La strada, espressione di una vitale esigenza dell’uomo, quella del movimento, rispecchia nel suo evolversi la storia dell’umanità, dal primordiale sentiero pedonale percorso dal viaggiatore isolato, al tracciato battuto dagli animali da soma utilizzato in una successiva
e più sviluppata fase dell’economia degli scambi, alle piste che segnano gli spostamenti delle greggi nella fase della pastorizia, alle strade carrabili e lastricate sorte per l’uso dei veicoli a ruota quando il microcosmo dell’uomo primitivo si allargò fino a comprendere orizzonti sempre più vasti e la primitiva struttura sociale della famiglia e del clan si ampliò fino a comprendere intere etnie.
Nel mondo antico nessun popolo, prima di Roma, intuì l’importanza di un bene organizzato sistema stradale adatto agli scambi commerciali e che fosse supporto della sua spinta espansionistica non solo in termini di potenza, ma soprattutto di vocazione civilizzatrice universale.
Nella capillare rete stradale estesa su tre continenti, si materializza con maggiore evidenza l’irresistibile impulso che condusse Roma ad espandere la sua cultura ed ad affermare il suo istinto di dominazione oltre i confini della città palatina.
Letterati, storici e geografi hanno da sempre studiato, con stupefatto interesse, questo crescere incessante protrattosi per oltre un millennio e successivamente ripreso e sviluppato, sulle superstiti tracce, dalle potenze egemoni che seguirono al crollo dell’impero romano d’Occidente.
Alle opere di Strabone (63 a.C. – 19 d.C.) e di Plinio il Vecchio (23-79), a tutta la pubblicistica d’epoca rinascimentale, fino agli studi del periodo dell’illuminismo, si sono aggiunte le scoperte dell’archeologia dei nostri giorni favorite dalle nuove, sempre più sofisticate tecnologie di indagine.
A tanta ricchezza di dati storici e tecnici al momento disponibili per gli studiosi, la presente trattazione non pretende di aggiungere nulla di nuovo, ponendosi un semplice obbiettivo di sintesi di notizie ben conosciute. Sarà come ripercorrere itinerari di viaggio già compiuti nel passato per richiamare alla memoria antiche emozioni le quali evitando il compiacimento in uno sterile sentimentalismo nostalgico, stimolino un più cosciente impegno nel quotidiano operare.
Nell’elencare luoghi e città con l’antico ed il nuovo nome, si è anche inteso sottolineare una continuità tra passato e presente ed il senso di un tempo che pare essersi arrestato, pur nel trascorrere delle generazioni.
Superando con le grandi arterie stradali ogni naturale barriera, i Romani annullarono le dimensioni del tempo e dello spazio che separavano genti geograficamente lontane. Attraverso i nuovi contatti umani si consolidò la consapevolezza di una sostanziale identità ideologica cui fece seguito l’assimilazione culturale e politica di popoli diversi. E non a caso, proprio al momento del definitivo crollo della potenza e del dominio territoriale dell’impero romano, tale indistruttibile opera di civilizzazione universale suggerì a Rutilio Namaziano (V Secolo d. C.) il più significativo ed ispirato panegirico della romanità: “fecisti patriam diversis gentibus unam… urbem ficisti quod prius orbis erat.”
Noi moderni, considerando la rete viaria dell’antica Roma, immortale e straordinario monumento dalle incredibili proporzioni, potremo ammirare grandiose opere di ingegneria ancora integre a distanza di duemila anni, tecnologie esecutive meritevoli di analisi utili ai nostri tecnici e soprattutto risalire alle radici della Storia e della cultura
occidentale memori che, come ha affermato un grande scrittore contemporaneo, chi non medita e non comprende la Storia, non merita di farne parte.
La strada dell’asino, la strada dell’uomo
Scrive Le Corbusier (1887-1965), il grande pioniere dell’architettura razionalistica nonché teorico di avanguardia dell’Urbanistica del XX Secolo: “L’uomo avanza diritto per la propria strada perché ha una meta; sa dove va, ha deciso di raggiungere un determinato luogo e vi si
incammina per la via più diretta. L’asino procede a zig zag, ogni tanto si perde dietro a qualche cosa, da quella natura balzana che è, va a zig zag per evitare le pietre più grosse, per scansare i tratti ripidi, per cercare l’ombra; se la prende il meno possibile. L’uomo possiede la ragione per moderare i sentimenti, sa frenare le passioni e gli istinti in vista dello scopo che si propone. L’intelligenza comanda alla bestia che è in lui, gli detta le norme di vita che ricava dall’esperienza…
L’asino ad altro non pensa che a infischiarsene di tutto. Nei primi paesi abitati i carri passavano dove riuscivano ad infilarsi tra anfratti e dirupi; un ruscello rappresentava un ostacolo non indifferente. Così incominciarono a formarsi sentieri e strade. All’incrocio di queste, lungo i corsi d’acqua, sorsero i primi villaggi; le case si allinearono lungo le strade tracciate dal passaggio degli asini. Vi si costruì intorno una cinta di mura ..
là dove arrivava la strada degli asini si apersero le porte della città.
Il borgo diventa una grande metropoli. Parigi, Roma, Istanbul sono sorte sul percorso degli asini.”
Una curiosa e suggestiva teoria sulla genesi dei primitivi nuclei urbani!
Ma così prosegue il grande Architetto franco svizzero parlando delle città di fondazione romana: “I Romani erano legislatori illuminati, grandi colonizzatori, imprenditori abilissimi. Scelto un luogo dove stabilirsi all’incrocio di due strade, in riva a un fiume, tracciavano con riga e squadra la tipica pianta di città rettilinea. Volevano infatti che la
città avesse uno schema chiaro, ordinato, estremamente nitido, volevano orientarvisi e percorrerla a loro agio. La linea retta ben si addiceva alla severa indole del Romano.”
Con tali argomentazioni, colorite ma convincenti, Le Corbusier analizza il sorgere e lo svilupparsi della città a scacchiera con reticolo stradale ortogonale orientato secondo le direzioni nord sud “Cardo” ed est ovest “Decumano”, teorizzata già nel V Secolo a.C. da Ippodamo di Mileto.
Ma la spiccata propensione dei Romani per la linea retta, che Le Corbusier rileva nel tracciato delle strade urbane, si riscontra anche per le strade extraurbane concepite dai Romani con l’intento di collegare con il percorso più breve possibile i centri del loro vasto impero: esaminiamone alcune in rapida panoramica.
Nel 187 a.C. i legionari del console Emilio Lepido posero mano alla costruzione della “Via Aemilia” impostando un lunghissimo rettilineo di oltre 170 miglia (un miglio romano sviluppa 1478 metri) da Piacenza a Rimini. Una serie di lunghi rettifili caratterizzava il percorso
della “Via Appia” iniziata nel 312 a.C. “longarum regina viarum” tra Roma e Capua e prolungata nel 264 a.C. con caposaldo terminale Brindisi.
Appena varcata la Porta Capena, il costruttore Appio Claudio tracciò i lunghi rettifili per tutta l’area dell’Agro romano e dei Colli Albani ancor oggi perfettamente percorribili non lontani dall’arteria moderna. Lungo le Paludi pontine non ancora bonificate.
INDICE
PRESENTAZIONE
LA STRADA DELL’ASINO, LA STRADA DELL’UOMO
PER VIAGGIARE SICURI OCCORRE UNA BUONA GUIDA
I MEZZI DI TRASPORTO
DOVE FARE UNA BUONA SOSTA? QUANTO MANCA ALLA META?
CHI COSTRUIVA LE STRADE E COME?
I PONTI
I ponti romani in Italia
Antichi e moderni costruttori in gara per il ponte più ardito
I ponti romani nei territori di conquista
RILEVATI E TRINCEE STRADALI
GALLERIE
ANCHE AGLI ANTICHI ROMANI PIACEVA VIAGGIARE ALL’ESTERO
GLI ANTICHI ROMANI FINIVANO SEMPRE PER TORNARE A ROMA
REGIO IX Liguria
REGIO XI Transpadana
REGIO X Venetia et Histria
REGIO VIII Aemilia
REGIO VI Umbria
REGIO V Picenum
REGIO IV Sabina et Samnium
REGIO VII Etruria
REGIO I Latium et Campania
REGIO II Lucania et Bruttium
REGIO II Apulia
Insula Sardinia
Insula Corsica
Insula Trinacria
LA VIABILITÀ URBANA
Il sistema viario nella città di Roma
La viabilità nelle città di fondazione e colonizzazione romana in Italia
La viabilità romana nelle città emerse dalle ricerche archeologiche in Sardegna ed in Sicilia
Reminiscenze romane nella viabilità urbana moderna in Italia
Reminiscenze romane nella viabilità urbana moderna sulle isole
La viabilità nelle città di fondazione romana fuori d’Italia
ARCHI TRIONFALI
SALVOS IRE, SALVOS VENIRE
APPENDICE
Il recupero dell’antico percorso della “Via Ostiensis”
La circonvallazione di Pozzuoli di Marco Cocceio Nerva
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Info:
Editrice Librerie Dedalo
Pagine: 229 – Formato: 21,5×25 cm – Anno: 1998
Prezzo di copertina: 25,82 Euro
Prezzo archimagazine (sconto del 40%): 15,50 Euro
PER APPROFONDIMENTI O PER ACQUISTARLO: http://www.dedalo.it/carrello.php