricolo-pastorale-silvano di un’ampia porzione del territorio circostante, con probabilmente altri edifici nei pressi destinati alla produzione. Alcuni bolli laterizi con il nome della famiglia dei Calventii offrono un possibile indizio sugli antichi proprietari.
Le ultime campagne di scavo non hanno ancora completato l’indagine dell’insediamento: sono infatti presenti a nord i resti di almeno due altri edifici, probabili pertinenze della villa destinate ad altre funzioni, ed è da poco emerso anche un probabile resto di muro di terrazzamento, collocato ulteriormente più a monte. Solo con la definizione dell’estensione esatta del costruito al di sotto dei potenti colluvii che hanno obliterato quanto sopravvissuto al crollo e alla spoliazione, sarà possibile avere un quadro completo della conformazione antica dell’insediamento.
Info:
Almese (TO), via Tetti Montabone – tel. +39 011.9350201 – cultura@comune.almese.to.it
Costo biglietto: ingresso gratuito
Contatti: Comune di Almese, Ufficio Cultura
Servizi al pubblico: aperta al pubblico in modo occasionale.
Fonte: http://archeo.piemonte.beniculturali.it