Nel bel libro della Ilisso curato da Michele Guirguis si legge che gli scavi archeologici degli ultimi 25 anni concordano nell’individuare sulle sponde della laguna di Santa Gilla, in prossimità delle attuali via San Paolo, via Campo Scipione, via Po e via Brenta il primo nucleo organizzato di Cagliari con strutture abitative e impianti artigianali.
L’insediamento vede in stretta relazione l’abitato con la sua necropoli, l’uno a valle e l’altra sulla collina di Tuvixeddu. La scelta del sito fu determinata dalla ampiezza della laguna, dalla protezione offerta per le imbarcazioni, dalla ricchezza delle sue risorse come il sale e il pesce. La sua pietra calcarea sedimentaria e le argille si prestano al taglio per ottenere conci da costruzione e profonde tombe.
Lungo la via Brenta, negli anni Ottanta furono indagate le aree in corrispondenza della posa dei piloni di una strada sopraelevata e si mise in luce un muro in mattoni crudi di fango, legati con argilla, nel cui crollo erano contenuti materiali ceramici, da tavola e da cucina databili al 700 a.C. Intorno al II secolo a.C., l’intera area di Santa Gilla fu abbandonata.
Numerosi sono i pozzi e le cisterne, a bagnarola o a forma di L, collegati agli edifici, e si notano canalizzazioni realizzate con anfore e canalette in pietra e fango per lo scorrimento dell’acqua. La struttura più imponente è una banchina 30×8 metri, interamente realizzata in grossi blocchi accuratamente rifiniti nella faccia rivolta verso l’acqua. Al di sotto c’è un ampio pozzo a due vani comunicanti dotato di un’apertura in superficie che attinge l’acqua direttamente dalla falda. A monte, dopo uno slargo, ci sono una serie di vasche per la decantazione dell’argilla. Queste, si aggiungono ad altre vicine cisterne trovate il secolo scorso quando fu costruito il cavalcavia.
La stessa situazione di vasche e cisterne per l’estrazione e la lavorazione dell’argilla è stato messo occasionalmente in luce vicino allo stabilimento Enel, dove fu trovato il celebre Bes di Santa Gilla. Analoga situazione, con tre pozzi per l’argilla è stata scoperta in via Amat. Nell’area Enel vicino ai pozzi è stato ritrovato un forno interrato troncoconico sul cui fondo erano deposti un piatto e un corno di cervo. Il più consistente lotto di maschere e protomi maschili e femminili, arti votivi e animali a tutto tondo è stato ritrovato nelle acque di Santa Gilla alla fine dell’Ottocento insieme ad una gran quantità di anfore che trasportavano carni macellate.
Frammenti di volti sono stati messi in luce in altri punti della città: matrici per la realizzazione a stampo di piccoli animali provengono dall’abitato di Santa Gilla e matrici di volti femmini dal tempio di via Malta, tutti databili fra V e IV secolo a.C.
Curiosamente, nell’abitato di Santa Gilla, il primo nucleo urbanizzato della città, non sono stati individuati spazi pubblici né aree destinate alla sfera del sacro. Solo la statua in pietra del Bes rinvenuto nell’area Enel ed un piccolo Bes in terracotta nell’area di via Is Maglias rimandano al culto e alla rappresentazione delle divinità.
L’altro tempio ricordato dalle iscrizioni, grazie alla dedica ad Astarte Ericina, è quello di Capo Sant’Elia che, per la posizione sulla sommità del promontorio roccioso che si affaccia sul mare, era un punto di riferimento per le imbarcazioni in arrivo.
La necropoli di Tuvixeddu rappresenta la fonte più importante per risalire all’ideologia, ai rituali della morte e per comprendere, attraverso i materiali, relazioni e commerci praticati dalla popolazione di Cagliari.
Tuvixeddu appare come una cava romana per l’estrazione di calcare e, in età moderna, per la produzione della calce. L’importanza della necropoli era conosciuta fin dell’Ottocento quando vari studiosi si interessarono ad amuleti, scarabei egizi, ceramiche e tipologie tombali.
Sul banco di roccia affiorante tagli regolari segnano l’apertura di pozzi profondi intorno ai 3 metri a monte dei quali è in genere ricavata la cella che ospitava il defunto. Sulle pareti sono ricavate pedarole per la discesa e si notano i segni lasciati dagli strumenti utilizzati per la rifinitura. La presenza di decorazioni sulla parete breve dell’accesso è frequente. Sono rappresentati il sole, la falce lunare con i corni verso il basso, il pilastro, il simbolo di Tanit, il fiore di loto, i capitelli floreali e porte con architrave e stipiti che riproducono gli ingressi dei templi. A volte i bassorilievi conservano il colore rosso nella grande varietà di combinazioni geometriche formate da quadrati, losanghe e semplici linee.
Soltanto la Tomba dell’Ureo e quella del Sid mostrano composizioni figurative dipinte: la prima mostra il serpente alato incorniciato da palmette e gorgoni e fiori di loto mentre la seconda raffigura un guerriero con un corto gonnellino che brandisce una spada.
Alcuni materiali, come lo skyphos miniaturistico della bottega di Lindos ritrovato nella tomba 29 e come la coppa attica della vicina tomba 10, consentono datazioni a partire dal 600 a.C. La maggior parte degli oggetti più antichi (coppe a vasca emisferica, piatti ombelicati, lucerne bilicni, brocche e anforette) rientra nelle produzioni di ceramica punica del IV secolo a.C. Sono numerosi gli amuleti e i vaghi di collana, frequenti gli scarabei e i rasoi, le ceramiche di importazione a vernice nera che si affiancano alla nuova produzione locale dalle superfici rosse classificata con il nome di Cagliari 1.
Il rituale funerario è quello dell’inumazione con il defunto disposto supino con i piedi rivolti verso l’ingresso della cella, circondato dagli oggetti di corredo. Non mancano però, anche all’interno di tombe con inumati, urne che contengono resti umani combusti, come se la pratica dell’incinerazione fosse in uso contemporaneamente.
Un cenno, infine, al colle di Bonaria, dove sono state ritrovate intatte alcune tombe a pozzo del IV secolo a.C. in corrispondenza del sagrato della chiesa.
Altri oggetti provengono dal colle di Monte Urpinu e suggeriscono l’esistenza di un insediamento diffuso nel territorio occupato dalla Cagliari moderna.
Immagini dalla Sella del Diavolo di Carlo Lai.
Autore: Pierluigi Montalbano 31 ago 2024