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Mario Zaniboni. Vaso del Dipylon.

dipylon

Il vaso del Dipylon è un’anfora funeraria in terracotta reperita durante scavi effettuati nella necropoli ateniese del Dipylon, appunto, risalente al periodo compreso fra il 760 e il 750 a.C.
La si ritiene il capolavoro del Maestro del Dipylon (qualcuno dice che sia un’opera del Pittore di Hirschfeld), almeno considerando ciò di cui oggi si è in possesso, perché tanti altri suoi prodotti potrebbero non essere ancora stati scoperti. Attualmente, è a disposizione dell’ammirazione dei visitatori presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene.
La funzione alla quale l’anfora era stata destinata era che essa fosse un segnale che riguardava la testimonianza e la commemorazione della defunta, una nobildonna ateniese, che sicuramente apparteneva ad una famiglia che aveva le possibilità materiali per farsi costruire un simile prezioso oggetto in terracotta: e, in effetti, il manufatto ha dimensioni considerevoli con la sua altezza di 155 centimetri e con il diametro della parte globulare centrale pari alla metà, sui 57 centimetri; alla base, il corpo si restringe, mentre il collo, cilindrico e con una svasatura, ha un’altezza pari alla metà del diametro, cioè 29 centimetri: sembra di poter affermare che le dimensioni non siano state casuali, ma perfettamente volute, in funzione di una proporzionalità che l’artista si era imposto. Date le dimensioni fuori dalla norma, il vasaio fu costretto a costruire il vaso in diversi pezzi, da riunire in un secondo tempo.
Per la decorazione fu usata una soluzione in acqua di argilla, che con l’essiccamento e la cottura del vaso sarebbe diventata scura.
Che fosse un vaso dedicato ad una donna è chiarito da quella che era la tradizione ateniese: quando moriva un uomo, infatti, le sue ceneri erano raccolte e conservate in un cratere, mentre se si trattava del trapasso di una donna, il contenitore per le ceneri era un’anfora. Pertanto, il vaso era nato come l’indicazione del luogo di sepoltura della donna e ne era il monumento alla memoria.
L’anfora è interamente decorata con ornamentazioni di fantasia e motivi ripetitivi legati alle tradizioni, distribuiti su fasce orizzontali che coprono tutta la circonferenza, con altre fasce più strette con motivi amati dai Greci; e il tutto, in cui si trova un campionario di zanne di lupo, losanghe, ovuli e animali stilizzati, è brillantemente verniciato.
La decorazione è complessa. Sul corpo sono ben 65 le fasce di larghezza diversa, con quelle più larghe in corrispondenza delle anse e del collo, mentre quelle più strette sono vicino alla bocca e al piede dell’anfora. Essa è varia, con motivi geometrici e figure stilizzate. Il collo è cervi e capre al pascolo. All’altezza delle anse, c’è un’inquadratura con la scena di una donna morta, appoggiata sul fianco sopra un catafalco e dietro è un telo verticale che, sicuramente era quello che doveva coprire il corpo della defunta. Gli astanti sono quattordici uomini in piedi, due uomini seduti e due donne inginocchiate; hanno tutti le mani alzate, mostrando la loro disperazione per la perdita. Un bambino, però dall’aspetto di un adulto, appoggia una mano sul letto, quasi a salutare la donna. Motivi decorativi separano le figure delle varie persone.
Da notare come le figure abbiano un aspetto molto discosto dal naturale, quasi una forma di futurismo o di altra tendenza di oggi.
Un reperto veramente bello, elegante, signorile ed eccezionalmente grande, da ammirare nel suo complesso, ma soprattutto da esaminare da vicino per rendersi conto dell’accuratezza e del rigore che hanno accompagnata la realizzazione della decorazione.

Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it

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