La necropoli di Su Crucifissu Mannu è un sito archeologico situato nella Nurra, regione della Sardegna nord-occidentale, in comune di Porto Torres (Ss). La necropoli si trova all’interno di un territorio che registra una rilevante presenza di monumenti preistorici distanti fra loro poche centinaia di metri.
Tra i più importanti da segnalare sono il complesso di Monte d’Accoddi, le aree funerarie di Su Crucifissu Mannu, Li Lioni, Sant’Ambrogio, Su Jaiu, Spina Santa e Marinaru, i dolmen e menhir di Frades Muros, oltre ad una decina di nuraghi.
Il sepolcreto, scavato su un banco orizzontale di roccia calcarea, comprende almeno ventidue domus de janas, tutte realizzate nel periodo compreso tra il Neolitico Recente (IV millennio a.C.) e l’Eneolitico Iniziale (III millennio a.C.) ed intensamente utilizzate, sino al tempo della cultura di Bonnanaro (1.500 a.C. circa).
Le tombe risultano tutte composte da più vani comunicanti; al loro interno si accede attraverso un pozzetto o calatoia (“a proiezione verticale”) oppure mediante un corridoio orizzontale detto dromos (“a proiezione longitudinale”). Lungo le pareti della grande stanza principale, che in alcuni ipogei è provvista di pilastro centrale, si aprono le celle più piccole dalle quali in taluni casi si dipartono radialmente altri piccoli ambienti, fino ad arrivare, come nel caso della Tomba XIII, ad un totale di 14 vani.
Alcune stanze sono adornate con gli elementi simbolici (protomi taurine diversamente stilizzate) ed architettonici (gradini, portelli sagomati, architravi) tipici del periodo, scolpiti a bassorilievo nella roccia; nella Tomba IV è presente anche l’elemento della falsa porta.
L’esplorazione del sito ha portato alla luce abbondanti quantità di ceramiche di cultura di Bonnanaro, ma anche bottoni a calotta sferica, forati, quattro brassard (bracciali da arciere) del Vaso campaniforme ed infine tre idoletti cicladici con la figura della Dea Madre. Tra i ritrovamenti anche un cranio umano che presenta documentazione di trapanazione in vivo.
Degna di nota la presenza di profondi solchi paralleli, estesi su tutta la sommità della formazione calcarea contenente gli ipogei. Sull’origine e sul significato di questi solchi non vi è ancora una spiegazione definitiva e soddisfacente.
La diffusa interpretazione che li considera un effetto del passaggio di carri in epoca romana è poco plausibile per tutta una serie di aspetti non coerenti: le tracce hanno spesso profondità eccessiva, sono troppo addensate, si intersecano inutilmente, si interrompono improvvisamente, sono localizzate in luoghi impervi su percorsi facilmente aggirabili. Questi solchi, presenti in molte altre strutture preistoriche, anche distanti tra loro (Sardegna, Malta, Canarie), diventano più plausibili se considerati strutture connesse alla religiosità delle antiche popolazioni ed al loro intento di comunicazione con le divinità.