E’ stato recentemente presentato al pubblico il Quaderno di Studi intitolato “Castel Campanile. Un insediamento medievale nell’antico territorio cerite”, edito dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, per documentare il castello medievale e il territorio circostante, tra Pizzo del Prete e Le Macchiozze.
A partire dalla primavera del 2006 il GATC si è fatto promotore di un progetto di ricerca storico archeologica sul sito dell’antico abitato di Castrum Campanilis, uno dei numerosi insediamenti medievali del Patrimonium Sancti Petri, oggi conosciuto con il nome di Castel Campanile, poco distante da Palidoro sulla via Aurelia, nel litorale nord di Roma.
Il luogo, chiamato anche “Il Castellaccio”, per fortuna è ancora inserito in una cornice naturale e paesaggistica di notevole bellezza e suggestione, conserva intatto il fascino di quella che fu la Campagna Romana, ormai purtroppo quasi cancellata dall’urbanizzazione selvaggia dei nostri tempi. Le rovine dell’abitato, oggi comprese nella vasta tenuta dell’azienda agrituristica del Casale del Castellaccio, offrono al visitatore la possibilità di immergersi nel silenzio bucolico di un paesaggio antico e di toccare con mano la “caducità delle cose degli uomini” attraverso i pochi ruderi di un “paese scomparso”, quasi dimenticato, sepolto dalla terra e dalla vegetazione. Passeggiando tra i resti di mura e ambienti rupestri coperti di licheni, oggi popolati da vacche maremmane, pecore, asini e maiali, risulta difficile accettare l’idea che il passaggio del tempo e della storia riesca a cancellare tutto fino a questo punto, a rimuovere quasi completamente la realtà e la memoria di un luogo che un tempo fu vivo ed importante. Dopo un sopralluogo in questo angolo dimenticato dell’antica Tuscia Suburbicaria, tra i resti della fortezza medievale e del suo borgo, all’epoca difeso da mura su alti costoni di tufo, con case, chiese, stalle e abitazioni in grotta, non si può non restarne attratti e affascinati, non può non scattare la curiosità e la voglia di scoprirne la storia andando a ricercare i tanti “frammenti del puzzle originario” dispersi dal tempo.Sulle orme degli storici e dei topografi dei secoli passati, dal Coppi, al Nibby, al Canina, e ancora all’Ashby, al Tomassetti, al Mengarelli, alla Kent Hill fino al Silvestrelli e alla recente sintesi della Conti si è sviluppata la nuova ricerca cercando di arricchire e rileggere il quadro delle conoscenze.
L’impegno della nostra Associazione con il suo “Settore Castel Campanile” ha provveduto nel corso degli anni ad una nuova ricognizione a tappeto dell’insediamento antico e dei suoi immediati dintorni, documentando i resti monumentali e le presenze archeologiche di superficie. Ne è emerso un quadro del popolamento dell’area molto intenso che dalla preistoria e dall’epoca etrusca arriva alla nascita del Castrum Campanilis, in epoca altomedievale, dopo la fine del mondo antico e la scomparsa del “Paesaggio delle ville” di epoca romana.
Per cercare di riannodare i fili che da sempre, attraverso i secoli, legano le vicende della storia una all’altra fino ad arrivare ai nostri giorni senza soluzione di continuità, si è cercato di fare anche noi la nostra parte. Si è scelto di dedicare tempo e risorse per fare ricerca e poi per pubblicare questo “Quaderno di Studi”, destinato a contribuire al recupero della memoria storica del “Castellaccio di Castel Campanile” e dei resti che lo raccontano, proponendo al lettore una sintesi di quanto noto e delle conoscenze emerse dalle ultime ricognizioni. Infine, ma non certo in ordine d’importanza, pubblichiamo questo Quaderno per un preciso impegno civile, politico e culturale. Speriamo che la migliore conoscenza dell’enorme potenziale storico-archeologico dell’area possa aiutare soprattutto coloro che oggi vivono e lavorano nel territorio, a conoscerlo meglio per poterlo difendere dall’abbandono, dalla distruzione della memoria e dei paesaggi, dalle scelte sbagliate. Grazie anche a questo lavoro di ricognizione e segnalazione si è riusciti ad impedire che questo angolo ancora integro dell’antica Campagna Romana, sede di aziende agricole biologiche e agrituristiche, divenisse una delle nuove discariche di rifiuti della città di Roma.
Speriamo che in futuro si possa procedere alla valorizzazione del sito con interventi di ripulitura, scavo e restauro delle strutture e con la creazione di un percorso di visita didattico, che consenta anche alle future generazioni di vedere scorci e colori del mondo antico e di sentirne gli odori e i profumi come a noi, per fortuna, è ancora concesso di fare.
Autore: Flavio Enei