Durante i lavori di ristrutturazione della piazza ed in occasione dei richiesti controlli sono stati ritrovati alcuni resti umani. Inizialmente si pensava si trattasse di un cimitero, in quanto un tempo i morti venivano seppelliti vicino alle chiese. Ma i conti non tornavano, perché il primo cimitero era situato in via Udine, a 400 metri di distanza».
«Sono scoperte che avvengono spesso attraverso i lavori pubblici – osserva la soprintendente alle Belle arti Giorgia Musina – Un rinvenimento che rappresenta un ottimo esempio di come i lavori pubblici aiutino a ricostruire la storia, raccogliendo frammenti del passato che appartengono alla comunità locale».
Straordinaria opportunità d’interpretare il presente attraverso nuovi tasselli, laddove i reperti consentono di «ricostruire la storia di San Lorenzo Isontino e dare nuovo significato a luoghi già conosciuti», rimarca Musina. Nessuno avrebbe mai immaginato una simile scoperta, anche se gli anziani del luogo ricordano ossa rinvenute già durante gli scavi degli anni Cinquanta e Sessanta.
«È molto probabile che la necropoli si estenda oltre e si celi nei pressi dello scavo. Chissà che ulteriori lavori non rivelino qualche altra sorpresa», auspica Musina. La cittadina ha mantenuto inalterata la struttura originaria, come anche documentato dalle mappe austro-ungariche, che mostrano poche case senza sostanziali modifiche.
«Una scoperta importante che aiuta a contestualizzare l’abitato – spiega l’archeologa Federica Codromaz – che si sapeva esistesse almeno dall’XI secolo. Questi reperti lo retrodatano ad epoca alto-medievale. Non possiamo avere una certezza assoluta sulla datazione delle tombe, ma con buona approssimazione sono databili attorno al Settimo secolo».
Ad essere rinvenute stavolta sono state tre sepolture con tre diversi corpi distanti ed appartenenti a tre tombe diverse. «Sono tre sepolture in pessimo stato di conservazione – specifica l’archeologo Dario Innocenti – Non solo per la tipologia di suolo e per i secoli passati, ma perché erano nel centro del paese, a testimonianza di un luogo di transito e di sepoltura».
Con l’avvento delle normative napoleoniche, per motivi igienico-sanitari venne vietata la sepoltura nei centri abitati ed i cimiteri traslati a poca distanza. Lasciando tuttavia sul posto le tombe dimenticate nella terra. Come quelle rinvenute sotto la magnolia, ad un metro e venti rispetto al piano stradale.
Tre individui diversi: una donna adulta, un soggetto di cui non è identificabile il sesso e frammenti che rivelano la presenza di un bambino o una bambina di circa dieci anni. Tutti erano stati sepolti supini, rivelando possa trattarsi di sepolture alto-medievali, equidistanti l’una dall’altra.
«Probabilmente siamo di fronte ad una necropoli con tre tombe, attestata da un monolite di 60-70 centimetri, un segnacolo», chiarisce Innocenti alludendo ad una lastra disseppellita insieme ai frammenti, non dissimile dalle lapidi odierne.
Una scoperta decisiva, che insieme ai due oggetti rinvenuti – il frammento di un pettine d’osso ed una fibula – consentono di retrodatare il centro abitato all’Alto Medioevo. «Il carbonio 14 non fornisce un anno esatto, ma un range di secoli – mette in chiaro Musina – Se non ci fossero stati questi oggetti non saremmo riusciti a datare i resti». Tumuli verosimilmente di origine longobarda per l’equilibrio nella disposizione. «La supposizione che siano longobardi viene dall’ordine delle tombe», collocate in uno spazio preciso secondo l’usanza della popolazione germanica, esplicita Codromaz.
«Quello che finora sapevamo di San Lorenzo è che esistesse almeno dall’XI secolo, grazie ad un documento del patriarca di Aquileia in cui si accenna ad una donazione datata 1083, in cui si nomina un piccolo centro abitato, una “piccola villa”», ancora l’archeologa.
Ora, le tombe scoperte testimoniano come gli insediamenti abitati fossero presenti già qualche secolo prima.
Fonte: www.ilgoriziano.it, 12 gen 2024
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