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ROMA. “Da Sharjah a Roma lungo la via delle spezie” La mostra al Parco archeologico del Colosseo.

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E’ ospitato in un luogo prestigioso, di grande impatto emotivo, all’interno della Curia Iulia, là dove si riuniva in antico il Senato Romano, la mostra “Da Sharjah a Roma lungo la via delle spezie” frutto della collaborazione fra il Parco Archeologico del Colosseo, diretto con mano sapiente da Alfonsina Russo, e la Sharjan Archaeological Authority, promossa da Sua Altezza lo sceicco Dr. Sultan Bin Al Quasimi, membro del Consiglio supremo e sovrano di Sharjah.
Sharjah che è uno dei sette emirati che compongono la Federazione degli Emirati Arabi Uniti, meno conosciuto degli altri si trova nella parte centrale della penisola dell’Oman, con accesso dal Golfo Arabico a ovest, sia dal mare dell’Oman a est.
I rinvenimenti in diverse zone dell’emirato di Sharjah sono la testimonianza di un insediamento dell’uomo nella zona dal Neolitico (9000 – 4000) all’età del bronzo (4ooo – 1750 a.C.) e del ferro (1250 – 300 a.C.). In questo periodo nell’area viene attestata la domesticazione del cammello e la creazione di un sistema di irrigazione che consentì un rapido sviluppo dell’agricoltura.

La mostra racconta, tramite un ricco corredo di reperti rinvenuti nell’area, la storia del misterioso mondo dell’antico regno dell’Oman durante il periodo ellenistico e romano e l’importanza dei commerci con l’oriente per il mondo romano. In particolare delle spezie, primo fra tutte l’incenso, prodotto in Arabia. La resina aromatica ottenuta dagli alberi della Boswellia sacra che cresce nei territori aridi dell’Arabia meridionale e nel corno d’Africa. Il mito dell’Arabia, produttrice delle più pregiate essenze, viene celebrato da Erodoto che racconta di una terra lontana, che profuma di divina dolcezza in cui si trovano incenso, mirra, cinnamomo, cassia, cannella e ladano. Ma racconta anche la storia di uomini e di idee che arricchirono la cultura, la religione e la visione del mondo della popolazione locale.
La mostra sottolinea l’importanza dei commerci con l’oriente per il mondo romano. Le spezie, primo fra tutti l’incenso prodotto in Arabia, costituivano i prodotti più richiesti e quindi importati e proprio per questo sottoposti a rigide regole stabilite dall’autorità imperiale. Una realtà che proprio in questi ultimi tempi è stata riconfermata dalla ricerca archeologica. E per una fortunata coincidenza a pochi metri dalla sede della mostra sono stati appena riscoperti gli “Horrea Piperataria” i magazzini voluti da Domiziano per conservare il pepe e le altre spezie, recentemente restaurati e ora accessibili al pubblico.
Ed eccoli in mostra preziosi contenitori di incenso in alabastro, giare in ceramica dipinta, collane in oro e agata, orecchini in oro e pietre, coppe in vetro rosso. Una moneta in oro con l’immagine dell’imperatore Tiberio (probabilmente un’imitazione locale coniata a Mleiha), giare, anfore, incensieri in ceramica, coppe in vetro millefiori, anfore in ceramica smaltata, spade, pugnali, iscrizioni funerarie, pettini in avorio, pendenti in corniola, bottiglie per unguenti in alabastro …e un bastoncino Kajal in argento del I secolo d. C.

Curata da Francesca Boldrighini e Eisa Yousif direttore della Sharjan Archaeological Authority, l’esposizione si può definire, senza tema di smentita, eccezionale per gli straordinari reperti archeologici rinvenuti nell’emirato di Sharian, presso le città di Mleiha e Dibba, fiorite fra l’epoca ellenistica e i primi secoli dell’impero romano. Presentati in Italia per la prima volta, gettano nuova di luce sul periodo, anche perché queste due città si trovavano al centro delle antiche vie carovaniere che collegavano l’India e la Cina col Mediterraneo e quindi con Roma e il suo impero.
Nel sito di Mleiha sono stati rinvenuti vasti cimiteri con tombe monumentali appartenenti ai membri più importanti della comunità circondate da tombe più modeste, che vanno dl III all’inizio del I sec.a. C. La tomba più monumentale è stata scoperta nel 2015, ma fu saccheggiata in antico e riutilizzata. Un’iscrizione bilingue, datata 222/221 o 215/214 l’attribuisce ad un ispettore reale del regno dell’Oman, primo riferimento storico al regno omanita, citato successivamente da Plinio il Vecchio.
I legami fra l’Arabia e l’area mediterranea sono molto antichi e non toccano solo il Mediterraneo orientale, ma anche Roma e la Spagna. Nel 24 a. C. Elio Gallo prefetto d’Egitto fu inviato da Augusto in Arabia per aprire una via commerciale verso l’India per controllare le importazioni di merci, soprattutto le spezie. Secondo Plinio il Vecchio ogni anno arrivavano a Roma 3mila tonnellate solo di incenso. Senza contare tutto il resto.
Il sito di Mleiha (III secolo a.C. – III secolo d. C.) narra la storia del misterioso Regno dell’Oman durante il periodo ellenistico e romano. Sebbene l’impero di Alessandro e gli stati ellenistici non siano stati in grado di mettere sotto controllo queste terre, il Golfo e il lato sud est della penisola arabica si trovavano al crocevia dei commerci del continente euroasiatico e la città di Mileiha era un importante punto di snodo lungo la via della seta marittima che collegava l’occidente con l‘Egitto, Roma e la Grecia, all’Oriente, con la Mesopotamia, l’India e l’Asia centrale , fino alla Cina favorendo lo scambio non solo di merci e beni preziosi ma anche di uomini e di idee. E tra i beni di lusso che giungevano a Roma attraverso la penisola di Oman c’erano le spezie e soprattutto l’incenso. Le navi romane trasportavano a loro volta verso oriente tessuti, corallo, gioielli, vetro e oggetti in metallo. E vino che proveniva da Rodi, dal Mediterraneo orientale e anche dalla Spagna.
Dunque un’apertura sul mondo antico, una testimonianza degli stretti contatti culturali e commerciali fra Oriente e Occidente, mediata dagli oggetti esposti, rinvenuti nelle necropoli e negli antichi resti urbani. Un interesse che va oltre il mero reperto per sottolinearne il significato in quanto testimonianza dell’importanza dei commerci con l’Oriente per il mondo romano.

“Con questa nuova esposizione il Parco archeologico del Colosseo intende proseguire il percorso di divulgazione e ricerca scientifica ampliandolo alla dimensione mediterranea ed internazionale – commenta Alfonsina Russo Direttore del Parco archeologico del Colosseo – i legami fra l’Arabia e l’area mediterranea sono antichi e i commerci contribuirono ad ampliare le connessioni fra le due regioni, plasmando la storia del vicino oriente per secoli”.
“Ci auguriamo – afferma Eisa Yousif curatore della rassegna e direttore della Sharjan Archaeological Authority – che questa mostra offra al visitatore l’opportunità di esplorare una storia globale condivisa: questi oggetti non sono semplici reliquie silenziose; sono storie vibranti che ci raccontano come civiltà e città come Roma e Sharjah abbiano stabilito legami che si estendevano lungo migliaia di chilometri “.

Info:
Parco Archeologico del Colosseo – Curia Iulia
Fino al 23 aprile 2025
Ingresso: Largo della Salara Vecchia
www.colosseo.it

Autore: Laura Gigliotti

Fonte: quotidianoarte.com 6 feb 2025

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