Durante uno scavo per lavori pubblici in corso nel moderno distretto di Shatby ad Alessandria d’Egitto, la missione archeologica egiziana guidata dal dott. Ibrahim Mostafa ha riportato alla luce un grande insediamento residenziale, commerciale e produttivo di epoca greco-romana.
L’insediamento, abitato tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C., si trovava adiacente alle antiche mura della capitale egizia e disponeva di aree di sosta destinate ai viaggiatori e ai visitatori della città in attesa di ottenere il permesso d’ingresso, nonché aree adibite per il controllo delle merci in arrivo e la determinazione delle tasse sui prodotti importati in città.
Si tratta di una scoperta molto importante, in quanto getta nuova luce sulle diverse attività che animavano il lato esterno delle mura cittadine in epoca greco-romana.
I 9 mesi di scavo hanno già permesso di determinare la planimetria del quartiere, costituita da una strada principale dove affluivano numerose vie laterali tutte collegate a una rete fognaria e a una capillare rete idrica. Infatti sono venuti alla luce una serie di pozzi d’acqua scavati nella roccia e una vasta rete di tunnel collegati ad oltre 40 serbatoi ricoperti da uno strato di malta rosa e utilizzati per immagazzinare sia acqua piovana che alluvionale da utilizzare poi durante le stagioni secche.
Sono stati scoperti anche i resti di una cappella dedicata alle dee Atena e Demetra (venerate come protettrici dell’arte venatoria, ittica e delle messi) contente ancora frammenti di statue loro dedicate. Attigua alla cappella, i resti di una stanza con un gruppo di piccoli forni utilizzati per bruciare sacrifici e per cucinare i pasti destinati agli amministratori del tempio, resti di anfore e piccoli depositi di cereali.
L’insediamento aveva un proprio mercato con laboratori e negozi che vendevano, tra l’altro, ceramiche votive e statuine raffiguranti divinità, eroi della mitologia, personaggi famosi e imperatori, come testimoniano i vari stampi trovati in loco e un busto in alabastro: splendido oggetto d’artigianato per un imperatore romano.
Ma ad arricchire la scoperta anche una gran quantità di frammenti di anfore, amuleti, oggetti in metallo, quasi 700 monete, stoviglie di diverse forme e dimensioni, vasi in ceramica e lampade (numeri utilissimi che determinano l’elevata densità di popolazione di questo sobborgo), nonché una gran quantità di strumenti legati alle attività industriali come pesi da telaio che attestano la presenza di attività tessile e reti da pesca.
Dai reperti scoperti si evince che le attività del quartiere erano strettamente collegate al commercio in entrata in città, alle attività ittiche, nonché alla produzione di strumenti ad essa associati, poiché la maggior parte degli oggetti scoperti nel laboratorio utilizzato per la creazione di statue è stata prodotta per clienti legati al mondo della pesca: pescatori che cercavano protezione negli eroi leggendari e negli dei preposti alla tutela della loro attività, proprio come accadeva per i per i combattenti che chiedevano la protezione di Alessandro Magno affidando le proprie sorti ad amuleti che lo evocavano. Dove sono state trovate le statue di divinità legate alla caccia sono state trovate anche testimonianze associate alla vendita di offerte e utensili votivi solitamente destinati ai defunti e alle loro tombe.
Nel sito sono attualmente in corso gli ultimi lavori di documentazione con fotometria 3D e tecnologia topografica avanzata. Tutte le antichità scoperte saranno sottoposte ad intervento conservativo.
Autore: Tiziana Giuliani
Fonte: www.mediterraneoantico.it, 31 ago 2021 – Source: MoTA