La città greca di Afrodisia, che si trova a circa 230 chilometri da Izmir, la terza città turca dopo Istambul e Ankara, e a un centinaio di chilometri dal Mare Egeo, deve il suo nome ad Afrodite, dea dell’amore, della bellezza e della fertilità al cui culto era dedicata.
Nel periodo dell’impero romano, era un importante centro per la produzione di statue e sculture varie, soprattutto in stile ellenistico, utilizzando il marmo che era coltivato nelle vicinanze nordorientali della città. La maestria degli scultori locali era nota in tutte le aree del Mediteraneo e i loro manufatti erano richiesti e apprezzati nelle città più importanti dell’epoca, vale a dire Costantinopoli, Sardi e Stratonicea in Turchia, Laodicea in Siria, e Roma. Non mancavano le ordinazioni, che includevano, fra l’altro, busti e statue di imperatori, personaggi importanti e filosofi .
Durante gli scavi eseguiti da un gruppo di archeologi dell’Università di Istambul e dell’Istituto Archeologico Tedesco in Caria, nell’Anatolia occidentale, nelle vicinanze del santuario, venne scoperta una testa marmorea, immediatamente riconosciuta come appartenente a Zeus, dio del cielo e del tuono, “il più potente e importante dell’Olimpo della mitologia greca”, così come lo definì Mehmet Nuri Ersoy, Ministro turco della Cultura e del Turismo.
La testa ha posteriormente una protuberanza che serviva per inserirla nel muro, come elemento strutturale, mentre la testa sporgeva a scopo decorativo, come se si trattasse di una mensola.
Le dimensioni sono 66 centimetri di altezza e 40 di larghezza ed è datata fra il II e il III secolo d.C. Naturalmente, la prima operazione effettuata sul reperto è stata una buona pulizia ed un buon lavaggio per eliminare la sporcizia che lo ricopriva, ridandogli la bellezza che il materiale naturale richiede e mettendo in evidenza la maestria con cui è stata scolpita. I capelli e la barba sono stati rifiniti a traforo, dando un esempio di ciò che sapevano fare gli scultori di Afrodisiaca.
Il volto serio e attento offre un’immagine assolutamente realistica e con un carattere di modernità; con piacere ci si può soffermare ad ammirare quel volto, purtroppo deturpato dal naso quasi totalmente mozzato. Ma con un’anzianità di quasi duemila anni non si deve pretendere più di tanto.
Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it