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REGGIO EMILIA: Trapanazione del cranio su una mummia andina.

La triplice trapanazione chirurgica del cranio di una fanciulla malata, di alto lignaggio, seppellita in epoca pre-incaica ad Ancon, sulla costa settentrionale del Peru’, e’ stata rilevata con una ricerca multidisciplinare di altissima tecnologia su una delle mummie andine, riscoperte nel Museo Civico di Reggio Emilia durante l’inventario del suo deposito.

La sensazionale scoperta e’ stata illustrata dall’archeologa americanista Maria Longhena, che ha diretto lo “scavo” nel deposito del museo ed il successivo studio scientifico dei reperti, in una conferenza alla rassegna del cinema archeologico “Imago”, organizzata a Roma dall’associazione culturale Flumen.

Dopo le prime interpretazioni del reperto (una calcificazione ossea era stata in un primo tempo attribuita allo sfondamento della parete cranica per un sacrificio rituale con seppellimento della vittima non ancora morta), l’intervento chirurgico e’ stato identificato nitidamente grazie a nuove analisi effettuate con metodologie scientifiche che per la prima volta sono state applicate alla ricerca archeologica: un raffinato studio multidisciplinare ha accertato un processo avanzasto di calcificazione dei tre fori praticati sul cranio della ragazza, che deve essere quindi sopravvissuta per parecchi mesi alla trapanazione.

L’operazione, nelle intenzioni degli antichi chirurghi, doveva consentire la fuoriuscita degli spiriti maligni responsabili della malattia, una emiatrofia cranica, cioe’ lo sviluppo asimmetrico del cranio, causa di paralisi del braccio destro e di crisi epilettiche; in realta’, la trapanazione alleggeri’ la pressione endocranica, e molto probabilmente i chirurghi dell’epoca avevano gia’ constatato il beneficio che questa operazione arrecava a soggetti epilettici.

I reperti provengono da necropoli di culture Huari e Chancay, di eta’ in fase di accertamento compresa fra il 500 ed il 1300 d.

 


Fonte: www.repubblica.it 27/03/2006
Cronologia: Arch. Precolombiana

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