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VENAFRO (Is). Dalla necropoli emergono i resti di una mamma col figlio.

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Nell’ambito di una recente campagna di scavi archeologici, condotta nella Necropoli di Venafro in Molise dal Centro Studi Antropologici della Fondazione Neuromed di Pozzilli e dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio del Molise, sono state rinvenute nuove sepolture contenenti scheletri ben conservati.
I resti, analizzati in laboratorio, hanno portato gli studiosi a soffermarsi su uno scheletro femminile, battezzato dagli antropologi “Elena”, che sarebbe appartenuto a una donna morta all’età di circa 30/35 anni sepolta con il suo bambino deposto tra le gambe, con la testa rivolta verso l’alto e i piedi verso il basso.

venafroLe lastre di pietra poste sulle gambe di entrambi sono state interpretate dagli archeologi come “impedimento simbolico al movimento” nell’ambito di una probabile antica credenza che questi potessero ritornare in vita. Inoltre, tra gli elementi del corredo funerario della donna, è stato rinvenuto un uovo, simbolo di rinascita.
Grazie alle più moderne tecnologie impiegate dagli antropologi forensi si riescono a tracciare i profili biologici per ogni ritrovamento per determinare il sesso, età alla morte, statura, etnia, e analisi del DNA, corredate di esami radiologici, paleontologici e paleoepidemiologici per indagare eventuali patologie legate a dieta, tumori e infezioni. Questo approccio servirà a ricostruire la vita e la cultura degli abitanti che si insediarono in questa zona situata sull’alta valle del Volturno in un periodo compreso tra il VII e il V secolo a. C., spiegano gli archeologi.
Secondo Vincenzo Giambarbara, antropologo e coordinatore degli scavi, questi popoli si stabilizzarono nell’area in un’epoca precedente a quella a cui si fanno risalire i primi insediamenti sanniti, datati intorno al IV secolo a.C.
“La necropoli – spiega Giambarbara – risale a un periodo compreso tra il VI e il V secolo a.C. e, sebbene ancora in corso di indagine, sembrerebbe organizzata in aree distinte, forse riconducibile a nuclei familiari, con una o due grandi sepolture centrali e una serie di altre tombe disposte intorno. Le sepolture presentano tutte un’architettura omogenea con una fossa più piccola spesso rivestita e coperta con lastre litiche e una controfossa più grande scavata intorno”.
Gli scavi hanno portato gli archeologi a notare che i corpi sono sempre deposti in posizione supina, con le braccia distese lungo i fianchi non manca mai il corredo funerario, soprattutto vasi e ampolle in ceramica posti sempre ai piedi dello scheletro o in una nicchia ricavata nella controfossa.
A tale proposito Giambarbara sottolinea che “scoprire una sepoltura è come aprire una finestra sul passato, una tomba è una capsula del tempo nella quale si conserva oltre al corpo anche elementi utili a ricostruire la storia e l’ambiente in cui essa ha vissuto”.

Autore: Grazia Abbate

Fonte: lavocedinewyork.com, 6 set 2024

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