Le ricerche archeologiche a Viminacium, sito romano nella moderna Serbia, hanno ora portato a una nuova scoperta straordinaria: un tintinabulum a forma d’organo alato. Questo oggetto è stato rinvenuto in questi giorni, durante gli scavi di una delle principali vie cittadine del sito archeologico.
Gli archeologi del Parco di Viminacium hanno annunciato la scoperta avvenuta a livello della porta di un edificio, distrutto da un incendio. Questo oggetto è parte integrante della cultura romana, svolgendo un ruolo simile agli odierni acchiappavento. Tuttavia, il suo significato e simbolismo erano più complessi nell’antica Roma.
I tintinnabula venivano appesi alle porte delle case e delle stanze per proteggere dagli spiriti maligni e dal malocchio. Ma anche dai ladri e dalle malattie. La loro presenza aveva lo scopo di disperdere le forze negative, sia attraverso il suono che emettevano nel vento, sia con la loro struttura insolita. E’ probabile che, ancora più in antico, campanelli e sonagli nascosti fossero stati usati come una sorta di primitivo allarme. Collegati a rami, in punti di passaggio obbligato, potevano avvertire della presenza di estranei nella proprietà. Forse per questo le campanelle rappresentavano un avvertimento e l’organo alato la potenza della difesa e della punizione degli intrusi.
Gli archeologi spiegano che questo oggetto poteva collegarsi al “fascinum,” un essere magico con un corpo a forma di fallo alato, quattro campane appese, e una coda anch’essa a forma fallica.
L’uso di oggetti a forma di fallo come amuleti non era insolito nell’antica Roma. Questi oggetti, presenti in una varietà di forme tra cui amuleti, affreschi, mosaici e lampade, erano considerati simboli portafortuna e agenti di protezione contro gli spiriti maligni.
Plinio il Vecchio ha scritto che i bambini indossavano amuleti fallici per ottenere protezione dalle malattie. In un’epoca in cui la mortalità infantile era elevata, le madri romane ricorrevano a metodi magici per proteggere i loro figli, includendo l’uso di amuleti fallici o il disegno di simboli simili sui muri.
Le ali aggiunte ai tintinabulum erano probabilmente un elemento magico, pensato per aumentare l’efficacia nell’allontanare il male. Forse proprio per la presenza di queste ali – che assimilano l’organo a un grosso volatile palustre, che si leva in volo, nonostante la pesantezza del suo corpo – in alcune regioni d’Italia quella parte anatomica viene volgarmente chiamata uccello. Il gesto apotropaico di sfiorare quel punto anatomico per propiziarsi la fortuna, allontanando le forze avverse, confermano una sotterranea, plurimillenaria persistenza di questa forma di superstizione giunta fino a noi.
Nell’antica Roma, il tintinnabulum, noto successivamente come tintinnum nel VI secolo d.C., rappresentava, come dicevamo, un curioso manufatto sonoro attivato dal vento.
I tintinnabula con organo alato e campanelle erano spesso appesi – come questo, trovato durante i recentissimi scavi – all’ingresso delle abitazioni e di fronte ai negozi, accompagnati da una lampada. Si credeva che sia la forma fallica che il suono generato dal vento – o dall’improvvido movimento di un intruso, avessero proprietà apotropaiche, cioè capaci di allontanare le influenze negative.
La creatura dall’organo alato poteva popolarmente connettersi alla figura di Priapo, una divinità considerata protettrice delle proprietà, degli orti e delle case grazie alla sua virilità prepotente. Figlio di Afrodite e, secondo molte fonti, di Dioniso, Priapo era stato colpito da una maledizione inflittagli da Era, la quale, gelosa del giudizio di Paride – che aveva premiato Afrodite – colpì il bambino che cresceva nel ventre di Afrodite stessa, rendendolo grottesco e conferendogli organi genitali enormi. Un dolore grande per questa madre bellissima. Priapo dominava la fertilità della natura e dell’umanità, ma non fu accettato tra gli dèi olimpici poiché tentò, ubriaco, di abusare di Estia. Il suo animale sacro era l’asino, simbolo di lussuria, e annualmente veniva sacrificato un asino in suo onore. Priapo era quindi forza brutale che rispondeva positivamente, in chiave difensiva, a chi lo evocasse o lo raffigurasse.
Le matrone patrizie indossavano il simbolo del suo organo come monile per propiziare la fecondità e la continuità della gens. Prima del matrimonio, le vergini patrizie svolgevano una preghiera a Priapo, auspicando una piacevole prima notte di nozze.
Viminacium, il luogo in cui è stato trovato il tintinnabulum, era un importante città dell’Impero Romano, capitale della provincia della Mesia, situata nelle vicinanze dell’attuale Kostolac (Serbia), in prossimità del fiume Danubio.
La città fu fondata proprio dai romani nel I secolo sulle rive della Mlava, affluente del Danubio, durante il principato di Augusto o Tiberio. Dopo l’annessione della Tracia nel 46 d.C., Viminacium divenne una fortezza legionaria, ospitando la Legio VII Claudia. Durante il periodo dell’Alto Impero romano, la città fu un importante quartier generale per le truppe romane, soprattutto durante la campagna di Traiano contro le truppe daciche di Decebalo.
Sotto Adriano, Viminacium ottenne lo status di municipium, diventando in seguito la capitale della Mesia superiore all’inizio del II secolo. La città fu visitata da vari imperatori, tra cui Settimio Severo, Giulia Domna e Caracalla. Nel 239 o 240, durante il regno di Gordiano III, Viminacium ottenne lo status di colonia romana, con il diritto di coniare monete di bronzo.
Durante il Tardo Impero romano e l’Impero bizantino, Viminacium subì varie vicissitudini. Nel 441 fu distrutta dagli Unni, ma fu parzialmente ricostruita come fortezza di frontiera sotto Giustiniano I. Tuttavia, nel 584, fu definitivamente distrutta dagli Avari.
Gli scavi archeologici condotti negli ultimi tre decenni del XX secolo hanno portato alla luce numerose strutture, tra cui un anfiteatro, un acquedotto, terme e forti legionari. Il sito è stato soprannominato la “Pompei dei Balcani” per la vastità delle scoperte, che includono oltre 10.000 tombe e oltre 30.000 oggetti. La città ha giocato un ruolo importante nella storia romana e nella sua parziale ricostruzione bizantina, testimonianza delle sfide e dei cambiamenti che hanno caratterizzato la sua lunga esistenza.
Fonte: www.stilearte.it, 15 nov 2023