Le più recenti operazioni di scavo condotte a Filippi hanno portato alla luce una serie di reperti di grande valore e fascino, grazie agli sforzi del team dell’Università Aristotele, guidato dalla professoressa di archeologia bizantina Natalia Poulos. Il lavoro di ricerca, eseguito da studenti dell’Università Aristotele di Salonicco, ha rivelato importanti scoperte, tra cui una straordinaria testa di Apollo risalente al II o inizio del III secolo d.C., appartenente all’epoca romana.
Le operazioni di scavo si sono concentrate a est della via principale meridionale, dove questa interseca l’asse settentrionale della città, noto come “Egnatia”.
Qui è stata individuata la continuazione di una strada lastricata in marmo, sulla quale è stata rinvenuta una moneta di bronzo dell’imperatore Leone VI (886-912), fornendo così indicazioni preziose sulla durata dell’utilizzo della strada stessa. Nella zona di congiunzione delle due strade, è emerso uno spazio aperto, probabilmente una piazza, dominato da un edificio dalle ricche decorazioni.
Le evidenze emerse durante lo scavo hanno suggerito che questo edificio potesse essere una fontana. Studi precedenti, condotti nel 2022, avevano già rivelato parte della sontuosa decorazione di questa fontana, tra cui la notevole statua raffigurante un giovane Eracle. La recente scoperta di una testa di Apollo, appartenente probabilmente alla stessa epoca della statua di Eracle, suggerisce che anche quest’ultima possa aver fatto parte dell’ornamento della fontana, la quale sembra aver assunto la sua forma finale tra l’VIII e il IX secolo, attraverso il riutilizzo di antichi reperti selezionati.
L’indagine archeologica ha confermato l’idea che statue di epoca classica e romana fossero comunemente impiegate per abbellire edifici e spazi pubblici fino al periodo tardo bizantino, come attestato dalle fonti e dai dati raccolti a Costantinopoli.
Gli scavi continueranno nel corso dell’anno successivo, promettendo ulteriori rivelazioni sul passato affascinante e ricco di Filippi.
La figura di Apollo, inserita nella fontana, voleva forse riconnettersi al concetto di salute e di purezza dell’acqua erogata.
Apollo occupa un ruolo di grande importanza nella religione greca e romana, essendo il dio della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell’intelletto e della profezia. È anche riconosciuto come il dio che conduce il carro del sole attraverso il cielo, illuminando la volta celeste con la sua ardente stella.
La sua emblematica lira rappresenta il suo simbolo principale, mentre suo figlio Asclepio è venerato come il dio della medicina. In qualità di patrono delle arti, Apollo assume il ruolo di guida delle Muse. Viene spesso descritto come un abile arciere, capace di scagliare pestilenze terribili contro coloro che si oppongono a lui.
Inoltre, come protettore della città e del famoso tempio di Delfi, Apollo è venerato come un dio oracolare, capace di rivelare il futuro agli esseri umani attraverso la sacerdotessa conosciuta come Pizia. Questa capacità di predire gli eventi futuri ha contribuito a consolidare il suo status come una delle divinità olimpiche più importanti e rispettate nell’antichità.
Filippi, luogo nel quale è avvenuto il ritrovamento del volto di Apollo scolpito nel marmo, un’antica città della Macedonia, sorge in prossimità del mare Egeo ed è ora parte del comune di Kavala (precedentemente del comune di Filippoi fino al 2010).
La sua storia affonda le radici nell’antica Crenide e prende il nome da Filippo II di Macedonia, che nel 356 a.C. la ampliò e fortificò per trasformarla in un importante centro minerario. Cadde sotto il dominio romano nel 168 a.C. e divenne famosa nel 42 a.C. come scenario della cruciale battaglia di Filippi, dove le forze di Ottaviano e Antonio sconfissero gli assassini di Giulio Cesare, Bruto e Cassio. Ottaviano, poi Augusto, la elevò a colonia in seguito a questa vittoria.
Filippi fu un centro di importanza fondamentale nei primi secoli del Cristianesimo, essendo stata la prima città europea ad essere evangelizzata da san Paolo, che indirizzò loro una delle sue epistole, la lettera ai Filippesi. Anche sant’Ignazio di Antiochia e san Policarpo di Smirne scrissero alla comunità locale.
Nel periodo bizantino, Filippi mantenne il suo ruolo di centro rilevante, ma fu occupata dai Latini durante la IV crociata e in seguito abbandonata.
Oggi, il sito è inserito nella lista del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO (2016).
L’espressione comune “ci rivedremo a Filippi” simboleggia l’inevitabilità di un confronto futuro e spesso presagisce un destino avverso. Questa frase trova origine nelle Vite parallele di Plutarco e fu poi ripresa da William Shakespeare nel quarto atto del suo Giulio Cesare, dove il fantasma di Cesare rivolgendosi a Bruto usa queste parole, preludio alla sua futura sconfitta, alla quale Bruto risponde con rassegnazione.
Fonte: www.stilearte.it 29 mar 2024