L’importante sepolcro fu rinvenuto nel 2003 a circa un chilometro dal centro di Roselle (Grosseto) a seguito di segnalazioni. Dagli scavi, effettuati tra il 2004 ed il 2005, emersero due fosse contigue (denominate rispettivamente fossa I e fossa II), una delle quali (la fossa I) fortemente sconvolta da lavori agricoli effettuati nel tempo.
Le fosse in oggetto, realizzate in tempi successivi (la più risalente sembrerebbe la I) ed a profondità diverse, facevano parte probabilmente di un circolo di grandi pietre (anche il toponimo “Sassi grossi” lo farebbe pensare) e dovevano essere coperte da una struttura in legno che fu distrutta dal terreno e dalle pietre sovrastanti.
La fossa I, più grande dell’altra, ospitava due deposizioni: un inumato (parti di ossa degli arti inferiori) ed un incinerito (frammenti di femore combusto), probabilmente due adulti.
L’inumazione potrebbe risalire al primo quarto del VII secolo a.C., la cremazione dovrebbe essere successiva, intorno al 660 a.C.
L’inumato indossava un pendente arcuato in argento (forse al collo) vesti e mantello, come farebbero supporre fibule ad arco rinvenute a coppie. Del corredo dell’inumato facevano parte armi quali un elmo a calotta composita, uno scudo di tipo villanoviano (frammenti) ed un pettorale. Si potrebbe pensare ad un capo guerriero.
Le ceneri dell’altro deposto erano contenute in un ossuario di bronzo (anfora biconica?), probabilmente collocato su un trono (frammenti di lamina bronzea) ornato con motivi fitomorfi (rosette e palmette) e zoomorfi. Il ricco corredo dell’incinerito era composto da vasellame potorio, in gran parte metallico, da un tripode e da vari oggetti d’importazione. Il cremato poteva essere quindi un facoltoso princeps inserito in un’ampia rete di rapporti commerciali e culturali
Nella fossa I è stato ritrovato anche uno scettro a testa di mazza, simbolo di rango, che nella pratica poteva essere utilizzato in ambito, militare, venatorio e cerimoniale. Nella medesima fossa vi erano anche due pesi in bronzo a forma di pigna con decorazione geometrica. Si tratterebbe di contrappesi da bilancia (aequipondia), forse di pesi campione. Probabilmente uno dei personaggi ospitati nella tomba deteneva il ruolo di garante delle operazioni di pesatura e quindi degli scambi commerciali.
La fossa II, forse dotata di banchine, conteneva resti di un’incinerazione relativi ad un individuo adulto con ossa gracili. Alcuni elementi del corredo (rocchetti, una fuseruola) e parti di un calesse farebbero pensare ad una donna. Le parti metalliche della ruota del calesse conservate presentano rivestimenti in argento. Nel corredo vi erano vasi in bucchero (frammenti). La deposizione dovrebbe essere avvenuta intorno alla metà del VII secolo a.C.
Il complesso funerario di Sassi Grossi ha restituito un corredo ricchissimo ed allo stato risulta unico nell’ambito del territorio circostante.
I defunti della fossa I, in particolare, dovevano essere a capo di una potente gens stanziata a Roselle o nelle vicinanze. La ricchezza della famiglia doveva essere basata essenzialmente sul commercio.
Il sontuoso corredo delle tombe di Sassi Grossi può essere ammirato presso il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma nell’ambito della mostra “Rex Rusellarum le tombe principesche di Sassi Grossi e la nascita di Roselle” (dal 21 dicembre 2024 al 28 settembre 2025).
Sulle tombe di Sassi Grossi cfr, tra l’altro:
– Rex Rusellarum Le tombe principesche di Sassi Grossi e la nascita di Roselle a cura di Luca Cappuccini e Matteo Milletti, All’Insegna del Giglio, 2024;
– immagini e notizie in merito sul sito Facebook “Museo Archeologico e d’Arte della Maremma”.
Di seguito immagini di alcuni dei reperti rinvenuti nel sepolcro: elmo, scudi, tripode e pesi.