A Poggio Luco di Malignano presso Rosia (Comune di Sovicille, Provincia di Siena) è stata rinvenuta una necropoli etrusca utilizzata dal VI al II secolo a.C. Il sito era posto nei pressi di una importante via di comunicazione che collegava Volterra e Populonia con l’Etruria meridionale.
Già nel XVIII secolo l’erudito senese Giovanni Antonio Pecci riferì (in un manoscritto) del ritrovamento nei pressi di Malignano di due cippi a ferro di cavallo con iscrizioni che con tutta probabilità fungevano da porte di due tombe. Successivamente nel 1899 vi furono altri ritrovamenti nella proprietà della famiglia Piccolomini. Nel 1927 l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli descrisse una piccola necropoli di otto tombe a camera scavate nel calcare già depredate in antico.
La necropoli è composta da 28 tombe messe in luce da una prima campagna di scavo condotta da K. Meredith Philips con la Etruscan Foundation nel 1964 – 1965 (relativamente a 18 tombe) e poi dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana nel 2000 – 2002.
Sul sito è stato realizzato un percorso attrezzato ad anello con cartellonistica esplicativa che consente di apprezzare undici tombe.
La necropoli è composta da tombe tagliate nella roccia calcarea. Le tombe sono di varie tipologie. Quella a camera centrale sono di dimensioni ridotte, hanno forma rettangolare o circolare con banchine continue e sono munite di lungo dromos di accesso. Le tombe individuali presentano corredo deposto in un pozzetto o in una grotticella o nicchiotto.
La tomba principale (la 2) è un vero e proprio ipogeo monumentale (realizzato attorno al VI secolo a.C.) della lunghezza di 18 metri: sul corridoio centrale (che è ornato da modanature sul soffitto) si aprono ben otto camere quadrate, con soffitti a capanna, munite di banchine per la deposizione dei defunti. Le caratteristiche della tomba (dimensioni e dettagli architettonici) fanno pensare all’utilizzo della stessa da parte di una potente famiglia della locale aristocrazia terriera. Le tombe a camera risultano scavate attorno alla tomba principale quasi a sottolineare la loro subordinazione verso la famiglia proprietaria del grande ipogeo.
La necropoli ha restituito materiali molto frammentari quali ceramica a vernice nera di produzione volterrana (Malacena), kelebai a figure rosse, ceramica acroma (forse di produzione locale) e ceramica a vernice rossa (presigillata). Alcuni reperti sembrano provenire da Chiusi e Arezzo. Il ritrovamento di undici monete in bronzo permette di datare sette tombe tra il 205 ed il 105 a.C. I corredi risultano mediamente ricchi per quantità e qualità di pezzi.
Le due stele a ferro di cavallo di cui sopra ed i frammenti di pochi materiali inquadrabili nell’età classica (un kyathos miniaturistico di bucchero grigio, alcuni elementi di avorio per la decorazione di cofanetti lignei a forma di foglie e leoncini) farebbero pensare che l’utilizzo della area sepolcrale sia avvenuto almeno dal V secolo a.C.
Sulla necropoli di Malignano cfr, tra l’altro:
– M. Battaglia, Y. Godino, Sovicille (SI). Malignano e il suo territorio tra IV e II secolo a.C. in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Anno 2012”, 8, 2013;
– La necropoli rupestre etrusca di Malignano 8 marzo 2023, nel sito internet blogcamninarenellastoria.wordpress.com;
– sito facebook sulla necropoli etrusca di Malignano;
– scheda Malignano, loc. Poggio Luco (Sovicille) in Siena Le Origini testimonianze e miti archeologici a cura di Mario Cristofani, Leo S. Olschki, 1979, pagg. 205 – 206.
Autore: Michele Zazzi – etruscans59@gmail.com