I boschi della Val Civetta, il paradisiaco prato tra i rifugi Mario Vazzoler ed Attilio Tissi ai piedi della torre Venezia (gruppo del Civetta), hanno restituito dei resti archeologici risalenti al periodo Mesolitico Recente.
Da alcuni giorni è iniziato un sondaggio, o meglio una verifica in seguito ad una presenza già accertata in superficie. La ricerca è coordinata dal responsabile dello scavo, Carlo Franco, dottore di ricerca in archeologia e storia antica (XXI Ciclo) dell’Università Cà Foscari di Venezia coadiuvato dai soci di gruppi archeologici bellunesi che da anni svolgono attività di prospezione sulle Dolomiti alla ricerca di testimonianze preistoriche: il Gruppo archeologico (Arca) di Agordo e l’associazione Amici del Museo di Belluno.
«Pian de la Lora – dice Carlo Franco – è uno dei luoghi che ha restituito più reperti in superficie e che quindi potrebbe portare ad ulteriori risultati attraverso una verifica stratigrafica. Si tratta della sella dominante su un bacino lacustre stagionale (1925 metri sul livello del mare), luogo da cui erano in passato emerse le tracce più chiare di una frequentazione umana nel Mesolitico, associate inoltre a residui carboniosi databili. A seguito dell’autorizzazione della Soprintendenza Archeologica per il Veneto e di una preliminare visita del professor Paolo Biagi, Ordinario di Paletnologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, sono quindi state avviate le indagini archeologiche».
Attraverso la verifica in corso gli esperti ed appassionati potranno chiarire in dettaglio l’inquadramento crono-culturale del sito. Il sondaggio ha già restituito una notevole quantità di manufatti in selce, ritrovamenti che confermano le ipotesi preliminari, ovvero sono tutti inquadrabili, sia sul piano tecnologico che tipologico, nel Mesolitico Recente di tipo Castelnoviano (9000-7500 anni fa).
«L’importanza di questo dato preliminare – continua Franco – è certamente la contemporaneità del sito di Pian de La Lora rispetto al famoso riparo di Mondeval de Sora (Val Fiorentina in Comune di Selva di Cadore), caratterizzato dall’unica sepoltura nota per il Mesolitico Recente in Italia settentrionale. Difficili da stabilire, seppur plausibili, le eventuali relazioni tra i due siti».
La Val Civetta presenta svariate analogie con molti altri casi archeologici nell’ambito delle ricerche sul mesolitico alpino. Nell’Italia nord-orientale, non sono rare infatti le testimonianze mesolitiche presso luoghi strategici ai fini di pratiche venatorie d’alta quota, quali passaggi obbligati, luoghi panoramici o bacini lacustri.
«I reperti – conclude il responsabile dello scavo – potrebbero anche essere la traccia lasciata da gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori che nel corso della stagione estiva muovevano verso le aree montane al seguito dei branchi di grandi ungulati gregari come cervi, camosci o stambecchi».
Notevole lo sforzo logistico di coloro che stanno setacciando i boschi ai piedi della Torre Venezia, scavano a 2000 metri in un luogo inaccessibile agli automezzi che comporta notevole impegno da parte di tutti, spinti da una grande passione volontariamente ed a titolo gratuito.
Fonte: Il Gazzettino on-line 11/07/2007
Autore: Mirko Mezzacasa
Cronologia: Preistoria