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ARDAULI (Or). Tra vigne, vini e palmenti.

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Ardauli, Manenzia Palmento a doppia vasca Quarta Tappa Foto Eligio Mariano Testa

I palmenti rupestri erano (e sono) impianti funzionali alla produzione del vino. La tipologia più comune, scavata nella roccia affiorante, è costituita da un sistema di due vasche – la vasca di pigiatura e la vasca di raccolta – comunicanti attraverso un foro, un’apertura a canaletta o un vero e proprio gocciolatoio di scolo.

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Ardauli, Manenzia Palmento con vasca mobile Terza Tappa Foto Cinzia Loi

Sul piano di pigiatura si osserva, soprattutto su quelle superfici d’uso caratterizzate da una scarsa pendenza, la presenza di canalette di scolo incise nella roccia. La vasca di raccolta, posta sempre ad un livello inferiore, mostra varie planimetrie: quadrangolare, rettangolare ed ellittica. Sul piano pavimentale, costante è la presenza di una fossetta utile alla raccolta del liquido.
La pigiatura poteva avvenire anche all’interno di vere e proprie vasche mobili realizzate in pietra; munite di un beccuccio o di un foro di scolo, esse venivano posizionate sempre ad una quota più elevata rispetto alla vasca di raccolta, così da facilitare il deflusso del liquido di spremitura.
I dati relativi alla loro diffusione in Italia, in cui sono denominati anche “pestarole”, risultano ancora parziali e frammentari, benché sia accertata la loro concentrazione in Liguria e nelle zone appenniniche dell’Emilia Romagna. Il loro numero è particolarmente elevato nell’Etruria e nelle regioni della Magna Grecia.
ardauliCodice QR attraverso il quale si potrà effettuare un tour virtuale del percorso qui descritto

In Sardegna, all’interno del territorio di Ardauli (OR), attraverso varie campagne di indagine etnografica e di ricerca sul campo, sono stati individuati finora oltre cento palmenti, chiamati qui lacos de catzigare (vasche per la pigiatura), alcuni dei quali utilizzati fino ad epoca recente.
Il piccolo centro di Ardauli sorge su un paesaggio collinare, dove prosperano l’oliveto e il vigneto lavorati ancora con metodi tradizionali. In queste vigne, in cui la vite è allevata ad alberello e l’aratura avviene ancora con l’asino, si coltivano decine di uve differenti: Bovale Sardo, Bovale di Spagna, Moscatello, Semidano, Vermentino, Nasco, Barbera Sarda, etc. Il vino bianco, ottenuto da uve Nuragus nella misura non inferiore all’80% (chiamato ad Ardauli Mravasia), era conosciuto ed apprezzato in tutta l’isola. Fino agli anni ’50 del Novecento anche l’allevamento di viti su sostegni vivi (quali querce, bagolari, lecci, frassini) era diffusissimo particolarmente lungo i corsi d’acqua ed i confini di proprietà.
Fin dal 2013 i palmenti rupestri di Ardauli sono stati oggetto di approfondite ricerche archeologiche. Per proseguire il lavoro di indagine, nel 2020 l’associazione Paleoworking Sardegna ha proposto un metodo originale di ricerca partecipata: un contest fotografico sui lacos de catzigare meglio conservati del territorio ardaulese dal titolo “Lacos de Catzigare. I palmenti rupestri di Ardauli”.
L’iniziativa ha segnato l’inizio di una stretta collaborazione con i proprietari delle vigne che continua ancora oggi in seguito alla creazione, a partire dai lacos, di itinerari eno-archeologici che si snodano fuori dai tradizionali circuiti di visita dedicati alle degustazioni di vini. In questo modo i visitatori possono compiere un viaggio affascinante nella vitivinicoltura antica, alla scoperta delle vigne storiche e dei lacos de catzigare scavati nella roccia.

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Ardauli, Manenzia Palmento scavato su roccia affiorante Quinta Tappa Foto Eligio Mariano Testa

Itinerario eno-archeologico di Manenzia
Uno dei più interessanti itinerari si snoda in località Manenzia, a breve distanza dalla chiesa campestre intitolata ai santi Quirico e Giulitta. Il toponimo ricorderebbe una mansio (stazione di posta) di età romana posta lungo l’antica strada che dal Tirso saliva ad Ardauli.
L’itinerario conduce i visitatori attraverso un suggestivo sentiero caratterizzato dal verde delle vigne e degli ulivi secolari, alla scoperta dei numerosi palmenti censiti finora in questa località, descrivendone le caratteristiche strutturali e le metodologie di produzione connesse.

Il percorso prevede una prima sosta in prossimità di un impianto costituito da un sistema di due vasche – la vasca di pigiatura e la vasca di raccolta – scavate finemente in blocchi distinti di trachite (impianto mobile). La vasca di pigiatura, di forma grossomodo circolare, si adagia oggi su un terrapieno delimitato da due filari di grosse pietre. Attraverso un foro ricavato in posizione centrale, il liquido pigiato in questa vasca confluiva in quella di raccolta situata a una quota più bassa; la vasca di raccolta presenta forma semicircolare. L’impianto ingloba lateralmente una base di pressa di forma lanceolata, connessa alle operazioni di pressione che si esercitavano mediante un masso di pietra. Poco distante dal palmento si conserva un muro divisorio, caratterizzato dall’uso di fango come legante.

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Ardauli, Manenzia Palmento scavato sulla roccia affiorante Seconda Tappa Foto Damiano Urru

Il lacu de catzigare che caratterizza la seconda sosta, si trova a pochi metri dal precedente, a ridosso di un pinnetu di pietra (capanna tradizionale con cupola in pietra). L’impianto mostra delle caratteristiche completamente differenti rispetto al primo. Infatti entrambe le vasche sono state realizzate su un affioramento trachitico. La vasca di pigiatura, delimitata da una serie di 6 ortostati, presenta forma circolare irregolare. Un’apertura a canaletta collega le due vasche; la vasca di raccolta, disposta in senso trasversale rispetto a quella di pigiatura, presenta forma grosso modo ellittica.

Il palmento che caratterizza la terza sosta si mostra rilevato dal terreno e addossato anch’esso al muro che chiude il fondo. La vasca di pigiatura è delimitata in parte da filari di pietre a secco. La vasca di raccolta, rimaneggiata in tempi recenti, era posta ad una quota più bassa.

Nella quarta sosta si osserva un quarto impianto fortemente rimaneggiato in epoca recente. Degna di nota una delle vasche di raccolta.

Più in basso, nella quinta sosta del percorso, è stato individuato un impianto a due vasche scavato su un affioramento roccioso, perfettamente conservato. La vasca di pigiatura presenta forma grossomodo circolare. Un’apertura a canaletta pone in comunicazione i due ambienti. La vasca di raccolta presenta forma rettangolare. Sul piano in cui si apre la vasca si osserva un’area circolare, funzionale all’azione di pressatura. Interessante il lastrone in trachite dai bordi brevi rialzati, finemente lavorato. Difficile dire, allo stato attuale delle ricerche, quale sia stata la sua funzione originaria. Il proprietario del fondo ha riferito di averlo utilizzato come deposito temporaneo dell’uva in attesa della pigiatura.

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Ardauli, Manenzia, Palmento mobile Prima Tappa Foto Damiano Urru

Il palmento che contraddistingue la sesta tappa risulta scavato su un pianoro trachitico. Il manufatto, addossato oggi ad un muro a secco, presenta la vasca di pigiatura di forma rettangolare. Due fori di scolo ricavati lungo il setto divisorio che distingue i due ambienti, pone in comunicazione le due vasche. La vasca di raccolta, situata a una quota più bassa, presenta forma semicircolare irregolare.

Si tratta, dunque, non di una semplice itinerario, ma di un percorso studiato appositamente per consentire ai visitatori di acquisire maggiore consapevolezza circa la forte valenza storica, antropologica ed economica di questi manufatti.
I palmenti raccontano infatti la storia della nostra civiltà contadina, illustrano il lavoro e le tecniche di trasformazione dell’uva dall’età protostorica sino ai nostri giorni e contribuiscono alla riscoperta di vitigni di antica origine.

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Ardauli, Manenzia, Palmento mobile, Prima Tappa Foto Damiano Urru

Info:
Associazione Paleoworking Sardegna, e-mail: paleoworking.sardegna@gmail.com

Fonte: www.epulaenews.it 9 lug 2024

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