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Mario Zaniboni. Doriforo di Policleto. Lezioni che provengono da un lontano passato.

policreto

Il Doriforo (portatore di lancia) di Policleto era una stupenda opera scultorea di bronzo eseguita con la tecnica a cera persa che, disgraziatamente, è andata perduta. Però, grazie ai tanti artisti che l’hanno vista ed ammirata, ne sono state riprese le forme realizzandole in marmo, tanto che oggi sono in circolazione più di trenta copie dell’originale in svariate versioni.
La replica più famosa, databile alla metà del V secolo a.C., è quella che è stata trovata durante gli scavi eseguiti all’ombra del Vesuvio, vale a dire a Pompei nella “Palestra sannitica”, il 12 giugno 1797; oggi è esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, purtroppo senza la lancia, finita chissà dove, mentre altre, intere o in parti, si trovano nei Musei Vaticani (infatti, nella Galleria degli Uffizi sono due statue complete e un torso in basalto verde); nel Kunsthistorisches Museum di Vienna sono frammenti di copie, mentre frammenti del capo si trovano sia al Pergamonmuseum di Berlino sia al Metropolitan Museum di New York.
Policleto nacque ad Argo intorno al 480 a.C. e fu uno dei più importanti esponenti della scultura greca nel periodo classico (dal 450 al 323 a.C.), ritenuto il massimo dell’arte.
Lo scultore e bronzista fu attivo ad Atene dal 460 al 420 a.C. circa. Ma delle sue opere, ahimè, nemmeno una è pervenuta fino a noi, per cui ci si deve accontentare – si fa per dire – delle tante copie pervenute sino a noi, che sono il fior fiore della scultura dell’età romana.
Di Policleto, però, si sono rinvenuti due frammenti del suo commento, intitolato “Canone”, in cui sono evidenziate le proporzioni ed i rapporti numerici ideali del corpo umano, ai quali riferirsi al momento della realizzazione di un’opera il cui soggetto sia l’uomo, appunto. Infatti, secondo Policleto, dopo aver stabilite le misure di un dito o della testa, si possono calcolare quelle di tutto il resto del corpo: la testa deve essere pari ad un ottavo dell’altezza, il busto pari tre parti e le gambe a quattro; il tutto facendo riferimento all’altezza della sua statua, che, nel suo caso, era di 2,12 metri.
Il Doriforo fece sentire il suo peso nell’arte del Rinascimento, sempre a proposito delle proporzioni delle parti del corpo umano, come lo dimostra l’interesse di artisti, fra i quali Leonardo da Vinci e Michelangelo, che studiarono le copie della statua di Policleto, immettendo le sue idee nelle loro opere; non a caso è nato l'”Uomo Vitruviano” di Leonardo.
Tornando alla copia pompeiana, ci si trova di fronte ad un modello importante di arte classica, che mostra i rapporti di proporzione fra le parti del corpo di un atleta (forse il riferimento è all’eroe Achille) in perfetto equilibrio fra di loro.
Il Doriforo di Policleto ebbe un’influenza positiva sulla scultura, che si trasmise pure all’architettura ed alle arti visive in genere. Le proporzioni da lui suggerite ebbero proseliti che le applicarono nelle varie parti costitutive degli edifici sempre con lo scopo ben preciso di evidenziare un senso di armonia e bellezza.
E ciò non solo nel passato, giacché tuttora i principi di Policleto hanno un sensibile peso nella realizzazione di fabbricati, in particolare quando sono molto complessi ed articolati. Il tutto è basato sul concetto che abbraccia le proporzioni, l’equilibrio, l’armonia e, naturalmente, la relazione che unisce la forma come aspetto e la funzione come fine.
Studiando il Doriforo di Policleto, ci si trova di fronte all’applicazione dei dettami contenuti in una mirabile lezione fondamentale per i giovani che si affacciano all’architettura ed un punto di riferimento per gli architetti professionisti.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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