La Strada romana (ufficialmente «Julia Augusta», poiche’ sistemata dall’imperatore Augusto nel 13 d.C.), che collega Albenga con Alassio, costituisce, con «La via dell’amore» delle Cinque Terre, la piu’ bella passeggiata della Liguria. Il percorso scavato fra le falesie della Riviera di levante e’ piu’ ricco di suggestioni paesaggistiche, ma la via che porto’ la civilta’ romana alle Gallie offre la dolcezza di una passeggiata facilmente percorribile in poco piu’ di un’ora, senza difficolta’ ne’ dislivelli, con grandi ricchezze archeologiche.
Lunga quattro chilometri e mezzo, sovrastante la via Aurelia ad una quota media di 50 metri sul livello del mare, la Strada romana offre il fascino dell’archeologia (interessanti le necropoli romane che la affiancano) e una rassegna unica a cielo aperto della macchia mediterranea, dai lentischi all’alaterno, dalla ginestra all’euforbia dendroides, dal timo alla ruta, dal carrubo alla mimosa, dall’elicriso dello scoglio alla cineraria marittima.
Rispetto alla Via dell’amore, che offre una natura maestosa ed aspra, la Strada romana sa commuovere il viandante con un breve tratto in cui si sono miracolosamente salvati anche i marciapiedi (i «limines» romani) su cui ci si rifugiava duemila anni fa al passaggio dei carri.
La Julia Augusta e’ una balconata, lontana dagli scappamenti della auto, affacciata sulla vista della Gallinara, che dista un miglio marino dalla costa, unica isola fra la Palmaria (La Spezia) e le isole della Costa Azzurra.
La Gallinara, gia’ citata dagli storici romani nel secondo secolo avanti Cristo, e’ sormontata, a quota 90 metri, da una torre di avvistamento eretta dalla Repubblica genovese. Diede ospitalita’ fra il 356 e il 360 dopo Cristo a San Martino da Tours in fuga dagli Ariani.
La «romana» ha subito anch’essa degli assalti del cemento, ma in quantita’ limitata. Alcune delle irregolarita’ sono dei veri e propri «capolavori» di certosina pazienza e certosina trasgressione delle norme edilizie portate avanti nel corso dei decenni. C’e’ anche chi e’ riuscito a trasformare in una graziosa villettina un serbatoio in cemento per l’acqua da irrigazione.
La via romana segnalata con cartelli indicatori che consentono di percorrerla, col suo andamento «a montecala», dai quasi 100 metri di altitudine di Santa Croce Alta ai 30 metri della zona di Vadino di Albenga. C’e’ chi ha segnalato che questa passeggiata costituisce un museo all’aria aperta della macchia mediterranea, offrendo la possibilita’ di una lezione di botanica.
La romana rimase in funzione sino ai primi decenni dell’Ottocento quando i Savoia portarono a compimento l’alternativa, a livello del mare, dell’attuale Aurelia. All’altezza del campeggio «Mare e monti» (in territorio alassino) e’ stato posto il confine che tuttavia gli albenganesi contestato come colpo di mano rispetto allo stesso decreto firmato da Napoleone che indicava nel «rocher de Vaino» (roccia di Vadino) il discrimine territoriale che invece gli alassini seppero poi portare sino al rio della Colombera (300 metri verso levante).
Lunga quattro chilometri e mezzo, sovrastante la via Aurelia ad una quota media di 50 metri sul livello del mare, la Strada romana offre il fascino dell’archeologia (interessanti le necropoli romane che la affiancano) e una rassegna unica a cielo aperto della macchia mediterranea, dai lentischi all’alaterno, dalla ginestra all’euforbia dendroides, dal timo alla ruta, dal carrubo alla mimosa, dall’elicriso dello scoglio alla cineraria marittima.
Rispetto alla Via dell’amore, che offre una natura maestosa ed aspra, la Strada romana sa commuovere il viandante con un breve tratto in cui si sono miracolosamente salvati anche i marciapiedi (i «limines» romani) su cui ci si rifugiava duemila anni fa al passaggio dei carri.
La Julia Augusta e’ una balconata, lontana dagli scappamenti della auto, affacciata sulla vista della Gallinara, che dista un miglio marino dalla costa, unica isola fra la Palmaria (La Spezia) e le isole della Costa Azzurra.
La Gallinara, gia’ citata dagli storici romani nel secondo secolo avanti Cristo, e’ sormontata, a quota 90 metri, da una torre di avvistamento eretta dalla Repubblica genovese. Diede ospitalita’ fra il 356 e il 360 dopo Cristo a San Martino da Tours in fuga dagli Ariani.
La «romana» ha subito anch’essa degli assalti del cemento, ma in quantita’ limitata. Alcune delle irregolarita’ sono dei veri e propri «capolavori» di certosina pazienza e certosina trasgressione delle norme edilizie portate avanti nel corso dei decenni. C’e’ anche chi e’ riuscito a trasformare in una graziosa villettina un serbatoio in cemento per l’acqua da irrigazione.
La via romana segnalata con cartelli indicatori che consentono di percorrerla, col suo andamento «a montecala», dai quasi 100 metri di altitudine di Santa Croce Alta ai 30 metri della zona di Vadino di Albenga. C’e’ chi ha segnalato che questa passeggiata costituisce un museo all’aria aperta della macchia mediterranea, offrendo la possibilita’ di una lezione di botanica.
La romana rimase in funzione sino ai primi decenni dell’Ottocento quando i Savoia portarono a compimento l’alternativa, a livello del mare, dell’attuale Aurelia. All’altezza del campeggio «Mare e monti» (in territorio alassino) e’ stato posto il confine che tuttavia gli albenganesi contestato come colpo di mano rispetto allo stesso decreto firmato da Napoleone che indicava nel «rocher de Vaino» (roccia di Vadino) il discrimine territoriale che invece gli alassini seppero poi portare sino al rio della Colombera (300 metri verso levante).
Autore: Romano Strizioli
Fonte: La Stampa.it, Imperia, 06 luglio 2011.