La missione archeologica egizio-giapponese, in un’operazione congiunta del Consiglio Supremo egiziano di Archeologia e dell’Università di Waseda, è riuscita a scoprire un’area cimiteriale rupestre, una serie di elementi architettonici arcaici, sepolture e reperti archeologici di diverse epoche storiche.
Le scoperte sono avvenute durante l’attuale stagione di scavi all’interno ed in cima nella zona di Katacomb, nella Regione archeologica di Saqqara. Saqqara è una vasta area funeraria egizia che si trova a circa 30 chilometri a Sud della città de Il Cairo. Nonostante contenga diversi complessi funerari, il più rilevante e conosciuto è la piramide a gradoni di Djoser, risalente alla III dinastia. Questa piramide è considerata la più antica tra tutte le piramidi e serve come prototipo per le successive “piramidi perfette” costruite durante la IV dinastia.
La scoperta è avvenuta in una nuova zona del vasto areale.
Lo ha comunicato poco fa il dottor Mustafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo per l’Archeologia, che ha spiegato che lo stile architettonico delle sepolture, le lastre qui ritrovate e i vasi di ceramica presenti nei sepolcri si riferiscono al periodo storico della costruzione di quest’area sepolcrale che risale all’epoca della seconda Dinastia. La II dinastia si inquadra nel periodo della Storia dell’antico Egitto detto Periodo Protodinastico o Arcaico dell’Egitto e copre un arco di tempo dal 2925 a.C. al 2700 a.C. circa.
Il dottor Mohamed Youssef, direttore generale dell’archeologia a Saqara e capo del gruppo di archeologi egiziani, ha affermato che le sepolture rivelate consistono nella tomba di un uomo con una maschera colorata e nella sepoltura di un ragazzo. L’area ha offerto anche una serie di sepolture tardive tra le quali un sarcofago della diciottesima Dinastia all’interno di una tomba di alabastro.
Nozumo Kawai, capo della missione giapponese, ha detto sono stati trovati numerosi reperti archeologici, tra i quali due statue in terracotta di Iside, su cui restano tracce di colorazione bianca, e dell’idolo bambino warocratico che cavalca un uccello, sul quale restano tracce di colorazione verde e bianca. Numerose anche le ceramiche, tra le quali un’”ostraca” con iscrizioni ieratiche. Notevoli anche gli ushabti (chiamati in origine anche shauabti o shabti), che in egizio significava “quelli che rispondono”, piccole statue che costituivano elemento integrante ed indispensabile del corredo funebre. Esse rappresentavano forze positive, nell’ambito delle pratiche magiche, e sostituivano i defunti nei punti più impervi e spaventosi dell’Oltretomba.
La XVII dinastia – alla quale si riferiscono i reperti più spettacolari – si sviluppa tra il 1543-1292 a.C. e segna l’avvento del Nuovo Regno nell’antico Egitto, rappresentando il periodo in cui gli Hyksos furono definitivamente cacciati. Questa fase, che si estende per circa 250 anni nel XVI, XV e XIV secolo a.C., testimonia il culmine dell’arte e dell’espansione territoriale egiziana.
Durante questo periodo, l’Egitto raggiunge il suo apice artistico e territoriale. A Tebe, la capitale, si sviluppa il culto del dio Amon, e vengono eretti imponenti monumenti come il Tempio di Karnak. Tebe diviene così potente da non avere rivali, ricevendo tributi da tutte le nazioni confinanti. La stabilità raggiunta consente una successione regolare di sovrani, passando di padre in figlio, con l’eccezione notevole di Hatshepsut, la regina-faraone.
Tuttavia, il paese si trova ad affrontare uno scisma religioso quando il faraone Akenaton proclama Aton come l’unico dio sole, abbandonando Tebe e trasferendo la capitale ad Amarna.
Fonte: www.stilearte.it, 4 gen 2024