C’è l’intera storia delle tombe tarquiniesi, e il loro futuro, nel volume di Adele Cecchini Le tombe dipinte di Tarquinia. Pubblicato da Nardini, è la nuova edizione riveduta e aggiornata, con le recenti scoperte, del precedente lavoro dell’autrice, edito nel 2012. Preceduto ora da una prefazione di Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo e presidente onorario dell’Associazione Amici delle Tombe dipinte di Tarquinia, il volume presenta agli studiosi una disamina completa dei sepolcri, dalla loro scoperta, avvenuta nella prima metà dell’800, fino agli studi scientifici più recenti, finalizzati all’individuazione dei pigmenti e degli strati preparatori dei dipinti.
Già nella prima edizione, buona parte dello studio era rivolta alla tecnica esecutiva delle pitture parietali, con un’innovativa tesi. Non solo nell’opinione comune, ma anche per la maggioranza degli esperti, quando si parla di tombe etrusche, si parla di affreschi. Secondo Cecchini invece si tratterebbe di pitture eseguite su uno strato preparatorio di creta microfossilifera.
«Quest’ultima, scrive l’autrice, ricorda il famoso bianco per eccellenza dell’antichità, citato da Plinio e da Vitruvio: il “paretonium”». A sostegno dell’ipotesi sono riportati i risultati delle prime analisi effettuate nei laboratori di diagnostica per la conservazione e il restauro dei Musei Vaticani (dati contenuti nella prima edizione del volume), e ora ulteriormente suffragati dalle indagini, ancora in corso, svolte dall’Università di Catania.
Dopo l’analisi della storia conservativa delle tombe, dai primi interventi di manutenzione nel XIX secolo, sino alle operazioni di restauro dal 1900 ad oggi, il volume delinea le moderne metodologie di conservazione e restauro. Settantuno schede tecniche delle tombe attualmente accessibili, consegnano una preziosa mappatura per la loro futura manutenzione. Vengono presentati, infine, i dati relativi alle indagini archeometriche, condotte con metodi non distruttivi, che hanno consentito di individuare con precisione i pigmenti utilizzati in ciascuna sepoltura ipogea, come l’ocra rossa presente nella Tomba dei Giocolieri (nella foto, particolare) o la pregiata porpora di Tiro individuata nelle vesti dei defunti nella Tomba della Caccia e della Pesca.
Info:
Le tombe dipinte di Tarquinia, di Adele Cecchini, 337 pp., ill., Nardini, Firenze 2023, € 42
Autore: Arianna Antoniutti
Fonte: ilgiornaledellarte.com 27 giugno 2024
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