La conca di Agnano, tra i territori di Napoli e Pozzuoli (attraverso via Antiniana), rappresenta il più vasto bacino termale d’Italia, con le sue ben 75 sorgenti, di varia natura e caratteristiche, che ne sono la massima espressione, da millenni, e il cui complesso rientra, a pieno titolo e merito, nel patrimonio inestimabile delle antichità greco-romane che, per secoli, hanno affascinato turisti, artisti e curiosi in genere.
Esso si estende a sud est dell’allora lago degli Astroni ed in prossimità del monte Spina, dunque alimentato dall’intensa attività geotermica dei Campi Flegrei. Ma da tempo, da troppo tempo, lo scenario di questo importante esteso sito, versa purtroppo in uno stato di generale abbandono e degrado, fatta però eccezione, la classica perla in tanta precarietà, per il Centro “Terme di Agnano”, di via Agnano Astroni, un vero Parco del Benessere, con le sue piscine termali che sono un luogo magico, per l’alto valore curativo sia fisico, che di riposo in ambienti rilassanti, nonché destinazione di visite guidate a cura del Gruppo Archeologico Napoletano (Gan), che tanto si adopera e contribuisce alla migliore riuscita delle iniziative in campo.
Tutto risale al 2100 a.C., quando avvenne il cataclisma che portò alla ristrutturazione geomorfologica dell’area degli Astroni, con i Campi Flegrei che all’epoca erano in piena attività, formando rilievi ed avvallamenti, aprendo bocche di fuoco e fonti d’acqua sulfurea, stanti le quali si conformò l’area di Agnano, che gli antichi trovarono ideale per impiantarvi un vasto complesso di terme, la cui fondazione risale all’età ellenistica.
Poi intervennero i Romani, periodo che va dalla tarda Repubblica fino all’età Adrianea. Doveva, inoltre, essere presente un tempio, di cui però non restano tracce, di certo interamente “mangiato” dalla vegetazione o, forse, distrutto da conquistatori e vandali. Il complesso in parola appare costruito in opera mista (= opus mixtum): una parte testacea in laterizio che contiene specchiature in reticolato e semireticolato, stile ricorrente tra I sec a.C. e I sec d.C.
Luogo caratteristico è la cosiddetta “grotta del cane”, un cunicolo basso (altezza appena 1 metro), saturo di anidride carbonica e povero di ossigeno; una cavità artificiale ipogea di età pre-romana (III – II a.C.), scavata si presume con l’intento di trovare dell’acqua termale o per fare uso del vapore che in essa esisteva.
In seguito, si è manifestato il fenomeno della “mofeta”, cioè fuoruscita di acido carbonico dal sottosuolo, che l’ha resa impraticabile ed a forte rischio.
Fu solo in età contemporanea, nel 1870 (quando “scomparve” il Lago d’Agnano), che si decise la bonifica dell’area, e grazie a ciò vennero rinvenute diverse bocche termali, fino a 70.
Oggi però in attività ne resterebbero soltanto 7. All’inizio del XX secolo fu rilanciata l’area, costruendo diversi edifici in stile liberty ed il portale a pilastri e colonne, che affaccia su via Agnano agli Astroni.
Visitare il complesso delle “terme di Agnano è, per il turista e lo studioso, un tuffo nella grandiosità antica ma nella indifferenza presente. L’area, come detto, appare in stato di abbandono, con cumuli di rifiuti e soffocata dalle erbacce.
Oggi la stessa è un insieme di ruderi, antichi e moderni. Di tanta gloria, questo al momento ci resta. Aspettiamo il risveglio degli organi preposti: l’Ente gestore e la Sovrintendenza, per salvare questo posto carico di memorie, che i viaggiatori del “Grand Tour” ricordano nei loro taccuini e che, però, si dovrebbe meglio conoscere e tutelare, recuperare e mettere in sicurezza, pulire e restaurare là dove è possibile.
Insomma valorizzare ad ogni costo. Riguardo al ruolo oramai centrale, rivestito dai tesori archeologici ben fruibili, è da rilevare che tali siti, rispetto alla sola Campania, coprono quasi la metà del flusso turistico regionale, circa il 50 per cento, trasformando le relative mete in qualcosa da vivere in simbiosi con il territorio e la comunità. Il turismo del settore e quello culturale in senso lato, “tirano” e come, specie in questi ultimi anni, costituendo uno dei principali attrattori del nostro Paese, un fattore di incisivo sviluppo del territorio su cui insiste, oltre che su scala più ampia.
Studi nel merito sono stati condotti, tra gli altri Atenei italiani, presso l’Università “Ca’ Foscari” Venezia e Sapienza Università di Roma. Con brillanti e significativi risultati.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it