Costruito in opera cementizia e rivestito di pietre squadrate, il Vallo di Adriano (in Gran Bretagna) era largo mediamente 8 piedi romani (circa 2 metri e mezzo), mentre il bastione si ergeva per circa 5-6 metri e possedeva una merlatura e un camminamento di ronda. C’erano circa 320 torri di segnalazione e ogni miglio, appoggiati quasi sempre al bastione, fortini quadrangolari di circa 20 m x 20 m per le sentinelle che sorvegliavano tutto il perimetro del forte. A distanza di 4-5 miglia l’un l’altro c’erano dei veri e propri forti (castra stativa o stationes) di 1 o 2 ettari, addossati al muro o anche arretrati, dove stazionavano delle coorti e alae ausiliarie che pattugliavano il confine. A ulteriore protezione del muro, sul versante settentrionale, c’era un fossato con la tipa forma romana a V, largo mediamente 9 m e profondo 4 m.
Dal lato interno, c’era un ulteriore fossato protetto da un terrapieno sia frontalmente che posteriormente, distante circa 7 metri dal fossato (a sua volta a circa 60 metri dal muro) e alto mediamente circa 2 metri). Infine un terzo terrapieno, più stretto, ma più ripido, difendeva il lato più meridionale del fossato. Lungo tutto il muro correva una strada lastricata che permetteva lo spostamento rapido di truppe tanto lungo il limes quanto l’arrivo di rinforzi (legioni e ausiliari) dall’interno.
Il vallo, lungo 117 km (80 miglia romane) da Wallsend sul fiume Tyne alla costa del Solway Firth, è completamente in territorio inglese. Le vexillationes, coorti e ale di stanza sul vallo restarono in servizio fino alla riforma comitantese (quando sappiamo che di stanza c’era la legio pseudocomitatense Defensores Seniores, secondo la Notitia Dignitatum), all’inizio del V secolo d.C., nonostante un periodo di forte crisi ai tempi di Marco Aurelio e Settimio Severo, che infatti intraprese una spedizione a nord che non si concluse con la riunificazione dell’isola a causa della sua morte. Antonino Pio, attorno al 155, spinse la frontiera ancora più a nord e fece erigere un secondo vallo, più piccolo e perlopiù in legno e terra, che però fu abbandonato a più riprese e restaurato solo per poi venire nuovamente lasciato all’epoca di Settimio Severo.
Autore: Daniele Ivan Romano
Fonte: facebook.com 25 apr 2024